torna alla pagina delle vacanze

VIAGGIO IN TURCHIA PER CAPODANNO 2008 - Le grandi poleis della costa ionica orientale
 
DAL 28 DICEMBRE AL 4 GENNAIO 2008
PARTENZA DA MILANO
VIAGGIO DI GRUPPO CON ACCOMPAGNATORE LOCALE
per partenze in altre date inviare richiesta via mail 
annaluisa.rotolo@gmail.com

1°/2° giorno  Dall’Italia ad Efeso, sede di una delle sette meraviglie del mondo antico
Strabone a proposito di Efeso scrisse (Geographia, XIV, 1): “[…] La città poi a motivo delle sue comodità in tutto il restante si viene di giorno in giorno aumentando ed è diventata il maggior emporio delle produzioni dell’Asia e dei paesi al di qua del Tauro”. Efeso fu in effetti una città prospera - soprattutto a partire dall’età di Augusto quando divenne il porto principale dell’Asia e una delle sedi del governatore romano – e si trasformò ben presto in una delle più importanti metropoli del mondo antico tanto che spesso viene ricordata per il suo cosmopolitismo e per le sue ricchezze. La visita a questo sito è una delle più belle che si possa fare in Turchia. Efeso seppe proteggere le sue splendide opere architettoniche, tanto che oggi si possono osservare sia gli edifici ellenistici che quelli romani. Lo schema urbanistico di Efeso è abbastanza preciso: l’asse è costituito dalla grande Arcadianè – una monumentale via colonnata così chiamata perché costruita da Arcadio e affiancata da portici – che conduceva fino al porto. A sud della via colonnata il grande teatro (poteva contenere fino a 25.000 spettatori!) il cui impianto è di età ellenistica. Fu più volte ricostruito, soprattutto la scena che venne di volta in volta adattata alle esigenze delle nuove rappresentazioni.  Ma famosi in particolar modo sono anche: il tempio dedicato alla dea Artemide, considerato nell’antichità uno delle sette meraviglie del mondo; il tempio di Adriano, lungo la via che dalla biblioteca conduce verso l’agorà civile; i ginnasi e, appunto, la famosissima biblioteca di Celsus, che a tutt’oggi è la meglio conservata del mondo antico. Fu costruita da C.Julius Aquila console nel 110 d.C, in onore del padre Ti.Julius Celsus Polemaeanus originario di Sardi e proconsole d’Asia. La salma del padre venne deposta in un sarcofago all’interno di una camera sepolcrale, nella biblioteca tanto che questa fungeva quindi anche da heroon, una singolarità nel mondo classico quando le salme venivano deposte in tombe lungo le vie e al di fuori delle città!

3° giorno  Kusadasi, Priene, Mileto, Iasos e Bodrum
Da Kusadasi, dove si trova un ricco museo archeologico con esposti numerosi reperti provenienti dalla vicina Efeso, alle antiche rovine di Priene e Mileto. La prima è tra le meglio indagate e studiate città dell’Asia Minore e oggetto di interessanti studi urbanistici perché l’impianto urbano oggi visibile venne realizzato ex-novo, in un sito prima deserto, nel IV sec. a.C. Priene assume così un’importanza particolare per conoscere l’impianto di una città di IV secolo e tutti quegli elementi urbani e monumentali che saranno più riccamente ripresi ed elaborati nel corso dell’età ellenistica. E in effetti si può osservare la messa in opera di alcuni importanti principi di composizione urbana - che saranno in seguito più compiutamente elaborati per servire il fasto monumentale delle capitali dei regni ellenistici -  come la scenografia data dai diversi livelli e accentuata dalla massa degli edifici eminenti tra cui spicca lo splendido capolavoro di architettura ionica quale è il tempio di Athena. Mileto, rasa al suolo dai persiani nel 494 a.C. rimase praticamente deserta finché nel 479 a.C. i Milesi tornarono e ricostruirono la città trasformandola in uno dei più caratteristici tra i centri a pianta ortogonale. Caratterizza l’impianto una razionale sistemazione della struttura cittadina, diversificata nelle funzioni a ognuna delle quali corrisponde un’area ben definita e a Mileto infatti, prima tra le città che adottarono la pianta ortogonale, si creò una vasta area pubblica disposta al centro della penisola su cui sorge l’intero abitato, disegnando una sorta di gigantesca L in modo da legare perfettamente gli spazi pubblici ai due porti di cui era munita la città. Iasos (l’odierna Kiyikislacik) si trova invece nel golfo di Mandalya e la posizione a cavallo di due insenature portuali con funzioni probabilmente differenziate rende evidente come la vocazione della città sia stata, sin dal costituirsi del più antico insediamento, eminentemente marittima. La tradizione considera Iasos colonia di Argo; gli scavi tuttavia hanno dimostrato che il sito era abitato fin dal Bronzo Antico e che nel Bronzo Medio e Tardo vi si stabilirono, come accadde nella vicina Mileto, genti di cultura micenea; una continuità insediativa attestabile fico al XV-XVI sec. d.C. epoca a cui risalgono le tracce archeologiche più recenti. Successivamente il sito, abbandonato, fu “riscoperto” da viaggiatori e studiosi nel XIX secolo.

