"Aspirina per Hitler" di Vittore Bocchetta. |
Esperimenti della Farben sulla pelle dei deportati |
Vittore Bocchetta, docente di letterature comparate
nelle università americane, partigiano, deportato nei Lager di Flossemburg
e di Hersbruck, ricostruisce quelli che egli stesso definisce "I
retroscena del terzo processo di Norimberga", quello che nel '47 vide
alla sbarra gli scienziati del cartello Farben I. G., che raggruppava
sei industrie chimiche tedesche, alcune delle quali famosissime ancora
oggi: la Basf, la Bayer, la Hoechst, l'Agfa, la Cassella e la Kalle. La Farben, forte del monopolio delle attività chimico-farmaceutiche nella Germania tra le due guerre, fu tra i principali sponsor (oggi si direbbe così) di Hitler, di cui ne appoggiò l'ascesa. E fu generosamente ripagata, quando il regime le fornì migliaia di deportati da usare come schiavi nei suoi impianti, o addirittura come cavie nei suoi laboratori di ricerca. Era della Farben la Buma di Auschwitz; ed era della Farben il micidiale Zyklon B, il gas usato per l'eliminazione di milioni di uomini, donne e bambini nei Lager di Hitler. Erano dello stesso cartello le aziende che sperimentarono sui deportati ogni sorta di sostanze tossiche, alla ricerca dell'arma definitiva, quella che avrebbe consentito, con la chimica, di infliggere un colpo mortale ai nemici su tutti i campi di battaglia. Nel dopoguerra fu ordinato lo smantellamento dei cartello e delle imprese che si erano rese responsabili di così orrendi delitti. Ma nel giro di pochi anni questo proposito venne abbandonato perché bisognava sostenere lo sforzo della ricostruzione in Germania. Altri pochi anni ancora, e le aziende vennero restituite ai loro azionisti anteguerra. Sciolto il cartello, la Farben fu posta in liquidazione. Ma sopravvive ancora, come società di diritto, i cui azionisti rivendicano ancora non si sa bene quale "risarcimento". Il libro di Bocchetta viene dunque al momento giusto a ricordare un capitolo orribile dell'industrializzazione tedesca. |