PER RIFLETTERE…

Qualche riflessione del "nostro" don Peppino Barbesta

IL CORNO DEL GIUBILEO

Tentiamo anche noi di soffiare nello jobel, il corno del giubileo. Soffiarvi due motivi:

1°- per chiedere al Signore Gesù: "Signore, quando mai t’abbiamo visto? Se ci mettiamo a cercare ti troviamo?… Trovare Te, non, alla fine, noi stessi e sempre le nostre cose; trovare proprio Te! Tu che doni la vista a noi "ciechi", che liberi noi "prigionieri-schiavi", che dischiudi a noi l’Anno Santo, tempo di Grazia, vero Cuore di Dio che ci accoglie e fa pienamente vivi i nostri giorni".

2°- per chiedere a noi stessi: "Siamo disposti, veramente decisi a vivere un "sabato sacro" elevato a potenza ? Un Sabato, giorno del Signore, che si prolunga, moltiplica per un anno, in ogni giorno della vita, diventa vita, la nostra? Ridiventare un popolo, il popolo di Dio, capace di passare ancora il mare come gli Ebrei; attrezzato per la traversata del deserto, mettendo in discussione noi stessi e a rischio la nostra vita ad ogni passo. Per rinascere a libertà in una terra Promessa, che sarà comunione, sempre più dono di Dio che conquista nostra" … siamo disposti??

…Soffiare nel corno Giubileo!

Attenzione!

Perché oggi non manca la religione o il senso religioso. Tira piuttosto il vento di un sacro formato "bricolage", di una religione del "fai da te". E' una religiosità a carattere soggettivo, con forme prevalentemente emotive per placare le proprie ansie e trovare una parvenza di felicità. Terapia contro la disperazione del presente con risposte immediatamente consolatorie che rispondano al bisogno di senso e di felicità che accompagna da sempre il cammino dell’uomo.

Per noi religiosità e Giubileo sono una persona: Cristo!

Attenzione!

La rivoluzione cristiana è fraternità e amicizia. E non per il nostro gruppo soltanto; neppure appena per i cristiani, ma verso tutti gli uomini. Essere, diventare, riconoscersi fratelli e amici, per incontrare il Signore, trovarci davvero con Lui, averlo veramente tra noi. Convinti che "il sacro" non lo creiamo indossando una veste in più o diversa, ma con un palpito d’anima in più. Il privilegio non sta nel portare un nome, un titolo, ma nello svestirsi e inginocchiarsi ai piedi dei "piccoli" e anche lavandoglieli. Il privilegio del giubileo è sì ristrutturare chiese e basiliche, ma, almeno, pari, pari, le case dei terremotati e dei senza tetto; è fare pellegrinaggi, ma altrettanto far camminare il nostro cuore e la nostra borsa per i vicoli della solitudine, e i sentieri della miseria dei fratelli.

Torna indietro