4° giorno  Alicarnasso, Afrodisia e Hierapolis
Alicarnasso, una delle più importanti città del mondo antico e sede tra l’altro di una tra le più cruente battaglie intraprese da Alessandro durante la sua campagna contro i Persiani. Sin dall’antichità era conosciuta per i suoi “cantieri di barche”, mestiere che ha perdurato nei secoli tanto che ancora oggi Bodrum viene rinomata per le sue imbarcazioni “tirhandil” e “gulet”. Qui si trova il famoso Mausoleo di Alicarnasso, la monumentale tomba voluta da Re Mausolo per tramandare in eterno la propria gloria e che i posteri definirono come una delle sette meraviglie del mondo antico. La tomba venne costruita ad Alicarnasso capitale della Caria, al centro della città e in prossimità del porto. Distrutto probabilmente da un terremoto, quel che ne rimase fu riutilizzato per la costruzione del castello di San Pietro, dai cavalieri di Rodi, a partire dal 1402, sede oggi del pionieristico museo di archeologia subacquea dove sono esposti ritrovamenti risalenti fino all’età del bronzo. Afrodisia fu invece il centro di una delle più famose scuole di scultura del mondo antico ed ebbe grande importanza come centro di diffusione di movimenti artistici. Al confine tra Caria e Frigia, deve la sua fortuna alla presenza di cave di marmo nelle immediate vicinanze da cui le numerose officine di lavorazione del marmo. Ogni quattro anni si svolgevano le gare “Lisimachee Tatianee” dal nome di chi le aveva fondate nel 180 - 190 d.C; in origine musicali e sceniche furono più tardi affiancate anche da gare di scultura. Hierapolis, (l’odierna Pamukkale) fu fondata invece da Eumene II di Pergamo come colonia militare dopo 190 a.C. anno della battaglia di Magnesia e dell’ampliamento del regno di Pergamo fino al Tauro. Benché spesso colpita da terremoti, la città conobbe una grande prosperità durante l’epoca imperiale e soprattutto sotto Settimio Severo e Caracalla. Caratteristico di Hierapolis era uno strano luogo di culto: il Plutonion o Charoneion, una caverna ricca di acido carbonico. Il cristianesimo si sviluppo particolarmente nella città e secondo la tradizione qui venne sepolto il corpo dell’apostolo Filippo. Famoso è il fenomeno della “pietrificazione delle acque” come narrato da Strabone nella sua (Geographia, XII, 4, ss.) “[…] Verso le parti mediterranee e rimpetto a Laodicea, sta Gerapoli, dove sono le sorgenti di acque calde; e poi il Plutonio, due cose straordinarie. Perocchè quelle acque hanno tanta facilità a pietrificarsi che facendole correrete per certi canaletti che si fanno a tal uopo, si convertono tosto in una pietra che a guisa di siepe determina le divisioni dei campi: e il Plutonio […] tutto quello spazio è pieno di una caligine densa e nebbiosa in modo che a stento vi si può vedere il terreno. […] se un essere vivente vi si inoltra, cade morto in un subito.” E infatti Pamukkale è un luogo spettacolare, magico, unico aI mondo: il suo nome significa: Castello di Cotone, per i suoi castelli pietrificati di un bianco abbagliante. Sono le acque delle sorgenti termali che, cariche di sale calcareo, versandosi sui bordi dell’altopiano creano questa fantastica formazione di stalattiti e bacini.

