Pavia
Comitato unitario si,
"antifascista" no?

Il presidente leghista della
Provincia sostituito alla testa dell'organismo rappresentativo delle
forze democratiche, dei sindacati, delle organizzazioni dei partigiani
e dei deportati
Il Comitato unitario antifascista per
la difesa delle istituzioni repubblicane di Pavia va avanti senza il
presidente della Provincia, il leghista Enzo Casali, e con un nuovo
Presidente, Tullio Montagna, eletto dalla unanimità dei componenti,
rappresentati delle forze politiche democratiche, delle organizzazioni
sindacali, delle associazioni dei partigiani, dei deportati, dei parenti
delle vittime della guerra nazifascista e dell'università.
Di fronte alla incredibile e sconcertante presa
di posizione del presidente dell'Amministrazione provinciale che si
rifiutava da mesi di convocare il Comitato, di cui era presidente solo
perché nello statuto era previsto un ruolo di rilievo della Provincia
e non per meriti personali, coloro che nei valori dell'antifascismo
continuano a riconoscersi non hanno avuto dubbi e hanno sostituito nell'incarico
un presidente non qualificato a ricoprirlo e a rappresentarli. La vicenda
è di grande rilievo politico e impone alcune considerazioni.
Il 28 luglio scorso, a seguito degli attentati terroristici di Milano
e di Roma, Casali ha convocato i sindaci della provincia per una manifestazione,
firmandosi quale presidente del comitato
provinciale per la difesa delle istituzioni, cancellando la parola "antifascista".
I componenti del Comitato Unitario hanno
mostrato non solo senso di responsabilità, ma anche fermezza
ed intransigenza. Di fronte all'atteggiamento arrogante dei Casali la
risposta è stata indignata, decisa, sicura: condanna totale,
riaffermazione dei motivi storici alla base del Comitato antifascista,
scelta di un nuovo presidente e di un vice presidente immediata e unanime,
volontà di progettare iniziative e programmi per il futuro.
Resta infine il problema del giudizio politico
sull'Amministrazione provinciale e sulla Lega Nord. Anche su questo
versante la posizione del Comitato è parsa sostanzialmente
uniforme. La giunta provinciale non poteva non essere a conoscenza delle
intenzioni e della posizione del suo presidente. Il Palazzo di piazza
Italia era anche la sede di riunione del Comitato antifascista, per
decisione regolarmente deliberata, e quindi doveva sussistere una logica
attenzione verso le possibilità di funzionamento del Comitato.
L'atteggiamento contrario all'antifascismo
del dottor Casali si può estendere all'intera giunta provinciale?
Parrebbe lecito rispondere positivamente.
Al di là di alcune dichiarazioni anti MSI, la Lega si presenta
come un movimento naturalmente vicino alle posizioni della destra economica,
culturale, politica. Quello che
il Movimento Sociale è al Sud, è
la Lega in alcune regioni del Nord dell'Italia. L'atteggiamento di Casali
ne è una prova evidente e serve almeno a chiarire le posizioni.
La Provincia
Pavese ha raccolto il pensiero di alcune personalità. E se
Leo Valiani ha manifestato un sovrano disprezzo per le posizioni del
Casali: "Non ho certo bisogno dell'approvazione del rappresentante leghista
- ha detto. - Il movimento antifascista sta comunque benissimo", due
illustri docenti dell'Università di Pavia, Mario Albertini e
Giulio Guderzo, ne hanno dato una valutazione più politica.
Il prof. Albertini ha precisato: "Si deve distinguere
chi è in buona fede, e che dovrebbe comunque tornare sui banchi
di scuola, e chi invece ci crede e rappresenta un pericolo".
Il prof Guderzo, con un ulteriore approfondimento,
ha ipotizzato che l'atteggiamento oltranzista di Casali possa essere
determinato dal timore "che nel Comitato unitario antifascista si coagulino
le forze politiche che in altre città si sono opposte con successo
alla Lega".
Angelo Lepore
(Consigliere Comunale, PRI)
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