Partigiana antifascista, fu rinchiusa nella
caserma "XXX Maggio" prima di essere deportata ad Auschwitz. Le
congratulazioni dell'Aned.
La prima volta che Bice Azzali arrivò a Peschiera
del Garda fu nell'agosto del 1944. Lei, una ragazza mantovana impegnata
nella lotta antifascista, era stata scoperta e arrestata insieme ad
altri, e i gendarmi la accompagnavano nella tristemente famosa caserma
"XXX Maggio" di Peschiera per interrogarla. Una detenzione carica di
tensione e di paure, che terminò solo con l'invio alla stazione, dove
Bice salì sul carro merci che l'avrebbe condotta ad Auschwitz.
Sono passati tanti anni.
Oltre mezzo secolo ci separa da quelle giornate. Bice non ha dimenticato,
anzi: ogni volta che può, ricorda quell'esperienza, perché tutti,
soprattutto i ragazzi, sappiano fino a dove possono arrivare l'intolleranza
e l'odio per il nemico.
Da molti anni lei approfitta delle vacanze per tornare a Peschiera,
e sempre partecipa, ogni volta che può, alle celebrazioni del 25 aprile
nella caserma che la vide prigioniera, fiera di quelle "belle divise
italiane", dice lei, ricordando come nel 1944 a farla da padroni anche
a Peschiera c'erano le uniformi delle SS tedesche.
La sua partecipazione e il suo attaccamento non sono passati inosservati.
Il sindaco Umberto Chincarini e la Giunta comunale di Peschiera hanno
deciso di conferire a questa anziana e indomita combattente antifascista
la cittadinanza onoraria, quasi a risarcimento delle pene sofferte allora,
e a riconoscimento della volontà di pace e di fratellanza che
sempre anima le sue parole. Un riconoscimento che Bice ha dichiarato
di voler estendere a tutti i suoi compagni, che da Peschiera e dalle
galere fasciste partirono per la Germania senza più tornare.
Alla cara Bice, in questa occasione di festa, le felicitazioni e le
congratulazioni di cuore di tutti i compagni di deportazione.
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