5° giorno  Pamukkale –  Uşak  – Sardi  
Uşak è una città della Turchia situata nella parte occidentale dell'Anatolia e capoluogo della provincia omonima. Nel suo ricco museo, che vale ovviamente una sosta poiché conserva numerosi reperti dei tanti siti presenti nella provincia, ospita tra i tanti anche il famosissimo “Tesoro di Creso”, sottratto per anni alla Turchia e restituito solo a seguito di una lunga contesa. Recentemente è stata promossa una campagna per il restauro dei reperti che sembrano vertere in uno stato di totale degrado. I pezzi di valore inestimabile non hanno mai ricevuto adeguati trattamenti di preservazione, e subiscono un processo di corrosione chimica e fisica da quando sono tornati alla luce. A conferma del fatto che il “Tesoro di Creso” rischia danni irreversibili, il principale responsabile per la Cultura ed il Turismo di Usak ha richiesto l’intervento del Ministero della Cultura e del Turismo per la cura ed il restauro dei reperti. Il Tesoro di Creso, composto da centinaia di monete d’oro per lo più risalenti al VII secolo a.C., apparteneva alla popolazione della Lidia, che, guidata dal celebre re Creso, accumulò un’enorme ricchezza e diede nuova forma alla storia umana. Ancora oggi, nel linguaggio comune, si usa l’espressione “ricco come Creso”. Il tesoro, rimosso da tre scavi illegali nel 1966-67 fu venduto all’America da contrabbandieri da Izmir e Istanbul. La Turchia ritrovò i reperti rubati nel 1985, quando circa 55 pezzi della collezione furono esposti al Metropolitan Museum, offrendo un chiaro indizio del luogo in cui era nascosto il resto del Tesoro. La Turchia aprì una contesa internazionale contro il Museo per ottenere la restituzione dei pezzi nascosti nelle sale dello stesso museo. Realizzando che avrebbe quasi certamente perso la contesa, il museo restituì il “Tesoro di Creso” alla Turchia nel 1987.

6° giorno  dall’antica Sardi all’ellenistica Pergamo
Sardi fu l’antica capitale della Lidia, regno di Creso. Durante l’avanzata di Alessandro Magno da Dascileo a Sardi, quest’ultima non si dimostrò ostile e non oppose resistenza all’invasione. Ne seguì un periodo florido di notevole sviluppo e oggi, a testimonianza di questo glorioso passato, restano le rovine del tempio di Artemide e il ginnasio. In città vi erano numerosi templi, come il grande santuario di Asclepio e il monumentale altare di Zeus e Atena (di quest'ultimo esiste una parziale ricostruzione, con elementi solo in parte originali, nel Pergamon Museum di Berlino). Pergamo divenne capitale della provincia romana d’Asia, e continuò a fiorire per due secoli. Fu, inoltre, la prima città dell'Asia che introdusse ufficialmente il culto dell'imperatore: già nel 29 a.C. Augusto autorizzò la costruzione di un tempio dedicato alla dea Roma e a lui stesso. A Pergamo si trova il celebre altare dedicato a Zeus, una ripresa su scala grandiosa e monumentale degli altari ionici con l’aggiunta di un recinto ornato di splendide colonne e decorato dai celeberrimi e colossali fregi - uno ad altissimo rilievo della gigantomachia e uno a bassorilievo con le storie di Telefo – oggetto di studio, fin dai primi anni, di ogni studente di archeologia.  Un tempo grande centro di cultura, Pergamo conserva oggi anche i resti della celebre biblioteca in cui si dice fossero raccolte 200.000 opere tra le più famose e importanti dell’antichità.

