Le memorie di Antonio Scollo

"I campi della demenza" alla seconda edizione

E' stato ristampato il libro del compagno Antonio Scollo "I campi della demenza", Vangelista editore, pagine 126 lire 10.000, edito per la prima volta nel '75. Chi non lo trovasse in libreria può richiederne una copia all'ANED nazionale a Milano. Sul libro riproponiamo un breve scritto dello storico Adolfo Scalpelli.
L'operaio tornato dai lager ricostruisce in prima persona il dramma collettivo e morale di altri milioni di europei passati per i campi della demenza. Catturato a diciassette anni in Valsassina dai fascisti poco dopo aver raggiunto i partigiani in montagna, assapora le nequizie di San Vittore e ha modo di verificare di persona i trattamenti dei lager di Bolzano, Flossenburg, Kamenz, Dachau. Esperienze e ricordi si incidono nella sua memoria e oggi vengono rievocati con una precisione fotografica, ripercorrendo la strada verso quello che sembra essere un abisso senza fondo. La fame atroce, le crudeltà inutili e stupide dei tanti aguzzini di tutti i gradi, le piccole astuzie per sopravvivere sono in questo diario a posteriori i punti centrali cui la memoria ritorna di continuo, quasi ossessivamente, ma in modo, del resto, non diverso da altra letteratura consimile. Parlare di sé o delle proprie esperienze non significa per Scollo non porsi problemi. " Il perché" di tanta atrocità, di tanta crudeltà affiorano nelle righe del libro, ma con un tono di semplicità persino prepolitica. Narra del passaggio dei prigionieri per le strade di una cittadina: "Tanta è la loro indifferenza che non si fermano nemmeno a osservare [ ... ]; anzi dei ragazzi ci tirano sassi e ci sputano addosso e nessuno si sogna di rimproverarli [...]. Chi chiediamo se il popolo tedesco non sia composto di belve: forse i buoni li hanno uccisi tutti (p. 78).
I grandi temi si riducono a osservazioni come queste, dette in tono dimesso, senza mai arrivare tuttavia a toni predicatori o moralistici. Proprio per questo, per la forma semplice, umile, sincera, il libro dovrebbe poter trovare un canale di diffusione che arrivi alle scuole dove c'è ancora tanto bisogno di capire che cosa fu l'infamia fascista.

Adolfo Scalpelli

 


Un affettuoso incontro al De Amicis di Milano

L'opera straordinaria di Bepi Calore nel Revier di Mauthausen

Bruno Vasari e Ada Buffulini hanno, tempo addietro, intervistato Bepi Calore sulle sue esperienze nel Revier di Mauthausen. Ne è nato un libro, denso di rievocazioni e di informazioni, che Aldo Aniasi, Gianfranco Maris, Mario Borghi e Alberto Berti hanno presentato nella sede milanese del Circolo De Amicis sotto gli auspici della FIAP. Tutti i superstiti di Mauthausen ricordano l'opera straordinaria del medico Calore in quell'orrido lazzaretto. Ma l'iniziativa della presentazione del libro che ne rievoca l'opera ha offerto anche l'opportunità di illustrare, contro la reticenza dell'interessato, la sua partecipazione alla lotta armata nell'alto Veneto e le responsabilità che, anche in quell'occasione egli volle e seppe assumersi.

 


 

