Nel campo di Ferramonti furono concentrati gli
ebrei stranieri e gli ebrei privati della cittadinanza italiana che
in base alle leggi del 1938 avrebbero dovuto venire espulsi, mentre
non c'era la possibilità pratica di farlo perché nessun paese voleva
accoglierli.
Il regime fascista calpestò a Ferramonti i diritti dell'uomo, la monarchia,
lo Statuto. E il campo fu un campo di dolore e di disperazione: sentimenti
attenuati, però, dal dispiegamento delle migliori qualità umane. Il
rabbino Pacifici che ebbe modo di visitare il campo disse: "Ogni famiglia
una storia, ogni uomo un libro". Dolore e sofferenza si, ma ben lungi
dall'orrore dei Lager istituiti e gestiti dai nazisti.
Vanno ricordati due nomi: il direttore del campo commissario Paolo Salvatore
e il comandante delle guardie maresciallo Massari che svolsero le loro
mansioni con il massimo di comprensione cercando di attenuare per quanto
era nella loro possibilità le tristi condizioni dei concentrati di Ferramonti
che raggiunsero il numero di 2000 di tutte le provenienze, spesso dopo
avventure e vicende in fughe disperate che sarebbe diminutivo definire
romanzesche.
Ma Ferramonti ebbe una scuola per i figli dei concentrati, ebbe una
Sinagoga per il culto degli ebrei e finalmente non ebbe a soffrire per
il passaggio dei tedeschi tenuti lontani da una bandiera gialla che
stava a significare un'epidemia simulata di colera.
Alcuni prigionieri che non fidandosi dell'espediente si erano sparsi
per la campagna trovarono quell'ospitalità che una tradizione antica
della popolazione calabrese considera un sacro dovere verso lo straniero.
Sul 25 aprile gli studenti delle medie superiori convenuti a Tarsia
che già avevano visitato la mostra dei Lager dell'ANED e percepito la
differenza tra Ferramonti e Mauthausen e gli altri Lager, sono stati
invitati ad una riflessione sul significato della Liberazione definitiva
dell'Italia, dell'Europa, del Mondo dall'infamia del nazismo, dalla
minaccia del nazismo. Che cosa sarebbe accaduto se il nazismo avesse
vinto e schiacciato anche quei paesi, quelle province, quelle regioni
che con venti mesi di anticipo avevano goduto del beneficio di una provvisoria
liberazione?
La storia di Ferramonti è raccontata con umana sensibilità e partecipazione
nel bel libro di Carlo Spartaco Capogreco: Ferramonti - La vita e gli
uomini del più grande campo d'internamento fascista, Giuntina., 1987.
Carlo Spartaco Capogreco è un giovane medico con spiccate attitudini
di storico come è dimostrato dalla scrupolosa ricerca e dallo studio
delle fonti, dall'accuratezza delle note e dall'equilibrato e nitido
quadro d'insieme.
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