7° giorno Alla scoperta delle antiche poleis di Kyme e Smirne
L’antica città di Kyme si estendeva su due colline in prossimità del mare, all’interno di una baia oggi chiamata Nemrut Limani Secondo la tradizione, la città fu fondata intorno al 1050 da Eoli provenienti dal "Fricio Locrico", in un sito già abitato dai Pelasgi. La città, poco dopo la fondazione, fu al centro di traffici commerciali che interessavano l'Egeo e l'Occidente e partecipò alla fondazione di Cuma in Campania. Nel 1925, una missione cecoslovacca, diretta da A. Salaç, portò alla luce numerosi resti, tra cui un portico, una casa detta "del vasaio" ed un piccolo tempio di Iside. Seguirono dei saggi turchi, uno brevissimo nel 1955, poi tra il 1979 e il 1984 ad opera del Museo di Izmir. Dal 1982 le ricerche furono condotte dall'Università di Catania, dapprima congiuntamente con il Museo di Izmir e dal 1986 autonomamente con la responsabilità integrale delle ricerche nel sito. Smirne invece, nel IV sec. a.C. sotto Alessandro Magno, conobbe un notevole sviluppo: una nuova città e la fortezza di Kadifekale vennero edificate sulle falde del monte Pagos. In epoca romana (I sec. a.C.) la città conobbe un nuovo periodo di splendore; fu poi conquistata dai Bizantini (IV sec. d.C.), dai Selgiuchidi (XI sec. d.C.) e infine entrò nel 1415 nel regno ottomano. Fu città cosmopolita, luogo natale di Omero e svolse un importante ruolo commerciale per chi percorreva la “strada dell’oro”, via carovaniera che attraversava le antiche regioni di Lidia, Frigia, fino alla capitale Hittita di Hattusa e della Mesopotamia. Oggi spiccano le impressionanti rovine di Kadifekale, dove Lisimaco costruì un’imponente fortezza che tuttora domina la città offrendo al visitatore un incantevole vista sul golfo.

8° giorno Rientro in Italia
 
ITINERARIO IN BREVE:

28  Dicembre Milano / Izmir / Kusadasi
02° giorno     Kusadasi / Efeso / Kusadasi
03° giorno     Kusadasi / Priene / Mileto / Iasos / Bodrum
04° giorno     Bodrum / Afrodisia/ Pamukkale ( Hierapolis )
05° giorno      Pamukkale / Uşak / Sardi
06°giorno      Sardi /  Pergamo
07° giorno     Pergamo / Kyme / Izmir  ( tutto pomeriggio Izmir )
04  Gennaio   Izmir / Milano

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

minimo 16 persone                               € 1.045


ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO          €  50

LA QUOTA COMPRENDE
LA QUOTA NON COMPRENDE
SUPPLEMENTI
 
AVVERTENZE
Precisiamo che per effettuare il viaggio occorre passaporto valido almeno sei mesi dalla data di ritorno del viaggio. E’ assolutamente vietato l’ingresso in Turchia, se il passaporto contiene il visto di Israele o altri timbri rilasciati ai posti di frontiera per il suddetto paese (es. Egitto-Israele o Giordania-Israele) e delle relative frontiere: Taba, Arawa, Allenby, Sheikh, Hussein.

