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La legge approvata all'unanimità dal Bundestag

Negare l'Olocausto e reato penale (in Germania)

Nuove leggi contro il neonazismo in Germania. Il Bundestag ha approvato un inasprimento delle pene contro chi nega o minimizza il genocidio del popolo ebraico perpetrato dal Terzo Reich, e una serie di misure che introducono pene più severe e procedimenti giudiziari più rapidi contro la criminalità, le quali avranno un ruolo importante nella lotta alla violenza xenofoba. La legge contro la "menzogna di Auschwitz" è stata approvata all'unanimità. D'ora in poi chiunque negherà o minimizzerà in pubblico o in una riunione la politica razziale della tirannide nazista sarà passibile di pene fino a tre anni di reclusione o multe. Finora, la negazione dell'Olocausto era un reato solo se esplicitamente collegata a una diffamazione degli ebrei. Diventa reato penale anche l'uso di simboli e saluti nazisti evocanti quelli del Terzo Reich, inclusi quelli mimetizzati da modifiche. Il pacchetto di leggi sulla lotta alla criminalità è invece passato con i soli voti della coalizione Cdu-Csu- liberali. L'opposizione socialdemocratica critica le misure come propagandistiche e inefficaci e preannuncia battaglia alla Camera delle Regioni. I procedimenti giudiziari per direttissima vengono significativamente facilitati, le pene per lesioni personali inasprite, il fermo di polizia dei presunti criminali colti in flagrante prolungato; viene autorizzato l'impiego dei servizi d'intelligence (Bnd) contro le bande criminali internazionali. Dopo le violenze xenofobe di Magdeburgo - ha sottolineato il ministro della Giustizia, signora Sabine Leutheusser-Schnarrenberger - le nuove norme consentiranno di agire con mano più dura contro i neonazisti.

 

 


 

Fa parte della lista Wiesenthal

Scovato a Trieste aguzzino nazista

Lo avevano dato per morto nel 1985. Invece Alexander Milialic è vivo e abita ancora a Trieste. Vi arrivò nel 1943, dopo la chiusura del lager polacco di Treblinka. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal lo accusa di aver fatto parte del gruppo di aguzzini ucraini della Risiera di San Sabba, l'unico campo di sterminio italiano. L'elenco è stato di recente pubblicato dai giornali italiani, ma accanto al nome di Milialic compariva una data di morte: il 1985. L'ucraino vive in una casetta di quella zona semi-collinare della città che è vicina al centro. Trovarlo non è semplice: la strada dove abita è lunga una quindicina di metri appena, la casa non ha numero civico, né campanello, né targhette. Sull'elenco telefonico il suo nome non compare poiché non ha telefono. Milialic ha 73 anni, parla a fatica per i posturrii di un'operazione di laringectomia. Nell'immediato dopoguerra sposò una vedova triestina, fatto che gli permise di ottenere la cittadinanza italiana. Visse facendo il manovale. Oggi è in pensione. La moglie morì nel 1986, così come il figliastro. Ha un fialio, di 48 anni. L'ucraino visse indisturbato fino al gennaio 1976, quando poliziotti bussarono alla sua porta. Nel l'appartamento gli agenti trovarono foto in divisa da SS. I poliziotti lo portarono in carcere accusandolo di reticenza. Fu interrogato tre volte e ammise di aver passato un anno e mezzo a Treblinka. Il primo processo sulla Risiera finì nel nulla, così come il secondo procedimento. 1 nazisti in fuga distrussero tutti i documenti relativi alla Risiera ed è impossibile trovare prove di responsabilità precise. Il nome di Milialie non compare tra quelli degli imputati del primo processo. C'è il suo nome, invece, nel decreto di archiviazione del procedimento "Risiera bis". Era imputato di falsa testimonianza, ma il reato era nel frattempo caduto in prescrizione. Wiesenthal sostiene che gli ucraini di Treblinka furono trasferiti tutti a Trieste. Con Milialic, altri tre ucraini sarebbero rimasti a lungo in città.

 


 

E morto Guelfo Zamboni. Nel 1943 salvò 280 ebrei

Guelfo Zamboni, il diplomatico italiano che nel 1943 salvò 280 ebrei dalla deportazione ad Auschwitz, è morto nella sua abitazione a Roma. Aveva 97 anni. Per i suoi meriti aveva ricevuto nel 1992 la medaglia dei Museo dell'olocausto "Yad Va-Shem" di Gerusalemme. Zamboni era nato nel 1897 a Santa Soria di Romagna e nel 1943 era console generale d'Italia a Salonicco, città in cui i 55mila ebrei residenti vivevano ore drammatiche a causa dell'occupazione tedesca. Il diplomatico riuscì a procurare a 280 ebrei documenti provvisori che permisero loro di raggiungere Atene, sotto amministrazione militare italiana, sfuggendo così ai "treni della morte" diretti ai campi di sterminio. Nell'ottobre 1992, in segno di riconoscenza, l'ambasciatore israeliano a Roma, Avi Pazner, consegnò a Zamboni la medaglia del Museo dell'olocausto di Gerusalemme, che fece poi piantare duecentottanta alberi, uno per ciascun ebreo salvato dal console. La professoressa Tullia Zevi, presidente dell'Unione delle comunità israelitiche italiane, ha commentato la figura del diplomatico: Uamboni era uno di quegli italiani che nelle ore più buie si sono ricordati di avere un cuore. Per questo noi gli rendiamo onore e lo ricordiamo con grande affetto e rispetto".

 


 

Un appello da Buchenwald

In vista del l'ingrandimento del museo-Ricordo dei lager di Buchenwald, il dottor Harry Stein e i suoi collaboratori dell'ufficio storico invitano gli ex deportati italiani a prestare eventuali cimeli che ricordino la loro presenza in quel campo. In particolare si cercano accendini, temperini, buoni per la cantina, vestimenta, zoccoli, scarpe, documenti eventuali, ecc. Tali oggetti verranno fotografati dopo essere stati esposti in una mostra collettiva, e quindi saranno restituiti ai proprietari. Per ogni informazione contattare il compagno Alberto Berti, via Di Vittorio 57 - 20097 San Donato Milanese (Milano). Telefono 02 - 5272670.

 


 

Costituito a Torino il Centro studi "Amici del Triangolo Rosso"

E' stato costituito con atto notarile a Torino lo scorso 16 maggio il Centro studi amici del Triangolo Rosso, dalla forma e colore del distintivo di pezza applicato sulle casacche dei deportati politici nei Lager nazisti. Il Centro studi è un'associazione di storici, ricercatori, insegnanti e organizzatori che da dodici anni collaborano con la Sezione di Torino della Associazione nazionale ex deportati politici nei Lager nazisti-ANED. Ad essi si deve il concorso ad una eccezionale fioritura di Convegni internazionali (dieci) e pubblicazione di libri (quindici di cui due nel '94). L'Associazione proiettandosi verso il futuro si ripromette di non disperdere le energie intellettuali e morali prodigate negli anni trascorsi e continuare il lavoro comune. I soci fondatori hanno eletto all'unanimità loro Presidente la prof. Maria Laura Marchiaro dall'inizio animatrice e collaboratrice all'attività culturale dell'ANED. Ai promotori del Centro studi è pervenuto un telegramma di sostegno del presidente dell'ANED Gianfranco Maris. "Esprimo - si legge nel messaggio - il plauso e la soddisfazione dell'ANED per la scelta di costituire un Centro studi amici del Triangolo rosso. Ciò significa un impegno ulteriore di grande valore, di ricercatori e studiosi, che garantiranno sicuramente un avvenire sempre più ricco alla memoria della deportazione".