Se il Lager
nazista è irripetibile, è vero però che il bacillo
dell'ideologia che l'ha ispirato sopravvive pericolosamente
Per tre giorni cattedratici e ricercatori
hanno dissertato sull'attendibilità e l'attualità della
memorialistica sulla prima e seconda guerra mondiale, gli internamenti
e le prigionie di varia specie, la Resistenza vista e vissuta da ambo
le parti. Tutto è andato liscio
finché si sono ascoltate le relazioni sui singoli temi. Esposizioni
asettiche, talvolta puntigliose nella loro cruda realtà. Giustamente
gli studiosi, affinché la memoria entri nella storia, reclamano
il diritto e dovere di verificare ogni documento, di scandagliare le
fonti, di confrontare date e dati, in omaggio all'auspicata obiettività.
Le sbandate sono inevitabili, ovviamente,
secondo i punti di vista. Ma, se vogliamo sapere tutto sulle crociate
dobbiamo anche sapere come le hanno interpretate gli infedeli contro
i quali sono state proclamate e condotte.
Anche noi, gli invisi del nazismo e del fascismo, soprattutto noi ebrei
siamo stati l'obiettivo di una crociata scatenata da un'ideologia aberrante.
E molti fra noì hanno scritto e descritto come si sono
svolte le cose. Ci sono testi eccellenti; alcuni anche di alto valore
letterario (ovviamente penso a Primo Levi, ma potrei citarne anche altri).
Ci sono stati - perché no? - testi discutibili. Ma tutta questa
memorialistica ha rappresentato solo una faccia della medaglia.
E l'altra? Cosa sappiamo dei nostri avversari?
Cosa pensavano, a cosa credevano quelli
di Pavolini, dì Ricci, di Borghese, di Caruso o di Koch?
Nel corso del seminario -forse per la prima volta
- abbiamo saputo come e perché sopratuttto ragazzi e ragazze
sui vent'anni, hanno entusiasticamente risposto all'appello di Graziani,
convinti di servire una causa nel supremo interesse della Patria.
à stata, per molti di noi, una non facile
presa di conoscenza. La scoperta di una realtà che sapevamo benissimo
dovesse venire a galla, prima o
poi, ma quando siamo stati lì ad ascoltare
le "voci dell'altra parte" siamo rìmasti di stucco, per non dire
traumatizzati. Ma il peggio è venuto quando una donna è
venuta a testimoniare sulla sua personale esperienza di quindicenne
arruolatasi come ausiliaria nella RSI. Il tutto senza concludere con
una sola parola di ammissione che quella
scelta, con tutte le attenuanti di questo
mondo, è stata una scelta sbagliata.
IL stato un momento di vive emozioni e reazioni ma, a mio avviso, è
stato un momento salutare. Non da oggi
io sostengo che, oramaì, non basta più strappare lacrime
con i nostri ricordi. Bisogna misurarsi sul terreno delle analisi delle
condizioni storiche e politiche nelle qualì poté maturare
la tragedia della deportazione e capire come e perché e da chi
non è stato alzato tempestivamente
un segnale per fermare quella valanga di violenze che si è abbattuta
sulle nostre teste. E verificare se, nella situazione odierna, si possono
riconoscere analogie. Perché se è vero, come è
certamente vero, che il Lager nazista così come è stato
concepito, programmato e organizzato, è stato un fenomeno unico
ed irripetibile, è altrettanto vero che il bacillo dell'ideologia
che l'ha ispirato sopravvive pericolosamente e corrode come un tarlo
la nostra vita di tutti i giorni. Se vogliamo mettere a frutto la nostra
esperienza dobbiamo fare questo sforzo. E allora occorre anche affrontare
le opìnioni degli altri e capire che cosa li ha spinti nella
direzione che noi riteniamo sbagliata. Ma dobbiamo anche convincerci
che, demonizzandoli, rafforziamo in loro l'orgoglio del loro deprecabile
passato. lo non auspico un "volemose
bene" generalizzato. Io temo che 50 anni dopo la liberazione la persistente,
semplice, nuda e cruda rievocazione degli orrori non sia più
argomento sufficiente per coagulare e motivare positivamente coloro
che vorremmo fossero vaccinati contro ogni rivisitazione fascistoide.
Basta guardarsi intorno. Credo che nessuno di noi possa dirsi soddisfatto
di quello che succede nel nostro paese e non solo in quello. Dunque,
apriamo gli armadi senza aver paura degli spettri che ancora possono
nascondere. Anche questo era l'intento
del seminario.
Teo Ducci
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