Ferramonti, campo di dolore e di speranza

Bruno Vasari si è recato a Ferramonti di Tarsia in provincia di Cosenza dove era stato istituito il più grande campo di concentramento fascista in funzione dal giugno 1940 al 14 settembre '43 giorno della liberazione da parte degli eserciti alleati che risalivano la penisola inseguendo i tedeschi in ritirata.

Nel campo di Ferramonti furono concentrati gli ebrei stranieri e gli ebrei privati della cittadinanza italiana che in base alle leggi del 1938 avrebbero dovuto venire espulsi, mentre non c'era la possibilità pratica di farlo perché nessun paese voleva accoglierli.
Il regime fascista calpestò a Ferramonti i diritti dell'uomo, la monarchia, lo Statuto. E il campo fu un campo di dolore e di disperazione: sentimenti attenuati, però, dal dispiegamento delle migliori qualità umane. Il rabbino Pacifici che ebbe modo di visitare il campo disse: "Ogni famiglia una storia, ogni uomo un libro". Dolore e sofferenza si, ma ben lungi dall'orrore dei Lager istituiti e gestiti dai nazisti.
Vanno ricordati due nomi: il direttore del campo commissario Paolo Salvatore e il comandante delle guardie maresciallo Massari che svolsero le loro mansioni con il massimo di comprensione cercando di attenuare per quanto era nella loro possibilità le tristi condizioni dei concentrati di Ferramonti che raggiunsero il numero di 2000 di tutte le provenienze, spesso dopo avventure e vicende in fughe disperate che sarebbe diminutivo definire romanzesche.
Ma Ferramonti ebbe una scuola per i figli dei concentrati, ebbe una Sinagoga per il culto degli ebrei e finalmente non ebbe a soffrire per il passaggio dei tedeschi tenuti lontani da una bandiera gialla che stava a significare un'epidemia simulata di colera.
Alcuni prigionieri che non fidandosi dell'espediente si erano sparsi per la campagna trovarono quell'ospitalità che una tradizione antica della popolazione calabrese considera un sacro dovere verso lo straniero.
Sul 25 aprile gli studenti delle medie superiori convenuti a Tarsia che già avevano visitato la mostra dei Lager dell'ANED e percepito la differenza tra Ferramonti e Mauthausen e gli altri Lager, sono stati invitati ad una riflessione sul significato della Liberazione definitiva dell'Italia, dell'Europa, del Mondo dall'infamia del nazismo, dalla minaccia del nazismo. Che cosa sarebbe accaduto se il nazismo avesse vinto e schiacciato anche quei paesi, quelle province, quelle regioni che con venti mesi di anticipo avevano goduto del beneficio di una provvisoria liberazione?
La storia di Ferramonti è raccontata con umana sensibilità e partecipazione nel bel libro di Carlo Spartaco Capogreco: Ferramonti - La vita e gli uomini del più grande campo d'internamento fascista, Giuntina., 1987.
Carlo Spartaco Capogreco è un giovane medico con spiccate attitudini di storico come è dimostrato dalla scrupolosa ricerca e dallo studio delle fonti, dall'accuratezza delle note e dall'equilibrato e nitido quadro d'insieme.