Sorpresa: ha 82 anni e vive ancora a Roma quell'"angelo" di Dachau

"Si, forse sono io quel ragazzo ebreo"

 

 

"Si posso essere io quel ragazzo di cui parla Gigi Mazzullo ". Dall'altro capo del filo la voce arriva velata ma forte. E' la voce di un uomo anziano: Mario Piperno, "romano de'Roma", oggi 82enne, era a Dachau negli ultimi giorni della guerra, dopo essere stato ad Auschwitz e in diversi altri campi nazisti. Nei Lager ha lasciato larga parte della sua famiglia: i genitori, Mosé e Colomba, uccisi all'arrivo a Birkenau, dopo un viaggio di 5 giorni nei vagoni piombati da Roma, il 23 ottobre del 1943. E poi un fratello, una sorella, alcuni zii, cugini... Affetti falciati dalla furia nazista; un pezzo di storia familiare come purtroppo ce ne sono tante nella comunità ebraica romana, ancora segnata nel profondo dalla razzia del ghetto del 16 ottobre 1943.
Italo Tibaldi, da noi interrogato, conferma che nella documentazione in possesso dell'Aned sugli ingressi nel campo di Dachau figurano solo due Piperno. Uno era francese. L'altro, Mario, romano, proveniente da Buchenwald, era certamente vivo al momento della liberazione del campo. Mario Piperno è dunque probabilmente quell "'angelo" che Mazzullo ricorda da oltre 50 anni come il ragazzo che gli salvò la vita, togliendosi letteralmente la zuppa di bocca negli ultimi giorni dell'aprile del '45. E proprio Angelo si chiamava suo fratello maggiore, anche gli deportato con tutti gli altri, in quel convoglio che mosse dalla capitale il 18 ottobre. Sopravvissuto alla prima selezione, Angelo era certamente ancora vivo nel febbraio 1945. Dopo di allora, di lui si è persa ogni traccia; anche lui fu inghiottito dalla spaventosa macchina nazista dello sterminio. Mario Piperno non aveva 16 anni, contrariamente a quanto crede di ricordare il nostro Mazzullo. Nato a Roma il 6 giugno 1916, aveva dunque 27 anni quando fu preso il 16 ottobre con tutta la famiglia dai tedeschi e richiuso nel Collegio militare. Dopo appena 2 giorni, l'inizio dello spaventoso viaggio, che per centinaia di ebrei romani terminò 5 giorni dopo, il 23 ottobre, nelle camere a gas di Birkenau. Ma-
rio, giovane e forte, superò la selezione. E iniziò un lungo viaggio nel tunnel dei Lager nazisti, che lo portò in diversi campi, di volta in volta sospinto dagli aguzzini in estenuanti marce davanti all'avanzata degli eserciti alleati. Un calvario che lo condusse infine a Dachau.
Dove giunse dopo quasi un anno e mezzo di tormenti, in condizioni fisiche tali da giustificare l'equivoco di Mazzullo circa la sua età. Ricorda di quel ragazzo italiano quasi morente che ancora oggi parla di un Piperno che gli diede parte della sua zuppa, salvandogli la vita a Dachau?
"E' possibile, cosa vuole, sono passati tanti anni.
Mi è successo qualche volta.
Erano le occasioni della vita.
Non lo si faceva perché uno si chiamava Mazzullo, o Tizio, o Caio.
Lo si faceva e basta. Si cercava di sostenersi l'uno con l'altro".
E lei lo ha fatto per altri deportati?
"Si, l'ho fatto. Erano situazioni... chi non ci è passato forse non può capire".
Gigi Mazzullo è convinto da allora che lei sia stato ucciso in quei giorni. Nella sua testimonianza dice che il suo "angelo custode" fu fermato con altri ebrei e russi sull'Appelplatz, e avviato "per un destino senza ritorno". Lei ricorda la sua liberazione?
"Si è vero, ci hanno separato dagli altri. Ma vede, in quei giorni c'era un'enorme confusione, e forse neanche loro sapevano cosa fare di noi".
E a lei come andò, invece?
"Cosa devo dire; ci fu un gran baccano, e a un certo punto vedemmo delle camionette degli Alleati. Fu così che anche per me arrivò la liberazione, li a Dachau. Non ha una fotografia di questo Mazzullo?".
Potrei facilmente procurargliene una di questi anni.
"No, io vorrei una foto di allora, per vedere se lo riconosco. Ma lo so, è difficile. In quei giorni eravamo tutti degli spettri. Chissà, magari se ci incontrassirno..."
La telefonata con "l'angelo custode" di Dachau finisce qui. Chissà che Mario Piperno e Gigi Mazzullo non ci possano raccontare presto un seguito a sorpresa.
D. V.