La guerra jugoslava nuovo terreno di impegno
per tutte le forze dell'antifascismo europeo
ARRIGO BOLDRINI
- Caré compagne e
cari compagni, io mi scuso di essere arrivato in ritardo. Vi porto il
saluto dell'Associazione nazionale partigiani d'italia, di tutti i partigiani
patrioti che sono impegnati come voi in questa lunga e dura battaglia
contro il fascismo per la libertà e la democrazia. Ma io vi prego
di ascoltare una testimonianza per un viaggio che ho concluso ieri a
Belgrado e che riguarda anche problemi inerenti la nostra associazione,
più
in generale l'associazione europea. Il
problemi che abbiamo discusso sono stati varie volte prospettati dal
presidente della Repubblica Serba, Milosevich, e siamo stati ospiti
di dirigenti della Subnor, che è l'organizzazione della Repubblica
federativa iugoslava, cioè della Serbia e del Montenegro. Siamo
andati a Belgrado per capire qualche cosa su questa grave situazione
per la pace e la democrazia. La Subnor è un'organizzazione con
300.000 partigiani ed invalidi, è al di sopra dei partiti e dei
governi, ha una sua organizzazione dove un terzo degli iscritti sono
di origine serba, quindi anche qui capite le difficoltà che vi
sono fra nazionalità e nazionalità. Si adopera per il
mantenimento dei valori della lotta di liberazione, non sempre con successo,
perché dall'altra parte ci sono dei gruppi che vorrebbero cancellare
questa memoria storica. E multiforme sviluppo del paese è sostenuto
da questa organizzazione per il pluralismo pofitico, ma anche qui c'è
una indicazione che ci deve far capire quale pluralismo politico. Ci
sono sette partiti comunisti e 138 associazioni politiche. Le organizzazioni
della Subrior, i partigiani e i combattenti hanno per fortuna preso
contatti con la Subrior della Macedonia e della Slovenia, non hanno
nessun contatto e nessuna influenza sulla Subnor della Bosnia Erzegovina
dove c'è il conflitto in corso.
Noi dobbiamo renderci conto che la falsificazione storica anche h cammina;
vi è un tentativo, per esempio, di chiudere il museo storico
con vari argomenti, fra l'altro di carattere architettonico, ma voi
potete immaginare quali sono le vere ragioni. Vi è un tentativo
di distruggere i monumenti della Lotta di liberazione e devo dirvi che
l'altro giorno per fortuna siamo andati a rendere omaggio alla lapide
della Brigata Italia fondata il 29 ottobre 1944 con una partecipazione
abbastanza importante della Subnor e di altri.
1 negoziati sono dìfficili, l'impegno della Subnor e degli esponenti
di questo Governo è di portare avanti negoziati a tutti i Iivelli
fra la Serbia e la Croazia, tenendo conto che in Croazia ci sono molti
Serbi che vivono in quella zona. Che cosa chiedono infine? Chiedono
la fine dell'embargo, perché è un embargo che è
stato deciso diversi anni fa e sostengono che questo embargo colpisce
duramente la popolazione civile e soprattutto le popolazioni giovanili.
Chiedono nello stesso tempo un rapporto più confidenziale con
l'Italia. Devo dirvi per vostra informazione che lo stesso ambasciatore
italiano Bascone, che sta a Belgrado, ha riconosciuto che i rapporti
commerciali con l'Itaha nel corso di questi ultimi mesi siano migliorati.
Chiedono che il conflitto Bosnia Erzegovina si sospenda. Tenete conto
che nel corso del conflitto Bosnia Erzegovina sono andati a finire in
Serbia 700.000 profughi, e oggi sono
400.000, con grave peso economico e sociale da parte di questa Repubblica.
Chiedono che la Bosnia e l'Erzegovina, e insieme la Croazia, sia oggi
un centro dove rimangono le organizzazioni
dell'ONU. Questo è fondamentale per impedire che il conflitto
si riapra. Da questo punto di vista c'è già un parere
favorevole da parte della Germania, e anche da parte dell'Italia. Noi
siamo in questa situazione, che la tregua è stata fin-nata fino
al 31 maggio, e allora bisogna trattare a tutti i livelli con le parti
in campo perché la tregua non finisca in un nuovo conflitto e
si apra la prospettiva di pace. Ecco
quello che vi dovevo dire per insistere che sono molto interessati a
che una delegazione di parlamentari italiani possa avere un incontro
con i parlamentari della Repubblica federale di Jugoslavia per metterli
al corrente di questa situazione. Purtroppo finora il presidente del
Parlamento italiano Pivetti ha dichiarato che ha impegni tali per cui
non si può muovere. Abbiamo consigliato di scrivere al Presidente
del Senato per vedere se la commissione Esteri può fare un incontro.
