Anche quest'anno il sacrificio dei quattro
antifascisti sloveni fucilati a Basovizza il 6 settembre del 1930 in
esecuzione della sentenza del "Tribunale speciale per la difesa dello
stato" è stato ricordato in una atmosfera tesa per le gravi provocazioni
messe in atto dagli epigoni del nefasto ventennio.
Alcuni giorni prima della data fissata per la
manifestazione in onore dei martiri - Bidovec, Miles, Marusic, Valendic
- due abeti piantati accanto al monumento che li ricorda sono stati
abbattuti, in segno di disprezzo, dai soliti ignoti, suscitando grande
indignazione, che ha trovato efficaci interpreti anche i sindaci italiani
e sloveni di tutti i comuni della provincia, Trieste, Muggia, Duino-Aurisina,
San Dorligo, Zgonice, Monrupino. Un atto, dice il documento da essi
sottoscritto, che "offende la memoria storica e la dignità del
ricordo di chi ha donato la vita per la libertà altrui ( ...
), ostacola di gran lunga gli sforzi dei primi cittadini della provincia
atti a consolidare la civile convivenza,
la collaborazione reciproca, il superamento di antiche remore e preclusioni
mentali."
Peggio ancora quanto è avvenuto in Consiglio provinciale qualche
giorno dopo la commemorazione svoltasi a Basovizza, sul luogo della
fucilazione, il 7 settembre. Il consigliere provinciale Gabrovec (Pds)
aveva presentato una interrogazione al presidente invitando il Consiglio
a commemorare i martiri, sottolineando che si era trattato di un evento
che si inseriva nella strategia fascista del terrore legalmente autorizzato
ed esercitato attraverso il tribunale speciale. A questo punto il gruppo
di An abbandonava l'aula, rientrando poco dopo e annunciando l'intenzione
di denunciare all'autorità giudiziaria il consigliere Gabrovec,
per apologia di reato. Il tribunale speciale aveva condannato
a morte quattro terroristi. Commemorarli in questa seduta vuol dire
esaltare dei reati commessi. Ci riserviamo di vagliare ulteriormente
la questione, tuttavia la denuncia partirà quasi sicuramente."
L' incredibile provocazione di An suscitava l'indignata reazione di
consiglieri di Rifondazione Comunista, del Pds, dell'Unione Slovena,
che denunciavano An, che "metteva in seria discussione quel processo
di revisione per il quale la destra va proclamandosi alfiere di una
riconciliazione e riconoscimento delle colpe del recente passato, svelando
lo scarso desiderio di ripudiare una delle pagine più tragiche
del regime fascista, il tribunale speciale".
La commemorazione dei quattro Caduti si è svolta domenica 7 settembre,
indetta dal Comitato promotore e dalle associazioni della Resistenza,
presente numerosa folla. Hanno parlato in sloveno due giovani ricercatrici
di storia Katja Celja e Nadja Maganja, in italiano l'eurodeputato Giorgio
Rossetti. Gli oratori hanno denunciato le provocazioni, la falsificazione,
la strumentalizzazione politica della storia, asserendo la necessità
per ciascuno di riconoscere le proprie responsabilità, di agire
per la convivenza, senza rinunciare al riconoscimento dei propri diritti
da parte della minoranza slovena.
Certe riletture della storia di Trieste, ha detto tra l'altro Rossetti,
sbrigative e approssimative, appaiono finalizzate più a un tentativo
di legittimazione politica attuale, che di ripristino di verità
storiche. Non si puņ dimenticare in quale clima maturarono durante il
ventennio non solo i sentimenti di riscatto, ma anche quelli più
tragici della vendetta e della rivalsa. Il problema vero è quello
di non innescare mai la spirale della violenza.
Dopo aver stigmatizzato l'oltraggio al monumento, ha affermato che non
bisogna mai abbassare la guardia in una città dai troppi attentati
impuniti, dove operano cellule nere coinvolte nelle stragi più
efferate in Italia, dove forze conservatrici ostili ai rapporti di buon
vicinato, sorde ai problemi delle minoranze, sono sempre forti.
Bisogna invece sperare per Trieste città di pace e apertura alla
collaborazione con i vicini, protagonista attiva dell'integrazione europea
della Slovenia.
Alla manifestazione ha partecipato il coro Janez Blaiwais, di Kranj,
la città slovena che per prima aveva eretto un monumento ai Caduti
di Basovizza, subito dopo le fucilazioni ordinate dal tribunale speciale.
F.Z.
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