Caro direttore, sono la matricola 89219, ex-deportata
nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz-Birkenau quarantasei anni
or sono; scrivo a Lei quale direttore responsabile del periodico "Triangolo
Rosso", per contraddire quanto pubblicato nell'ultimo numero di gennaio-febbraio
1990, a pag. 24... "Dal febbraio 1944 al gennaio 1945 si riscontra che
il numero maggiore attribuito al 4 novembre 1944, è 89127".
Smentisco indignata questa Vostra asserzione perché all'epoca
ero ad Auschwitz-Birkenau, all'età di undici anni, nella baracca
delle donne con mia madre, le mie quattro sorelle e le componenti femminili
della famiglia Tisminieski (cfr. pag. 29 del periodico citato).
La figlia più piccola della famiglia Tisminieski di nome Loredana
alla quale mi sento legata da una fraterna amicizia, è stata
tatuata con la matricola n° 89223. Non ricordo il mese esatto, ma verso
l'ottobre del 1944 quei porci nazisti mi tatuarono all'interno dell'avambraccio
sinistro con il n° 89219, e inoltre, mia mamma aveva per certo la matricola
89218, poiché per farmi coraggio si fece tatuare prima di me.
Le espongo di seguito la nota dolente che mi ferito, unitamente all'indignazione
che provo ancora nei confronti dei recenti atti terroristici, che hanno
colpito i vari cimiteri ebraici; la Germania riunita, i mondiali con
i tifosi tedeschi che invadono piazza del Duomo e a sprangate rompono
le vetrine dei negozi facendo del terrorismo, sono cose che mi scuotono
(ricorda la notte dei cristalli?).
Sono socia dell'Associazione Ex Deportati ormai da decenni, e non senza
tristezza e tensione ho prestato più volte la mia massima collaborazione,
per testimoniare e divulgare la mia non comune storia in varie pubblicazioni
e attraverso dei discorsi che ho tenuto nelle scuole, malgrado questo
mi sia costato tantissimo in termini di sacrificio, per le grosse implicazioni
emotive che ciò mi comporta.
Mi sono iscritta, dicevo, decenni or sono presso la Vs. Ass. Ex. Dep.,
perché Vi sentivo veramente come fratelli, in quanto tutti vittime
della medesima tragedia; purtroppo spesso mi capita di non sentinni
minimamente considerata, come se nemmeno Voi credeste a questa "povera
matta", che racconta di essere sopravvissuta a quattro campi di sterminio,
che porta impresso sull'avambraccio sinistro (all'interno, e non all'esterno
come nella maggioranza dei casi), un n° 89219 mai attribuito al campo
di Auschwitz.
Per questo mio tatuaggio, recentemente la Sig.ra Fargioni Liliana, responsabile
per il C.E.D.C., dimostrò le sue perplessità nel farmi un'intervista
telefonica.
Ho raccontato svariate volte dei bambini di Auschwitz dei Kinderblock,
delle varie selezioni subite, della marcia della morte; ebbene, non
ho mai letto nei Vostri scritti sui campi un accenno ai Kinderblock,
come se non fossero mai esistiti.
Vi sbagliate, non tutti i bimbi venivano bruciati al loro arrivo, e
io ne costituisco la prova per ora vivente!
Ora mi chiedo, se esistono dubbi tra di noi, cosa pensare dei vari Fourisson?
I nazisti nel metterci il marchio, cercavano di annullare in noi ogni
sentimento, di privarci della nostra identità, di cancellare
i nostri nomi; ebbene, concludo dicendo a tutti che questa mia nuova
identità che mi hanno imposto ad Auschwitz esiste, per Dio, e
non consento a nessuno il minimo dubbio, e lotterò per questo finché
avrò un battito cardiaco.
Se lei ritiene questo mio scritto un semplice sfogo, allora mi consenta
di arrivare fino in fondo: sarà solamente una mia sensazione,
ma tra Voi mi sento spesso poco ebrea per gli uni, e troppo poco politica
per gli altri.
Mi sembra che anche Voi mi "sezionate" come allora, visto che anche
per loro ero di razza mista, ovvero una "mischling".
Tanto dovevo per fare chiarezza, e con ciò porgo distinti saluti.
Arianna Szorenyi Matricola n. 89219
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