A conclusione noi abbiamo steso un documento
che vi leggo: Intanto sottolineiamo il desiderio di trovare al più
presto una soluzione negoziale, ci rendiamo conto che questa soluzione
è importante sia per quanto riguarda i Balcani che per quanto
riguarda l'Europa. Insistiamo per quanto riguarda le sanzioni che siano
eliminate tenendo conto che devono rimanere le sanzioni per quanto riguarda
la corsa agli armamenti. Abbiamo sottolineato l'esigenza dell'invio
di aiuti umanitari alla popolazione colpita, e da questo punto di vista
possiamo dire che l'ltalia è al primo posto insieme a varie organizzazioni
compresa la Caritas. Si propone di continuare la politica della tregua
con il concorso delle forze dell'ONU che facciano rispettare anche l'embargo
delle forniture militari. Le due associazioni esprimono profonda preoccupazione
per la recrudescenza del nazifascismo, e devo dire che il presidente
della Repubblica di Serbia è molto preoccupato della situazione
italiana, specialmente per quanto riguarda questo momento di ripensamento
della destra e per quanto riguarda il governo Berlusconi, per cui c'è
una comunità di impegni per quanto riguarda la valutazione politica.
Infine sostengono con noi che bisogna avere maggion rapporti perché
la chiarezza e l'inforinazione sono decisive per tutti. Vi ringrazio
se ci date ascolto.
GIANFRANCO MARIS
- Caro Boldrini, ti voglio dare la medaglia che abbiamo coniato per
ricordare il 50º della Liberazione, c'è il nostro logo che comprende
anche il tema sul quale noi intendiamo batterci negli anni che ci restano
utili per il nostro impegno politico: "La memoria è conoscenza,
la conoscenza è fibertà. Diamo alla memoria un futuro".
Questo manifesto è stato predisposto dai ragazzi di una scuola
di Prato. Noi non abbiamo assolutamente influito sulle scelte degli
strumenti e dei mezzi grafici che i ragazzi hanno voluto impiegare per
rappresentare il nostro slogan, abbiamo soltanto ai ragazzi fornito
documenti, memorie, i fibri dai quali potevano trarre ispirazione e
riflessione necessarie. Per cui loro hanno letto i fibri, hanno discusso
fra di loro e poi hanno così ritenuto di rappresentare la Deportazione.
Ci fa piacere che anche tu possa avere questo loro manifesto. Ti ringrazio
di essere venuto, perché sai che senza di te non abbiamo mai
avuto alcun congresso. Riprendiamo allora
le nostre conclusioni. Avevo preso le mosse dalla constatazione che
la nostra associazione ha mostrato di essere d'accordo sulla attualità
della categoria pofitica. dell'antifascismo. Noi aspiriamo a raggiungere
un clima politico nel quale non sia assolutamente più necessaria
l'esistenza della categoria dell'antifascismo, ma oggi essa continua
ad essere indispensabile per come si comporta Alleanza nazionale, che
ha anche queste posizioni provocatorie e fasciste in molte zone d'Itaha
come a Trieste. Non solo. Ci sono anche altre forze politiche che addirittura
conducono un'aggressione esplicita nei confronti delle istituziorri
dello Stato, del Parlamento itafiano, della Camera dei deputati, nei
confronti del presidente della Repubblica, cioè nel confronti
di quelle istituzioni che sono la garanzia di una convivenza democratica
nel rispetto dei principi della nostra Costituzione.
Questo è un primo dato che a me pare di poter affermare, acquisito
dal nostro dibattito: attualità dell'antifascismo. 11 secondo
elemento che credo si possa considerare acquisito è quello della
necessità di un impegno che assorba tutte le nostre energie e
che alle nostre energie possa affiancarne anche altre per realizzare
i contenuti di una memoria storica da trasmettere.
Qui mi pare che sia stata fatta chiarezza anche sui contenuti di questa
memoria storica; non basta diffondere le nostre memorie che sono il
sedimento che deve essere portato alla luce e deve essere elaborato,
ma bisogna anche che queste nostre memorie storiche sìano collocate
in una consapevolezza più ampia di quello che è stato
il fenomeno della Resistenza, della Deportazione e che questa memoria
non resti soltanto una memoria di medaglioni storici, ma sia una memoria
che renda l'uomo consapevole di quali sono stati i processi storici
che hanno portato alla Resistenza e alla deportazione. In modo che l'uomo
abbia la possibilità di capire oggi quali sono gli elementi che
si possono combattere e senza la cui eliminazione si potrebbe realizzare
un processo di sviluppo in forma sostanzialmente antidemocratica.
La deportazione e la Resistenza, dicevo nella
mia relazione, non nascono l'8 settembre quando arrivano i tedeschi
a occupare il Paese e i fascisti si espongono al loro fianco come scherani,
ma nasce nel '22 quando tutti non siamo stati capaci di combattere la
resistibile ascesa del fascismo. Se ci fosse stata questa lotta forse
il percorso della storia sarebbe stato diverso. E già vedo con
piacere che il Consiglio nazionale del Partito popolare oggi non si
è messo in ginocchio con la lingua fuori per andare in peRegrinaggio
in via dell'Anima da Berlusconi, ma ci hanno lasciato andare soltanto
Buttiglione, e questo è già un elemento.
