Le
nostre sfide per il Futuro
Un
grande Benvenuto a tutti Voi,
l'incontro
di oggi conclude l'iter che ci ha portato a riflettere e decidere
di diventare associazione: anche attraverso un momento formale:
la votazione dello statuto e del consiglio direttivo.
Siamo consapevoli di essere ad un momento di svolta e che vogliamo
fare questa scelta "insieme".
Scelta che non vogliamo enfatizzare (come se nascesse una nuova
organizzazione in grado di cambiare i destini del mondo) ma neppure
minimizzare.
Vogliamo vivere questo momento con la giusta consapevolezza, di
quello che siamo e di quello che vogliamo fare: per questo è
importante celebrare e festeggiare questo momento.
Proverò a fare alcune riflessioni (condivise dal coordinamento),
sul nostro cammino, sul contesto in cui viviamo ma soprattutto sulle
sfide e sulle piste di lavoro che ci attendono: non abbiamo la pretesa
di essere esaustivi, consideratelo un contributo da aggiungersi
ai vostri che spero farete successivamente.
1.
Un nuovo inizio
Nell'introdurre
l'incontro oggi abbiamo ripreso un po' di storia e le tappe più
significative.
Della nostra piccola storia (6 anni), vorrei sottolineare l'idea
del "cammino"; Camminando s'apre cammino, abbiamo sempre
detto nei primi incontri e per certi versi questo atteggiamento
ci accompagna ancora oggi.
Persone, adulti, hanno intrapreso un cammino: di condivisione della
vita, di ascolto e confronto con la Parola di Dio, di incontro fraterno.
Ciò presuppone un punto di partenza che è il ritorno
a se stessi, accettare che si ha bisogno degli altri, per affrontare
le nuove sfide della vita adulta, per riprendere dei legami e per
approfondire il rapporto con Dio. La scelta - il più delle
volte - non è tra molte esperienze, ma la vera alternativa
(per molti di noi), è la rinuncia a mettersi in cammino.
Un
cammino comune: uscire dall'isolamento personale e famigliare che
spesso viviamo, per sperimentare una dimensione comunitaria insieme
ad altri: non accettando una certa moda di privatizzazione dell'esperienza
religiosa.
Un
cammino particolare: questo percorso è anche particolare,
nostro. Nessun tentativo di imitazione di ciò che è
già stato fatto, sarebbe sterile ripetizione, e nessuna pretesa
che la nostra rappresenti la via migliore o escludente ad altri
la loro via. Non esiste una strada unica, occorre scegliere la propria.
M. Buber nel "cammino dell'uomo" ben sintetizza questo
aspetto:
"Non si tratta di dire all'uomo quale cammino deve percorrere
perché c'è una via in cui si segue Dio con lo studio,
ed un'altra con la preghiera, una con il digiuno ed un'altra mangiando.
E' compito di ogni uomo conoscere bene verso quale cammino lo attrae
il proprio cuore e poi scegliere quello con tutte le forze. L'universalità
di Dio consiste nella molteplicità infinita dei cammini che
conducono a Lui, ciascuno dei quali è riservata ad un uomo".
Questo
cammino, perché non sia solo lasciato allo spontaneismo,
al consumo di alcuni momenti, ha bisogno di momenti di sosta e di
nuove ripartenze: di un minimo di progettualità.
Quello che ci attende è molto di più di quello che
abbiamo fatto; ma rappresenta anche un'incognita, una scommessa
che si gioca su una rinnovata fiducia reciproca.
2. Lo statuto
Dalla scelta di assegnarci un nome (2 anni fa), alla stesura dello
statuto, un lungo e complesso lavoro della commissione: discusso
e modificato nell'incontro di Altavilla (maggio 2006).
Coniuga gli aspetti di contenuto con quelli più formali sul
funzionamento dell'associazione.
Lo statuto e l'atto costitutivo dicono anche qualcosa sulla nostra
identità.
Un
punto di equilibrio e di sintesi tra:
Tradizione
e innovazione
vengono ripresi alcuni elementi della tradizione Giocista da cui
molti di noi provengono, come l'attenzione all'ambito del lavoro
e all'impegno sociale, l'esperienza del gruppo e della rdv
Non di meno hanno importanza altre dimensioni della vita adulta
quali la famiglia e il rapporto con i figli, la comunicazione e
le relazioni che intessiamo nei vari ambienti, la dimensione internazionale,
l'esperienza del limite, della malattia, gli scacchi della vita,
l'amicizia e l'abbandono, la gioia e la speranza
..
