"La mia ombra a Dachau" antologia di poesie concentrazionarie

Cantarono la vita e la morte ognuno nella sua lingua

La versione originale di questa raccolta antologica, in lingua tedesca, uscita alcuni anni fa in Germania, ha costituito il risultato di anni di ricerca e di raccolta degli scritti di 42 autori di diverse nazionalità (di ogni parte dell'Europa sotto occupazione nazista), perciò di differenti lingue e culture.

I motivi che hanno ispirato il lavoro della giornalista e ricercatrice Dorothea Heiser sono mirabilmente analizzati e illustrati nel proemio dell'opera originale, che costituisce anche l'introduzione della versione italiana, redatta dal prof. Walter Jens, una delle figure di spicco del giornalismo storico culturale.

Leggendo quella introduzione scopriremo che l'ispirazione che ha sollecitato e quasi imposto la realizzazione dell'opera ha tratto origine da una poesia, l'unica da lui scritta, di un giovane deportato istriano a Dachau, Nevio Vitelli, deceduto nel 1948 in seguito alle malattie contratte nel Lager nazista. Il titolo "La mia ombra a Dachau" e il testo della poesia, impressi sull'immaginetta fotografica di Nevio Vitelli, hanno significato per Mirco Giuseppe Camia quanto di più poeticamente tragico potesse essere tratto dall'esperienza detentiva di un ragazzo di 16 anni: una elegia alla volontà di vita ma conscia dell'ineluttabilità della morte, densa di tutto l'amore sacrale che può nutrire "il ragazzaccio" verso la propria genitrice, con la quale vuole - "insanguinato e sporco" - instaurare un dialogo dall'aldilà di un filo spinato, "un colloquio"...

Nel 1985, in occasione del 40° della Liberazione, Mirco Giuseppe Camia presentò "La mia ombra a Dachau" ad un gruppo di intellettuali tedeschi assieme ad altre poesie di diversi autori, anche italiani, quali Giovanni Melodia e Franco Varini, con la proposta di editare in forma bilingue tali opere, vale a dire con a fronte la lingua parlata nel Paese di uscita del volume. Dorothea Heiser raccolse l'idea e con un faticoso lavoro di ricerche, di ricostruzioni storiche, di raccolta di testimonianze, ha costruito un documento di alto ed intrinseco valore umano oltreché storico, un'opera letteraria singolare, densa di esplicazioni di una cultura inimmaginabile: "La letteratura concentrazionaria". Oltre alle 79 poesie, nelle versioni tradotte, fanno parte integrante dell'opera le biografie degli autori, saggi e cenni storici, interviste, disamine sulle origini e sulla vita del primo grande Lager nazista di esperimentazione e sterminio; tutto curato da Dorothea Heiser. La traduzione, tratta dalla versione francese, è stata curata da Mirco Giuseppe Camia. L'edizione tedesca della Pfeiffer viene venduta ai visitatori nel Museo del Lager.

Abbiamo tratto questa nostra presentazione da un colloquio con Mirco Giuseppe Camia, il giorno prima del suo ricovero in ospedale. Purtroppo la malattia che da tempo lo affliggeva ha avuto ragione della sua resistenza. Camia è morto a gennaio, senza vedere il libro al quale con tanta passione aveva lavorato.

Giandomenico Panizza

"La mia ombra a Dachau - Antologia di poesie concentrazionarie". Il libro uscirà a metà aprile, nella versione in lingua italiana realizzata dal Gruppo Ugo Mursia Editore di Milano