Rita Levi Montalcini ai giovani

Consigli per il futuro da un Premio Nobel

Nel libro Il tuo futuro. I consigli di un premioNobel ai giovani (Garzanti '93), l'autrice Rita Levi Montalcini mette la sua preziosa esperienza, tanto estesa nel tempo dalla remota infanzia ad oggi, senza dogmatismi o indottrinamenti. Ai giovani consiglia: 'L'abitudine che devi prendere sin dai primi anni è di interessarti a tutto quanto ti circonda e di dedicare il tuo tempo ad approfondire problemi di natura filosofica umanistica, sociale" (pag. 89). E la preparazione alla vecchiaia consiste nell'occuparsi "con il maggior impegno dei quale siete capaci, di far lavorare il vostro cervello e di interessarvi di tutto quanto succede intorno a voi, prima di tutto del vostro prossimo" (pag. 94). Ai giovani e ai non più giovani che si avviano verso la senilità i consigli elargiti sono sostanzialmente i medesimi e si basano sull'attenzione di quanto ci circonda o succede intorno a noi. Mai chiudersi in se stessi in un autismo morale, ma essere presenti nella vita della società. Abbiamo dato subito la sintesi dei pensiero di Rita Levi Montalcini che si basa su di una estesa - come abbiamo detto dianzi - eccezionale esperienza di vita morale e culturale, su di una approfondita osservazione. ed è permeato dei principi di uguaglianza e di libertà. Un'ampia documentata disamina dell'infondatezza dal punto
di vista scientifico distrugge le basi del razzismo. La falsa teoria comporta una riflessione amara sull'ideologia, che rinnegando la ragione ha trasformato l'homo sapiens in homo ideologicus capace dei più mostruosi delitti. Le citazioni di Engels sulle atroci condizioni dei lavoro dei bambini nelle miniere inglesi, della lettera di Ulivi, uno dei condannati a morte della Resistenza e di Primo Levi, danno a questo libro un carattere di profonda congenialità con i nostri principi. Non è frequente oggi imbattersi in un testo educativo con questi riferimenti. I consigli di Rita Levi Montalcini sono rivolti ai giovani e a coloro che si preparano ad affrontare la senilità. Ma la lettura giova anche a coloro che hanno raggiunto e superato il traguardo della vecchiaia. Serve a ripercorrere criticamente il proprio cammino attraverso gli anni, ad acquistare nozioni e a rifiettere su concetti storiografici, sociali, morali, biologici e ad attingere a fonti varie del sapere con diletto e partecipazione, tutte in forma colloquiale senza termini specialistici o gergali. Ecco perché raccomandiarno la lettura ai giovani, a coloro che si avviano verso la senilità e da ultimo ai vecchi, che raggiunta l'età dei patriarchi hanno sempre qualcosa da imparare sull'esempio dell'antico Solone, proverbiale incarnazione dell'uomo saggio, che invecchiando continuava ad istruirsi.

 


 

Riedito "In quelle tenebre" di Gitta Sereny

Quel signore distinto, il boia di Treblinka

Franz Stangl, un signore elegante, distinto, un'espressione cordiale, persino paterna. Nazista, era stato il comandante dei campi nazisti di Sobibor e di Treblìnka. Dopo la guerra era riuscito a rifugiarsi in Brasile. Venne scovato, arrestato e tradotto in Europa grazie alle ricerche di Simon Wiesenthal. Nel 1970 venne condannato dal tribunale di Diisseldorf alla prigione a vita per complicità nell'uccisione di novecentomila persone durante il suo servizio a Treblinka. Era nato in un paese dell'Austria nel 1908 da una famiglia di modeste condizioni. Il padre, che era stato soldato nei dragoni, mori quando lui aveva otto anni. Il patrigno lo trattò sempre con grande affetto. A quindici anni diventò apprendista in una tessitura. Poi volle entrare nella polizia e si distinse nella repressione delle continue sommosse che nei primi anni Trenta travagliavano l'Austria. Cominciò a mostrare le sue simpatie per il movimento nazista. Gitta Sereny, giornalista nata a Vienna e che vive ora a Londra, cercò di ricostruire i passi successivi della storia di Stangl e soprattutto cercò di capire come fu possibile quella storia: da un paese dell'Austria ad un campo di sterminio, all'organizzazione di una macchina mostruosa che doveva eliminare milioni di ebrei. "Nonostante tutti i libri e i film sull'epoca nazista - scrisse la Sereny - v'era un'intera gamma di reazioni e di comportamenti di cui non si era ancora riusciti ad avere una vera comprensione, e che sono ancora di grande importanza, nelle contingenze e i pericoli che incombono, e che possono minacciarci in futuro".
Gitta Sereny incontrò Franz Stangl nel carcere dì Düsseldorf e gli parlò per settanta ore. Poi incontrò quanti ebbero rapporti con Stangl, dalla moglie, che viveva in Brasile, alle ex SS, ai sopravvissuti dei campi di sterminio, ai testimoni. Dai racconti nacque un libro, "Into That Darkness", pubblicato nel 1974 e in Italia l'anno successivo (per la traduzione di Alfonso Bianchi). Adelphi lo ripresenta oggi in edizione economica ("In quelle tenebre" p. 520, lire 20.000) ed ancora oggi lo si legge come un'intelligente e accurata indagine, che non lascia nulla all'emotività e proprio per questo più forte appare nello svelare meccanismi e complicità di quella tragedia.