Per fare conoscere a un più
vasto pubblico l'orrore dei Lager anche i romanzi
possono essere utili, accanto alla memorialistica e alle ricerche storiche
L'ingresso nella storia del lager nazista
è recente, e ciò spiega come non siano molti i romanzi
storici ambientati nel Lager. I
nostri compagni scottati da alcuni cattivi esempi in cui la materia
non è trattata con il dovuto rispetto, e anzi travolta, sono
giustamente diffidenti. Ad essi rivolgo
alcune considerazioni. Il romanzo storico è un misto di storia
e di immaginazione, o meglío un racconto di fantasia che ha per
sfondo un avvenimento, un'epoca storica.
Il romanzo storico è presente in tutta la letteratura occidentale.
Nella nostra letteratura un esempio cospicuo
sono I promessi sposi di Alessandro
Manzoni.
Quindi nessuna prevenzione astratta sul
romanzo storico che abbia per oggetto il Lager, ma la riserva del giudizio
di volta in
volta. Dobbiamo anzi desiderare che gli autori si occupino del Lager:
in via di esaurimento la memorialistica, matura la storiografia,
in futuro il romanzo sarà probabilmente il veicolo più
importante per divulgare, ricordare l'inferno della seconda guerra mondiale.
Questo è un ragionamento forse
troppo semplicistico, ma vorrei che suscitasse delle riflessioni per
aprire una discussione e magari per contraddirmi.
E ora veniamo a La variante di Lünenburg
di Paolo Maurensig, Adelphi 1993. A detta della maggior parte della
critica il romanzo è letterariamente molto ben congegnato, molto
ben scritto, molto equilibrato nelle parti, dotato di grande coerenza
interna. Gli "ingredienti" sono la passione
per il gioco degli scacchi, l'antisemitismo
più gratuito, ripugnante e fanatico, il Lager, la metamorfosi
borghese dei capi SS scampati alle prime reazioni e ai primi processi.
La passione per gli scacchi si dice possa
divenire in persone particolarmente attratte bruciante dominante, al
punto da non dare tregua e plasmare una personalità particolare.
Chi sono i campioni di scacchi: delle
persone capaci di memorizzare le posizioni dei pezzi sulla scacchiera
e di immaginare tutte le possibili varianti di dette posizioni in rapporto
a tutte le possibili mosse. Oggi non so, ma per valutare la capacità
di cervelli così dotati, ricorderò che quando alcuni anni
fa ho cominciato ad occuparmi di centri elettronici non c'era computer
capace di misurare un simile campione.
Nel romanzo c'è l'incontro nel Lager di due appassionati di scacchi,
l'SS comandante ed un ebreo già conosciuto precedentemente in
un torneo e sconciamente vilipeso e maltrattato.
L'SS vuole costringere l'ebreo a giocare e lo circonda di privilegi.
La posta delle partite è di volta
in volta la vita di un
prigioniero. L'ebreo anche dopo la liberazione non perdonerà
mai a se stesso di avere accettato questo scambio e di essere caduto
nella "zona grigia" di cui parla Primo Levi in I
sommersi e i salvati. Ma aveva
modo di salvarsi? A mio avviso la maggiore
colpa risiede in chi mette un
altro in condizione di doversi avvilire senza possibilità di
difesa. Ad un esame esperto il comandante
SS appare un po' fuori della regola "ferocia + ottusità", dimostrando
di appartenere alla categoria "ferocia + fantasia".
La "norinalità" negli SS e nei Kap_ per Primo Levi è espressa
dalle parole "assurda precisione" del loro comportamento in
Se questo è un uomo.
Ma ritengo che non sarà mai possibile
trovare un romanzo che tratti del KZ che soddisfi noi tutti, nella
nostra ovviamente esasperata sensibilità.
Premesse queste osservazioni penso che il romanzo di Maurensig sia non
solo accettabile ma anche raccomandabile per far conoscere ad un pubblico
sempre più vasto l'orrore dei Lager.
B. V.
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