"La morte e la fanciulla" di Bruno Pedretti

Lo scrittore ammaliato dalla vitalità delle sue tempere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"La morte e la fanciulla" di Bruno Pedretti ed. Giuntina-Firenze 1998

Chiunque abbia la fortuna di vedere l'opera di Charlotte Salomon non può sottrarsi allo straordinario fascino che da essa emana. Pittoricamente vi ritroverà l'intensità coloristica di Van Gogh, la luminosità impressionistica, la sintesi del disegno espressionista, come un inebriante distillato dell'arte degli ultimi cent'anni. Al di là della forza delle linee e del colore, pero, è una disparata vitalità - simile a quella di Munch - che in Charlotte parla: dolore e gioia si fondono, eros e thanatos in continua lotta dettano le pagine di un diario visivo che sgorga "dal sangue del cuore del singolo ". E' quello che Munch stesso chiedeva all'opera d'arte. Un uomo, un visitatore come tanti alla mostra di Charlotte al Beaubourg di Parigi resta ammaliato dalle centinaia di tempere esposte. Emerge come in un fiume impetuoso la storia della fanciulla ebrea nel cui destino la morte è come un'ombra alle spalle, pronta a colpirla negli affetti più profondi, a cominciare dalla madre, dopo che la disperazione ha corroso ogni possibilità di resistenza alla vita. Per di più, la tragicità della vicenda familiare di Charlotte si intreccia con quella del popolo ebraico e del mondo intero insidiati o sterminati da Hitler. Quell'uomo è uno scrittore: Bruno Pedretti. L'emozione che in lui scatena l'intrecciarsi della Storia con la vita di Charlotte inevitabilmente si traduce in parole sulla pagina. L'indicibile della musica di Schubert de "La morte e la fanciulla ", che per Charlotte é un intimo Leitmotif, prende voce nell'anima dello scrittore. Per una misteriosa alchimia l'uomo prova una strana identificazione con la Storia di un intero continente, che oggi si tenta di sottoporre a ipocrite revisioni. Con commozione ed empatica adesione scrive di Charlotte, ne arricchisce la vicenda ricorrendo all'immaginario. Ma soprattutto egli ne fa un punto di partenza per registrare a sua volta le proprie riflessioni di natura estetica, etica e filosofica. Il libro che ne nasce offre la curiosa opportunità di osservare come un animo maschile si avvicina a una sensibilità intensamente femminile come quella di Charlotte e partecipi alla sua esistenza con grande calore. Allo stesso tempo lo scrittore cerca di indagare sulla folla di richiami che Charlotte gli ha rivolto non solo sul mistero dell'opera d'arte, ma anche sulla natura o sulla banalità del male, con la quale la giovane viene brutalmente a scontrarsi durante la notte dei cristalli. Se il sacrificio personale di lei, morta ad Auschwitz, metaforicamente rappresenta una parte della nostra storia, dalle pagine del libro viene ribadito il prorompente amore per la vita che dalle tempere di Charlotte emerge, insieme a una concezione salvifica dell'arte a cui la giovane ebrea si aggrappa, sfidando fino all'ultimo gli assalti della morte che colpiscono la sua famiglia e il suo popolo. Ed è questo messaggio positivo che amiamo cogliere insieme a Bruno Pedretti, nell' opera di Charlotte, uccisa proprio mentre, con estremo coraggio e come testimonianza d'amore, stava per dare alla luce una nuova vita.

Laura Cantelmo