"Gli anni rubati" di Settimia Spizzichino |
Quei barlumi di umanità in mezzo all'inferno |
Il nostro annuale pellegrinaggio al Portico di Ottavia lo abbiamo compiuto virtualmente due volte in compagnia di Settimia Spizzichino. La prima volta in occasione del Convegno internazionale di Torino 20-21 ottobre '94 - La Deportazione femminile nei Lager nazisti - al quale Settimia ha partecipato e in chiusura ha fatto la seguente dichiarazione: «Dico solamente questo, che sono partita con sei persone della mia famiglia e sono tornata sola: tutto il resto l'avete sentito dalle mie compagne che hanno sofferto quello che ho sofferto io, perché era uguale per tutte, ebree e politiche». Il secondo pellegrinaggio è consistito nella lettura del libro di Settimia Gli anni rubati pubblicato dal Comune di Cava de' Tirreni, presentato a Roma sabato 19 ottobre. Apprendiamo che dei 1022 ebrei «razziati» nel ghetto di Roma solo 17 sono ritornati e unica donna Settimia. Il libro è un bel documento piano ricco di notizie - che forse già sappiamo ma che è sempre opportuno ripetere - anche per le diverse sfumature dovute ai caratteri, alla cultura dei protagonisti. Il carattere di Settimia si rivela splendido: lei registra in mezzo all'orrore i barlumi di umanità quando ci sono. Lei crede nella vita. Non possiamo dirlo con sicurezza, ma è probabile che questo sia stato un importante fattore di sopravvivenza. Bella, non sembri una contraddizione, bella letterariamente la triste storia della sorella Giuditta che caricherà di rimpianti Settimia assieme agli altri congiunti perduti. Di Giuditta vediamo una foto nello splendore della giovinezza. Il libro di Settimia è una lettura che ci coinvolge profondamente e non ho vergogna a dirlo, fino alle lacrime. Siamo anche noi portati a sentire e a non sentire, divenuto abituale l'odore del crematorio. Il libro di Settimia è un documento ben costrutto, utile per far conoscere quello che è stato «il più grande crimine della storia». Grazie Settimia. B.V. |
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