"Il Lager. Il ritorno della memoria" |
Discutendo dei Lager all'Università di Verona |
Il volume raccoglie gli atti del convegno organizzato dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Verona il 6 e 7 aprile 1997 attorno allo studio dell'esperienza dei Lager nazisti. |
Uscito nel febbraio di quest'anno, il libro Il Lager. Il ritorno della memoria (a cura di Gian Paolo Marchi e Giovanna Massariello Merzagora, Edizioni Lint, Trieste, lire 35.000) contiene quasi al completo gli atti del Convegno internazionale organizzato dall'Università di Verona e tenutosi nella stessa città nei giorni 6 e 7 aprile 1995 sul programma nazista di deportazione e di sterminio, e si presenta come un'ampia e aggiornata serie di contributi provenienti da studiosi di aree molto diverse. Il progetto nacque dunque da una delle sedi - l'università - preposte all'insegnamento e all'educazione dei giovani, e ai giovani specialmente si indirizzava, e al nostro tempo inquieto e malato. Alla voglia antica di dimenticare una realtà dolorosa e scomoda abbiamo visto sovrapporsi, più di recente, con i revisionismi, un nuovo rischio di attenuazioni, alterazioni, cancellazioni; e frattanto nel campo dei giovani, che sarebbero i destinatari d'elezione per una lettura onesta del passato e per i messaggi umani e civili che se ne possono ricavare, si sono largamente diffusi il disinteresse verso quanto esula dalla sfera privata, l'appiattimento sul presente, l'assenza di passioni alte e di un senso critico che si fondi sulla documentazione, sul ragionamento, sul confronto. Correttivi e rimedi può offrire la scuola, quando non rifiuta il suo compito educativo: e anche se ormai si è in molti a dubitare che quello che una generazione ha imparato riesca a essere trasmesso alle successive, fuorché in piccola misura, resta vero che senza maestri, senza esperienze adatte, senza collegamenti con le grandi tragedie del passato, difficilmente si formano coscienze vigili e sensibili alle istanze dell'etica. "Non si può dunque non apprezzare questo libro, anzitutto per l'attenzione a tali questioni e per le finalità che rivela. L'altro suo grande pregio consiste nella varietà della composizione. Sono varie, come si è detto, le discipline e vari gli interessi che i relatori coltivano, e vari quindi i punti di vista, gli aspetti e i temi specifici trattati, i modi di approccio al tema generale della deportazione e dello sterminio. Si va da chi lavora prevalentemente nel campo della memoria e della memorialistica, scritta e orale (Anna Lisa Carlotti, Bruno Vasari, Gian Paolo Marchi), a chi utilizza, per penetrare nell'universo concentrazionario e diffonderne la conoscenza, soprattutto la ricostruzione storìografica (Paride Piasenti, Berto Perotti, Luisella Mortara Ottolenghi, Liliana Piccìotto Fargion, Italo Tibaldi) oppure la geografia umana (Laura Federzoni), o ancora l'esame delle forze economiche che appoggiarono, quasi crearono, il nazismo (Vittore Bocchetta), l'analisi della produzione narrativa (Karlheinz Fingerluit, Bianca Tarozzi), la propria competenza linguistica (Manlio Cortellazzo, Giovanna Massariello Merzagora) o artistica (Maria Mimita Lamberti), l'illustrazione di un grandioso complesso come lo Yad Vashem di Gerusalemme (Reuven Dafni). Che questa molteplicità, con i bruschi salti da un ambito di ricerca a un altro, possa anche disorientare il lettore, al l'inizio, è un rischio che gli organizzatori del Convegno affrontarono a ragion veduta: perché costituisce anche, come si è detto, un punto di forza. Tessendo un appassionato elogio della memoria, Bruno Vasari ha spiegato nel suo intervento che il corpus composto dalle testimonianze delle vittime e dei carnefici non soltanto raggiunge zone dove non si potrebbe arrivare altrimenti ma, nonostante le note deformazioni e derive dei ricordi, perviene anche a un grado altissimo di attendibilità: deformazioni e derive, e perciò anche discordanze tra l'uno e l'altro racconto autobiografico, si incontrano nei particolari, mentre un nucleo solidissimo di concordanze, una sorta di "nocciolo duro", abbraccia i fatti essenziali. Le conclusioni delle ultime ricerche in settori diversi dalla storiografia e dalla sociologia accrescono queste concordanze: per esempio, dall'analisi della struttura, del lessico, dei temi della cosiddetta lingua dei Lager giungono conferme sulla posizione e condizione delle diverse etnie nei Lager, sui rapporti dei prigionieri e delle prigioniere fra loro e con le gerarchie del campo, sui sentimenti e i pensieri che agitavano il cuore e l'anima dei deportati e delle deportate. Così come una constatazione nata nell'area della geografia umana getta ulteriore luce sul silenzio che avvolse a lungo la deportazione e lo sterminio: nessun trattato di geografia umana in uso negli ultimi decenni nelle università italiane accenna, fra i vari tipi di migrazione, nemmeno fra le migrazioni forzate, che pure vengono prese in considerazione, al movimento dei milioni di persone trasferite brutalmente, in Europa, dalle loro sedi ai Lager. Se questa indifferenza della cultura alla deportazione e allo sterminio e il silenzio in cui gran parte dei sopravvissuti si chiuse al ritorno, nella distrazione generale, non si trasformarono in oblio ma furono infine spezzati, e si iniziarono ricerche e raccolte di testimonianze e di documenti e poi lavori di sistematizzazione, confronto e interpretazione delle informazioni, si dovette ai superstiti stessi, alle loro associazioni e organizzazioni (come questo libro ampiamente dimostra). Fu così per gli ebrei, i deportati politici, gli internati militari: e, trasversalmente alle prime due categorie, per le donne e fra queste principalmente per le politiche. Sull'orlo dell'oblio sono rimasti gli zingari e i Testimoni di Geova. Scrive nella sua relazione Anna Lisa Carlotti che dimenticare non è neutro: "Ci sono molti modi per indurre alla dimenticanza e molte ragioni per le quali la si provoca: cancellare ha spesso a che fare con nascondere, depistare, confondere le tracce, allontanare dalla verità, distruggerla, o semplicemente disinteressarsene". Anna Maria Bruzzone |
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