Ringrazio il sindaco della città di Bergen per l'attenzione
con la quale ci accoglie e per le parole dette in questa circostanza.
Fa piacere vedere che i rappresentanti delle istituzioni democratiche
tedesche sono sempre presenti in queste nostre visite ai luoghi nei
quali il fascismo ed il nazismo realizzarono la propria mostruosa disumanità.
Qui, nel Lager di Begen Belsen, uno dei più terribili per le
sofferenze che patirono decine di migliaia di persone deportate, 60.000
presenti al momento della liberazione del Lager, come vediamo non è
rimasto nulla. La situazione che trovarono gli inglesi che liberarono
il Lager era talmente spaventosa che li indusse, dopo aver seppellito
in fosse comuni migliaia di morti, ad incendiare tutto il campo. Ora
possiamo vedere che è nato qualcosa in questo campo dopo quella
distruzione, un severo monumento in ricordo delle vittime ed un museo
che con un'agghiacciante documentazione fotografica testimonia l'orrore
organizzato dai nazisti che non ha uguali nella pur numerosa serie di
delitti ed efferatezze di chi è macchiata la storia dell'umanità.
A questi viaggi partecipa da molti anni una rappresentanza della regione
Piemonte che da tempo svolge anche direttamente un'attività volta
a far conoscere e studiare la realtà della deportazione agli
studenti piemontesi. I lavori di studio e ricerca svolti durante l'anno
scolastico vengono premiati con viaggi di studio e di memoria nei Lager
in Italia ed in Europa.
In queste visite rendiamo onore alle vittime, insieme ai sopravvissuti.
Attraverso queste sofferenze è passata la sconfitta del nazifascismo,
dobbiamo saperlo e ricordarlo. Non per rimanere nel ricordo di un passato
slacciato dai problemi di oggi e del nostro futuro, ma per portare la
memoria di quei fatti, una società senza memoria non ha futuro,
nelle nostre iniziative, nel nostro agire civile, sociale e politico.
Partendo da un insegnamento che ancora oggi Ferruccio Maruffi ci ricorda:
nel Lager, la lotta per la sopravvivenza, che era la lotta di resistenza
dei deportati, univa tutti i deportati per combattere insieme la barbarie
organizzata dai nazisti e dai fascisti. Tutti insieme lottarono senza
divisioni tra opinioni politiche, condizioni sociali, fedi religiose,
appartenenze culturali. Le differenze che c'erano non dovevano ostacolare
la resistenza al nazismo che, ricordiamoci, organizzò lo sterminio
e lo sfruttamento non soltanto degli avversari politici ma anche delle
realtà più deboli della società. Furono deportati,
torturati scientificamente malati, portatori di handicap, non furono
risparmiati bambini ed anziani, si perseguitarono e sterminarono zingari,
rappresentanti di etnie giudicate fastidiose, e gli ebrei.
Gli ebrei per i quali si tentò di organizzare lo sterminio totale.
Questa atroce ipotesi nazista di organizzare un dominio della società
da parte di una cosiddetta razza ariana superiore è stata battuta
a prescindere dalle differenze, fatte piccole e nella lotta al nazismo
ininfluenti.
Quelle differenze che in un sistema democratico sono base per un rafforzamento
della democrazia ed il progesso sociale.
Penso che questo insegnamento, quando parliamo dei Lager, debba essere
non solo rispettato ma messo in pratica. I piccoli interessi politici
di ogni giorno devono star lontani con i loro calcoli ed opportunistiche
parole dal giudizio sulla realtà dei Lager. Non si può
strumentalizzare queste vicende a fine di calcoli di parte.
Dobbiamo invece impegnarci ad organizzare meglio la conoscenza della
realtà della deportazione che è stata la nostra esperienza
storica di italiani e di piemontesi. Ci sono studi in corso; ricordo
Italo Tibaldi, ex deportato, che da anni svolge attività di ricerca
dei dati e delle ragioni della deportazione. In molti Lager, i direttori
svolgono studi; è in atto un coordinamento tra i musei. Questo
è l'impegno che possiamo assumere, tutti, soprattutto voi giovani.
Vedere le parole che sentiamo durante i racconti dal Lager di Anna Cherchi,
Ferruccio Maruzzi, Giovanni Merlo, si riferiscono a quanto patirono
nei Lager da ragazzi pressappoco della vostra età. Grazie alla
loro lotta la mia generazione e voi giovani abbiamo potuto vivere in
democrazia e libertà.
Di fronte a loro ed a tutti i deportati, tutti eroi di alta umanità,
prendiamo questo impegno di organizzare meglio le conoscenze della deportazione
in Piemonte come memoria che ci aiuti a costruire una società
libera e giusta.
In Piemonte si sta ancora discutendo per la realizzazione di un Museo
della deportazione, un luogo di ricerca, studio, documentazione e conoscenza,
dove tutti gli studenti piemontesi possano avere il primo contatto con
la storia della deportazione. Un museo nel quale raccogliere documenti,
testimonianze, reperti, collegato con il sistema scolastico e degli
enti locali, in rapporto di collaborazione con i musei dei Lager in
Europa.
E' un'iniziativa che ha bisogno di forze per essere attuata. Tutti voi
potete farla crescere e realizzare.
Pino Chiezzi
(consigliere regionale del Piemonte)
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