Le conclusioni di Enzo Collotti

Quello di cui vorrei che fossimo un po' tutti consapevoli è che nel futuro la memoria di questi eventi così complessi e tragici che hanno segnato un'intera epoca, e che probabilmente possiamo assumere tra gli elementi caratterizzanti la storia del Novecento, questa memoria non sarà più trasmessa dalla nostra generazione, né da voi ne da noi; sarà trasmessa dagli storici. Vi sarà cioè necessariamente bisogno di una duplice mediazione: la mediazione della storiografia e la mediazione della scuola, della didattica, per cui da questo punto di vista non mi sembra assolutamente fuori dall'ordine del giorno di questo convegno il richiamo molto forte che è venuto soprattutto stamattina alla trasmissione della memoria, all'impegno a non dimenticare con la sottolineatura dell'importanza della mediazione scolastica.
(...) Il convegno su Dora secondo me si è caratterizzato mettendo in evidenza tre aspetti fondamentali. A uno ho già accennato e lo riprendo: il punto di sutura che si crea tra deportazione politica e deportazione dei militari perché, Dora è il caso specifico in cui questa sutura si realizza in maniera concreta.
Il secondo aspetto sul quale abbiamo insistito è che Dora fu al tempo stesso campo di concentramento e campo di lavoro forzato.


Il terzo momento che è stato richiamato ieri, e che poi giustamente il nostro collega Hess ha sottolineato con forza, è un problema che non può lasciare indifferenti soprattutto noi che facciamo il lavoro di storici. È il tema della responsabilità degli scienziati, degli intellettuali, dei tecnici laddove per l'appunto si richiama la responsabilità che il quadro tecnico scientifico, un nome per tutti, quello di Werner Von Braun, ha avuto nel richiedere direttamente il reclutamento dei lavoratori forzati per la realizzazione di quello che per loro forse era solo un sogno avveniristico, una sfida scientifica, ma che in realtà si è rivelato uno dei più grandi crimini del nazismo.
(...) Io qui vorrei anzitutto esprimere particolare soddisfazione per il fatto che abbiamo potuto stabilire un rapporto di dialogo e di collaborazione con i giovani storici tedeschi del Memoriale di Mittelbau Dora.
Vorrei dire qualcosa più in generale sull'esperienza che si sta realizzando in Germania e che è molto importante anche per noi. I Memorial oramai rappresentano una rete sufficientemente larga di istituzioni che non sono istituzioni museali in senso tradizionale, non sono passive, non tendono a mummificare la storia ma sono centri attivi di elaborazione politica e culturale.

Hanno impostato un lavoro archivistico serio, un lavoro didattico serio, dotando queste strutture di biblioteche e di ricercatori. È un'opera cui noi non possiamo negare collaborazione. Questo è un appello che io rivolgo agli amici dell'Aned, perché la conservazione della memoria passerà sempre più attraverso l'esistenza e lo sviluppo di queste strutture. Ad esse non deve mancare la collaborazione della componente italiana, che è stata una componente non irrilevante, come voi ben sapete, della deportazione dopo il settembre del 1943.