Quindi la memoria storica deve essere una memoria più ampia,
e noi ci siamo trovati d'accordo su un'ulteriore considerazione. Cioè
non basta raccogliere elementi con i quali costituire la memoria, bisogna
che questi elementi poi abbiano una circolazione nel Paese; non si possono
creare istìtutì che conservino, cataloghino, mettano nelle
biblioteche quello che noi riusciamo a produrre, ma bisogna creare istituti
o strutture che comunque facciano vivere. Noi andiamo nelle scuole,
è un mondo ma non basta quello che noi possiamo fare nelle scuole.
11 ministro della Pubblica istruzione che è venuto qui ci ha
indicato come siano necessarie altre soluzioni. Cioè la scuola,
tutta la scuola deve essere coinvolta in un processo che consenta che
queste informazioni circolino nell'ambito di tutti gli istituti perché
sia creata una situazione dì informazione più diffusa
proprio dei momenti in cui si forma la coscienza del cittadino nell'ambito
degli istituti scolastici. Abbiamo anche
convenuto quindi sulla necessità di una organizzazione nuova,
di un ammodemamento dei nostri strumenti. lo parlo proprio di computer,
raccolta computerizzata delle ìnformazioni, banca dati per le
varie sezioni italiane, banca dati a livello internazionale, perché
noi dobbiamo collegarci con le nostre banche delle associazioni della
deportazione italiana e con quella della Francia, del Belgio, della
Germania, dell'Austria, cioè non possiamo noi avere una Europa
unita del mercato e della lira o delle monete. Questa Europa unita del
mercato e della lira fa arrivare magari la Deutsche Bank sulla piazza
del Comune di Prato, ma si inserisce obiettivamente soltanto in quella
concezione dell'azienda Italia, e dell'azienda Francia,
dell'azienda Germania, dalla quale non
può che scaturire un uomo mercantile (non voglio dire in senso
spregevole), che però non ha aggancio col passato. Se vogliamo
che questa Europa sia anche l'Europa della Resistenza europea, della
democrazia europea, dell'impegno a una promozione sociale e dei lavoratori
europei bisogna necessariamente che questa battaglia nostra della memoria
storica diventi una battaglia. Allora
il collegamento dei nostri computer, le banche dati nostre
con le banche dati di altri; e qui il problema con chi fare tutto questo,
la necessità di un nostro collegamento con l'Università,
con gli Istituti storici della Resistenza, con gli Istituti storici
dell'Università, con la scuola, con il mondo della cultura. La
relazione di Collotti è una relazione fondamentale, ci ha dato
una serie di indicazioni. Ci sono Centri studi e di ricerche, noi dobbiamo
essere collegati con tutti. Abbiamo anche
concordato sulla necessità di un nostro ritmovamento. Qui c'è
qualche equivoco da chiarire. Io non vorrei che il rinnovamento si concepisse
con un rinnovamento soltanto di età: fai entrare qualcuno al
tuo posto nella associazione e nel Consiglio nazionale ci metti dei
giovani e tutto finisce lì. Non è questo; il
rinnovamento defl'associazione innanzitutto è un rinnovamento
concettuale, un ammodernamento degli strumenti della ricerca, una concezione
della ricerca diversa, una concezione moderna della raccolta
dei dati, banche dati, questo è il rinnovamento vero. Che lo
faccia poi il vecchio gruppo, avvalendosi delle strutture deputate alla
ricerca, gli Istituti storici, i professori, per avere della professionalità
e defla tecnica è un conto, invece dire entrate voi usciamo noi
è un poco il realizzare inconsapevolmente la tragedia di Re Lear.
E non è questo il punto, è una ' concezione secondo me
un po' elementare, meccanicistica. del rinnovamento. Sicuramente i giovani
devono entrare, e devono entrare nelle sezioni, devono entrare nelle
sezioni e collaborare proprio alla direzione, all'operatività
della sezione, ma non è che il problema della nuova organizzazione
tu lo risolva soltanto immettendo nel Consiglio generale della nostra
associazione alcuni giovani. Non è questo a mio avviso il punto,
pur dovendo noi continuare in questo processo di ffimovamento. Questo
io credo che sia lo schema delIe scelte che noi abbiamo mantenuto in
questi giorni di lavoro, e sotto questo profilo io penso che sia forse
il congresso più importante e di rifondazione della nostra associazione.
Personalmente mi risento rilanciato nell'ottimismo dell'azione, e vorrei,
spero, anzi sono convinto che anche voi tutti abbiate ricevuto da questo
nostro incontro in questi giorni questa spinta ottimista verso l'azìone
futura che andremo compiendo con mezzi che rinnoveremo e in collaborazione
con nuove capacità professionali. Non solo con energie fisiche,
perché non è qui tutto il problema, sarebbe un errore
pensarlo, ma con le capacità professionae, con le capacità
tecniche degli studiosi, dei ricercatori, dei giovani. Questo io credo
che dovrà essere il messaggio che esce da questo nostro congresso.
Grazie.
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