solidarietà
Dal carcere al palco: lo spettacolo oltre le sbarre
interiori
“Oltre l’immagine” aiuta gli ex detenuti a reinserirsi nella
società. L’associazione organizza musical con protagonisti ex
carcerati nei ruoli di attori, cantanti, ma anche coreografi e
scenografi.
11/11/2007
di Linda Fineschi
In scena una nuova
vita. Con "Oltre
l’immagine” ex detenuti e persone disagiate o emarginate
sociali hanno la possibilità di ricominciare, di reinserirsi
piano piano nella società partendo dal palco di un teatro. E’
con questo obiettivo che nasce nel marzo 2003 l’associazione,
che già nel nome evoca la sua missione: superare il pregiudizio
ed andare oltre le apparenze e al marchio che, specialmente gli
ex carcerati, portano stampato addosso. Attraverso una forma
artistica particolarmente versatile, il musical, queste persone
hanno l’occasione di affrancarsi dal passato attraverso il
canto, il ballo e la recitazione, che offrono loro quel
protagonismo che spesso perseguivano spesso con azioni illegali.
La fondatrice dell’associazione Antonella Baldo
Capilvenere (nella foto) è convinta che lo spettacolo sia un
ottima opportunità di reinserimento e di qualifica per loro, e
proprio con questo obiettivo ha dato vita al progetto.
Come nasce Oltre
l’immagine?
“Nasce da un esperienza personale, della
durata di tre anni, come volontaria nel carcere di Opera, e
dall’impegno profuso in laboratori teatrali rivolti a ragazzi
delle periferie più degradate, spesso con genitori che uscivano
ed entravano dal carcere. Ma un episodio in particolare mi ha
spinto a dedicarmi agli altri: l’incontro con una ragazzina down
che mi ha cambiato la vita. Prima di allora ero una ballerina e
coreografa professionista, con una carriera ventennale alle
spalle, poi, un giorno, durante un mio spettacolo ho conosciuto
questa bambina e la gioia che ho percepito nei suoi occhi mi ha
fatto riflettere. Mi rendeva più felice la sua contentezza che
gli applausi di una platea intera”.
Così ha
deciso di fondare Oltre l’immagine. Con quali
obiettivi?
“Lo scopo era andare al di là della facciata,
dritti al cuore, superando le barriere interiori”.
E
c’è riuscita?
“Per chi esce dal carcere è duro trovare un
lavoro, qualcuno disposto a darti una chance. Se non hai una
famiglia, una casa e un lavoro è molto facile ricadere negli
stessi errori. Il musical è un’occasione importante di
socializzazione ma anche di formazione professionale. Gli ex
detenuti sono impegnati infatti sia sulla scena che dietro il
palco, svolgendo diverse mansioni: coreografi, tecnici del
suono, scenografi oltre che cantanti, ballerini e attori. Finora
ho assistito a tanti buoni risultati, anche perché spesso dietro
ai reati commessi da queste persone c’è una grande voglia di
protagonismo che può essere sfogata sul palco”.
Cioè,
ci spieghi meglio?
“Gli ex carcerati hanno spesso storie
familiari disastrose, sono cresciuti in famiglie che non si
preoccupavano di loro e in ambienti emarginati, ecco perché la
maggior parte di loro arriva a delinquere: per sentirsi
importanti, per far parlare di sè ed essere per una volta
protagonisti. Lo stesso risultato lo si può raggiungere anche
nella legalità, con il teatro appunto”.
Altri
obiettivi futuri?
“Costituirci in cooperativa e dare
lavoro a queste persone, perché possano davvero cambiare vita”.
E non possiamo che farle un in bocca al
lupo.
un video
http://www.oltrelimmagine.org/video/grease_carcere_di_san_vittore_luglio_2006.wmv
Autore:
Linda Fineschi