L'oscillazione tra questi poli ci accompagnerà sempre, in
alcuni periodi della vita ci vede maggiormente sbilanciati su un
polo piuttosto che l'altro.
(richiamo agli ambiti individuati dal convegno di Verona: vita affettiva,
fragilità, lavoro e festa, cittadinanza e tradizione).
Innovazione e tradizione anche nel metodo e negli strumenti con
cui abbiamo cercato di gestire i vari incontri.
Ci siamo interrogati a più riprese sui cambiamenti avvenuti
nel mondo del lavoro, che coinvolgono anche noi e le nostre famiglie.
Il lavoro si espande a dismisura, occupando tempi e spazi sempre
maggiori nel nostro quotidiano, provocando enormi scossoni nell'equilibrio
personale e famigliare. Ma abbiamo anche affrontato le conseguenze
in termini di nuova precarietà, di aumento dello sfruttamento,
di bassi salari
..
Un paradosso: pur dedicando più tempo al lavoro, in condizioni
di maggiore insicurezza, il centro dell'identità delle persone
si è spostato " dall'etica del lavoro all'estetica del
consumo" per dirla con Bauman. L'unico potere nei confronti
del capitalismo leggero (oggi si dice del mercato), sembra essere
quello dato dal ruolo di " consumatori" che è entrato
anche nel linguaggio politico, oggi non si dice più lavoratori,
e nemmeno cittadini, ma consumatori.
Non è un caso che anche nei nostri ambienti si parli di consumo
critico, comunità di acquisto, commercio equo e solidale.
Per un "mondo buono pulito e giusto" era lo slogan di
slow food in occasione di Terra madre.
Alcuni studiosi definiscono modernità fluida e liquida l'epoca
che stiamo vivendo, caratterizzata da una sempre maggiore insicurezza
(della propria posizione, dei diritti, della qualità della
vita); da incertezza (rispetto alla stabilità futura) e vulnerabilità
(del proprio corpo, della propria persona e relative appendici
.
Famiglia, amici, quartiere, comunità, città).
Un'identità precisa che vede il proprio centro nel lavoro
e nella conseguente militanza, è oggi improponibile ed anche
invivibile, non ha presa nella quotidianità, pur riconoscendo
al lavoro un ruolo importante.
Tensione
tra unità e diversità.
Dove le diversità al nostro interno (di cammini, di esperienze,
di appartenenze politiche e sindacali), non diventano mai frantumazione,
incomunicabilità, impossibilità di fare un cammino
comune.
Si tratta di una tensione e una preoccupazione forte che richiede:
ascolto reciproco, comprensione profonda, autenticità, riconoscere
nell'accoglienza reciproca e nella PdD il punto di unità
profonda.
In questi anni, alcune volte la diversità si è rivelata
una preclusione anziché un'integrazione e di questo dobbiamo
prendere coscienza.
Identità
che assume anche le nostre debolezze e fragilità. (Gesù
nel Vangelo ci ricorda che non è venuto per curare i sani),
è il riconoscersi poveri e bisognosi, coltivare uno spazio
dentro di sé.
Identità che è dinamica e si misura con la storia:
l'identità forte è paradossalmente quella più
flessibile e aperta al dialogo con le diversità.
Il solo modo che abbiamo per affermare i nostri valori è
metterli in gioco, in rapporto con l'altro, in modo da promuovere
una reciproca fecondazione.
Metafora dei sandali. I sandali sono necessari al cammino, ma anche
strumenti poveri, non assoluti.
Questa è la sfida che abbiamo davanti: essere accoglienti
e ricercare relazioni significative nei confronti di altri sistemi
di valori e di religioni, tra credenti e non credenti, e tra credenti
che provengono da cammini differenti.
3.
Laici cristiani
Un'altra
parola chiave che ritorna spesso.
Il contesto non aiuta molto: anche se parlare di laici sembra essere
ritornato di moda (Verona).
Esistono tanti modi di essere laici e tante visioni del laicato.