PER INFORMAZIONI annaluisa.rotolo@gmail.com tel 339 5828907

UN PO' DI STORIA...
Le grandi poleis della costa ionica orientale
Già dall’VIII sec. a.C., i Greci stabilirono contatti con le coste dell’Asia Minore occidentale e in particolar modo con le regioni delle future Lidia e Frigia. La ceramica decorata di Sardi, celebre centro della Lidia, non solo attesta la presenza greca tra il 750 e il 725, ma anche un ricco scambio culturale con una civiltà – quella frigia – che da secoli era in contatto con il mondo mesopotamico e in particolar modo con la cultura di Urartu. All’inizio del V sec., alla vigilia dello scontro tra l’Ellade e i Persiani, si conclude quel “periodo arcaico” avviato con la rinascita dell’VIII sec. che aveva prodotto conquiste di enorme importanza: dall’alfabetizzazione alla monetazione, alla nascita e diffusione del sistema delle città-stato. Un processo che nel giro di due secoli condusse i Greci a fondare un gran numero di città sulle coste del Mediterraneo e del Mar Nero, comunità autonome e sovrane, indipendenti dalle poleis di provenienza dei coloni, destinate a diventare, in breve tempo, centri importantissimi nello scacchiere internazionale (sia politico che culturale) tra Asia e Mediterraneo. Tra VI e V sec. a.C. saranno oggetto delle mire espansionistiche dei Persiani, eredi dei potenti Assiri, una tra le grandi potenze che all’epoca si contendevano le regioni dell’Asia Centrale e del Mediterraneo Orientale. Una volta conquistati i territori limitrofi e Urartu, l’attenzione si spostò sulle ricche coste dell’Asia Minore e tutte le città greche vennero in breve sottomesse. Persino il potente principato di Lidia, governato da Creso, cadde sotto gli attacchi di Ciro il Grande e nel 547 fu trasformato in una satrapia: la Yaunia. I Persiani entrarono così per la prima volta in contatto con genti greche, ma il contrasto fu drammatico. Durante tutta l’età classica, i mutevolissimi rapporti con i Persiani influenzarono notevolmente anche le relazioni tra i Greci. Ed è proprio nella Ionia che vanno ricercate le stesse origini del lunghissimo conflitto greco-persiano, come lucidamente vide Erodoto. Dal 546 al 479 a.C. Ciro, Cambise, Dario, Serse I attuarono una politica aggressiva mirante all’espansione dell’impero. Questa prima fase delle “guerre persiane” si concluse grazie alla vittoria dei Greci in due importantissime battaglie: quella di Platea in Beozia e quella di Micale, dopo le quali i Persiani persero tutte le posizioni nella regione greco-anatolica.
Ma gli anni che seguirono non furono caratterizzati dalla pace. Tra la Guerra del Peloponneso e i continui conflitti con la Persia - mai cessati anche per l’ingerenza di quest’ultima nella lotta tra Sparta e Atene - le città della Lidia, della Frigia, della Caria e della Cappadocia si videro sotto costante minaccia. Intorno alla metà del IV sec. a.C. le città greche delle coste dell’Asia Minore caddero una dopo l’altra sotto l’influenza di Mausolo di Caria – un satrapo tributario dell’Impero Persiano che godeva di una grandissima autorità – entrando in collisione con gli interessi di Atene e quasi causando un ennesimo conflitto tra Persiani e Greci. In modo del tutto inaspettato, tuttavia, nel 334 a.C. Alessandro Magno invase la Persia, liberando dal dominio straniero Sardi (capitale della Lidia), Efeso e le altre città greche della regione. Durante l’epoca ellenistica (che inizia tradizionalmente con la morte di Alessandro nel 323) le città dell’Asia Minore furono ancora una volta oggetto delle dispute tra i suoi eredi, in quanto la morte prematura del Condottiero aveva lasciato aperta la questione della legittimità dinastica. Si procedette così a suddivisioni sommarie dal vasto impero e l’Asia Minore venne divisa tra Antigono Monoftalmo, Eumene e Leonnato. I secoli che seguirono furono segnati dall’ostinata lotta tra i Diadochi prima e gli Epigoni poi per riunificare un impero ormai irrimediabilmente diviso. Ad aumentare l’instabilità di queste zone contribuirono inoltre i tentativi di conquista da parte dei Cartaginesi e l’espansione dei Celti (Galati) verso est. Sarà solo con la comparsa di Roma che l’Asia Minore ritroverà la sua unità culturale e una certa stabilità. La comparsa dei Romani coincise con la battaglia di Magnesia del 190 a.C. cui seguì la pace di Apamea del 188 a.C. Fu solo un intervento momentaneo e i benefici delle vittorie romane andarono a vantaggio del Regno di Pergamo, che si estendeva in quel momento fino al Tauro. Successivamente, questo fu il primo territorio provinciale a venire in possesso dello stato romano (133 a.C.) e non in seguito a guerre di conquista ma in virtù di un testamento lasciato da Attalo III, ultimo rappresentante della gloriosa dinastia degli Attalidi cui si doveva l’arresto della micidiale espansione dei Galati. Si giunse così alla costituzione della Provincia d’Asia. I primi anni furono ancora di assestamento. La provincia divenne oggetto della voracità di governatori e finanzieri romani, che provocò la rivolta delle popolazioni asiatiche guidate da Mitridate. Tra l’88 e il 63 a.C. (anno della morte di Mitridate) gli eserciti romani furono impegnati in battaglie che portarono alla costituzione delle province di Bithynia (74 a.C) e Pontus (66 a.C.) – più tardi riunite in una – e di quella della Cilicia (62 a.C.). Con Vespasiano si estinsero le ultime autonomie e fu costituita la provincia di Lycia et Pamphylia (79 d.C.). L’età imperiale fu un periodo di prosperità e fortuna per queste terre, che terminò solo nel terzo venticinquennio del III sec. d.C., quando la pressione esercitata sui confini dalle popolazione barbariche si fece sempre più insostenibile. Ma questa è un’altra storia…