"Se nell'Italia di oggi si potesse lavorare con uguale fraternità' come lassù a Dachau..." |
Una affettuosa testimonianza di Giovanni Melodia. Dalla " resistenza culturale e morale al fascismo" al generoso impegno di solidarietà tra i deportati nel primo Lager di Hitler fino alla odierna attività tra centinaia di giovani di un centro sociale. |
Padre Carlo Manziana ha compiuto 91 anni |
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Un brano della
lettera che padre Carlo Manziana inviò
a Giovanni Melodia nel dicembre dei '45
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Manifestazione in memoria dei caduti
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Don Carlo Manziana, il "nostro" don Carlo Manziana,
caro non soltanto a noi di Dachau ma a tutti gli ex deportati, ha
compiuto 91 anni! Era stato arrestato
a Brescia, sua città natale, il 4 gennaio '44, in quanto il suo Oratorio
dei Filippini per la Pace era considerato, dai fascisti di Salò e
dalla polizia nazista, un "covo" di resistenza e di propaganda contro
la guerra. In effetti non poteva essere
che così, dal momento che, già da molti anni, come egli stesso ha
detto in occasione del Convegno di Torino su Il
dovere di testimoniare, "da parte soprattutto del futuro
Cardinale, P. Giulio Bevilacqua, si dichiarò la incompatibilità della
dottrina fascista e poi nazista con il Cristianesimo", una
"incompatibilità" mai ignorata dai Filippini, nelle cui file
aveva militato Padre Bevilacqua, ma non sempre avvertita da altri
ambienti cattolici. (Quel Padre Bevilacqua, sia detto per inciso,
che tanto aveva influito sulla decisione di Andrea Gaggero di rinunziare
ad ogni possibilità di carriera nella gerarchia, per entrare a far
parte della democratica Congregazione di S. Filippo Neri, come lo
stesso Gaggero ricorda nel libro Vestio
da omo, pubblicato nel '91 dalla c.e. Giunti di Firenze,)
Padre Manziana, per coerenza e per convinzione
personale "non ebbe mai dubbi sulla doverosità di una resistenza culturale
e morale dinanzi al regime", come egli stesso ha dichiarato. E i fascisti
che già una volta, nel 1926, avevano invaso la sede dei Filippini
di Brescia, non potevano non saperlo.
Egli è quindi, per loro e per i nazisti, un nemico; e, come tale,
da togliere dalla circolazione, insieme con alcuni altri sacerdoti
e laici, fra i quali l'amico fraterno, avvocato Andrea Trebeschi,
che finirà i suoi giorni a Gusen, nel gennaio '45.
Don Manziana, rinchiuso nelle carceri di Brescia e poi nel forte San
Leonardo di Verona, vi subisce pesanti interrogatori. Arriverà a Dachau
il 29 febbraio, nel pieno di un durissimo inverno; secondo, in ordine
di tempo, dei 28 preti italiani che vi verranno rinchiusi. Preceduto
cioè soltanto da don Giovanni Fortin, parroco
Giovanni Me |