"Nonnino, perché piangi?", di Alberto Mieli |
Così a 17 anni divenne la matricola 180060 |
Dal sesto raggio, quello dei politici, dopo essere stato selvaggiamente
percosso con un bastone dalle SS, incatenato e scortato da militi della
MAS viene trasferito a Fossoli. Da lì il 10 aprile '44, dopo un tremendo
viaggio di quattro giorni in un carro bestiame, con una sola sosta in cui
la Croce Rossa fornisce ai deportati un poco d'acqua e del pane, giunge
ad Auschwitz. Tatuata sul braccio la sua matricola: 180060. La quarantena, poi il campo di Sosnowiec, il lavoro massacrante e le bastonate. Trasportare carbone, costruire e portare pali di cemento armato, con altri sventurati, per oltre un chilometro. Un inverno a 20 gradi sotto zero. Infine la "marcia della morte" verso Mauthausen: 17 giorni e altrettante notti sulla neve, con temperature polari, stremati dalla fame e dalla stanchezza. Poi Gusen ed il lavoro alla Messersmit. Turni di 12 ore ed un solo, insufficiente pasto. Il bombardamento della fabbrica, l'accusa di sabotaggio agli italiani, la raffica di mitra di una SS, le ferite alla gamba ed alla testa. Il dottore spagnolo, la menzogna dell'evacuazione in Svizzera e la realtà delle fucilazioni in un bosco vicino a Mauthausen. La liberazione, alle 17 del 5 maggio '45. Il ritorno in Italia. Il ricordo degli amici sopravvissuti, di quelli assassinati. Tra i primi, Giacomo Moscati, Mario Spizzichino il "cinese", Marco Cato, Angelo Sonnino, il compagno con cui divise tutta la tragedia della deportazione. Ogni anno, il 16 ottobre, Alberto Mieli racconta ai bambini della scuola elementare ebraica Vittorio Polacco qualcosa della Shoah. Tutti gli anni i ragazzi lo accolgono con rinnovato affetto come un loro "nonno". Gli dedicano temi e gli scrivono lettere commoventi. Manuela Ascoli della FGEI, e Milena Pavoncello, direttrice della scuola ebraica hanno ritenuto doveroso e importante pubblicare con il titolo "Nonnino perché piangi?" il manoscritto che Alberto Mieli aveva custodito gelosamente per anni e che non aveva mai fatto leggere a nessuno. Due blocchi di appunti e una testimonianza che bisognava rendere accessibile, per rafforzare la memoria. Il volume, integrato da scritti degli studenti, da due poesie di Edith Bruck e da interventi di esponenti della Comunità Ebraica di Roma, è stato presentato ad un folto e commosso pubblico il 18 febbraio, nel salone della scuola ebraica. Tra gli intervenuti: Sandro di Castro, il professor Elio Toaff, Rabbino Capo, i rappresentanti delle associazioni dell'antifascismo e della deportazione. |
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