Alcuni parlano di una sorta di scisma silenzioso che si sta consumando
tra molti laici credenti e la Chiesa, un ripiegamento in ambiti
più personali e professionali.
Una diaspora silenziosa: è sicuramente una grande tentazione,
defilarsi nel privato, nel lavoro, ritagliandosi un proprio spazio.
Si moltiplicano i documenti (troppi) anche ben fatti, in cui almeno
a parole è tutto molto chiaro
..
Però
..la realtà che spesso viviamo è
molto distante
. Ognuno avrebbe da scrivere un libro: ma non
vogliamo essere un luogo di lamentazioni
Difficoltà dell'associazionismo laicale.
Forse
nel nostro piccolo e con molta umiltà, AT può offrire
il proprio contributo evidenziando alcune questioni: innanzi tutto
di metodo, spostando l'attenzione dal dover essere (nei vari ambiti
della vita), alla vita reale (il quotidiano), dando la parola ai
laici.
Essere
un luogo (l'associazione) e far crescere luoghi (gruppi, comunità)
di discernimento tra fede e vita quotidiana. Non esiste dimensione
della vita che non richieda di essere evangelizzata, che non abbia
un punto critico.
Andare oltre l'emotività dei bei momenti collettivi.
N. Ginzburg così coglie questa unità della vita :
"ci dobbiamo sempre ricordare che ogni dimensione della vita,
ogni rapporto umano,ogni specie di rapporto con il prossimo, ogni
scelta, è un'azione umana e dunque è sempre bene o
male, verità o menzogna, carità o peccato".
Sperimentare
una spiritualità che sostenga e dia speranza e gioia al quotidiano,
inteso come luogo teologico, in cui si condivide la presenza di
Dio nell'anonimato, in modo quasi irriconoscibile, in ambienti non
ecclesiali.
Mi ha fatto riflettere questa notizia comparsa su un giornale locale:
"corso di formazione teologica per adulti in 10 serate ha come
tema: la Chiesa luogo della fede cristiana professata personalmente".
L'uomo
è anche gesto, devozione, preghiera: in fondo tra la quotidianità
e la preghiera si è rotto un rapporto, viviamo una fede che
si alimenta con momenti eccezionali.
Quale ritualità, preghiera, accompagna il quotidiano?
Ci aspetta una bella avventura, occorre promuovere questa prassi
dove esperienza di vita, annuncio evangelico, tradizione della Chiesa,
si incontrano; in fondo è un laboratorio dove siamo chiamati
a coniugare il massimo della tradizione che abbiamo la responsabilità
di approfondire e studiare e trasmettere alle nuove generazioni,
con il massimo della scioltezza. Ben ancorati al vangelo e allo
stesso tempo liberi e sciolti per accogliere molte persone in modo
libero e liberante.
In
questa logica avvertiamo l'esigenza di sperimentare un rapporto
diverso con i preti e i religiosi: non in una logica di potere capovolta,
ma di reciproco sostegno e fecondazione. Andare oltre la logica
dell'assistente classico. E' un cammino, qualcosa di nuovo si è
sperimentato, resta un terreno di ricerca.
Abbiamo tutti apprezzato e vissuto la presenza e il ruolo che ha
avuto don Oreste nell'accompagnarci in questi anni, sempre disponibile
e presente, un punto fermo: e di questo lo ringraziamo molto. Non
senza rinnovargli l'invito a essere nel nuovo consiglio direttivo.
Responsabilità
di ripensare gli strumenti: se non noi, chi altri?
E' importante avviare una riflessione sulle diverse esperienze di
gruppo e sui metodi e dispositivi che pratichiamo, non tanto per
omogeneizzarli, ma piuttosto per scambiarci stili e metodi di fare
gruppo. Speriamo nei prossimi anni, anche su questi aspetti di fare
qualche piccolo passo in avanti.
4.
Nel Mondo
Negli
incontri di questi anni, mi ha sempre colpito la grande pluralità
di professioni che viviamo, e l'altrettanto variegata presenza come
impegno e partecipazione dalla politica al sindacato al quartiere
alla scuola, alle associazioni di volontariato, solidarietà
internazionale
, insieme all'impegno per la crescita
dei figli, alla famiglia, agli impegni parrocchiali.
AT, rappresenta un luogo dove mettere in relazione tutte queste
diversità, e arricchirci reciprocamente dell'esperienza altrui.
E' anche un luogo (un porto sicuro), dove non si è accolti
per il ruolo che si ha nella società, o per l'appartenenza
politica e sindacale. Convergere sull'essenziale e mantenere le
divergenze sull'opinabile.
Lo
scandalo della povertà
Essere attenti e lasciarci interrogare dai poveri. Gli scarti umani
necessari al benessere dei consumatori, nelle società moderne
sono vicini, convivono nelle stesse città, sullo stesso territorio.
La povertà fa paura, in qualche modo ci riguarda, paura di
non farcela, paura della precarietà, della malattia, ci sentiamo
più vulnerabili, in relazione alla responsabilità
di pensare ad un futuro per la nostra famiglia.
C'è un nuovo legame tra lavoro-bassi salari- povertà.
Si è poveri pur lavorando moltissimo.
Nuovo Apartaid salariale a parità di lavoro si sta creando
in numerose aziende del nostro territorio.
Questo non può lasciarci indifferenti. Anche in relazione
ai salari di alcune categorie che sono addirittura fuori dal mercato
e gridano allo scandalo.
Quanto vale un'ora di lavoro? Per molti meno di una pizza.
Su questo problema del "giusto salario", con gli amici
di Comunità e lavoro di Milano, abbiamo già realizzato
un primo momento di incontro e scambio a Novara nel Maggio scorso.
Siamo chiamati a dare un seguito anche nella nostra realtà
(CSBL).
Ritornare
sull'impegno politico e sindacale,
Negli ultimi incontri (R, Moro) veniva forte la sollecitazione a
riflettere sulle forme di partecipazione politica e sindacale che
viviamo: pur non assolutizzando questa dimensione pensiamo sia importante
un nostro approfondimento, partendo anche dalle esperienze che viviamo
al nostro interno.
Abitare
la terra
. Un'apertura verso il mondo.
Alcuni di noi sono inseriti in progetti di sostegno in diverse parti
del mondo, altri portano avanti esperienze di commercio equo e solidale,
terra madre
..
Mondialità, sviluppo sostenibile, fame. Distribuzione delle
risorse, immigrazione
. Rappresentano le nuove sfide con cui
misurarci e anche nuovi ambiti di impegno e partecipazione.
Misurarci con queste emergenze, relativizza anche tanti nostri pseudo
- problemi e ci apre ad una riflessione sugli stili di vita e di
consumo del nostro mondo e delle nostre famiglie.
5.
I nostri limiti: un punto di forza?
Siamo
altresì consapevoli dei numerosi nostri limiti (di numeri,
di elaborazione, di risorse); fin dall'inizio abbiamo sentito il
bisogno di non considerarci autosufficienti, e di invitare ai nostri
incontri tanti gruppi, associazioni diverse da noi; quello che siamo
diventati ora, lo dobbiamo anche ai diversi contributi che ci hanno
arricchito.
Non vogliamo coltivare un bel cantuccio caldo e confortevole, una
nicchia (tinca di Ceresole); sarebbe un sublime egocentrismo.
Pur essendo e rappresentando un cammino particolare, riteniamo che
vada integrato con altre esperienze e percorsi.
Il CSBL può essere questo luogo di confronto, incontro ed
iniziative con altre realtà (già successo in occasione
dei referendum).
Essere tra i co-promotori e partecipare attivamente: si apre un'altra
opportunità di lavoro.
6.
Questioni aperte
La
dimensione di Chiesa: è un aspetto da approfondire, pensiamo
di essere un'esperienza di Chiesa, anche se al momento non ci siamo
posti il problema del riconoscimento.
Ci riteniamo dei credenti che partecipano alla loro Chiesa locale
nelle forme più svariate o hanno dei riferimenti in comunità
varie oppure faticano ad avere dei riferimenti.
Nel futuro pensiamo sia importante fare una seria riflessione sull'evangelizzazione
oggi, e quale Chiesa per cristiani adulti?
7.
La sfida educativa nella vita adulta
Pensiamo
possa essere il tema conduttore per il prossimo anno, con alcune
attenzioni:
- adulti - giovani "chi glielo dice a chi è giovane
adesso
"
Noi e i nostri figli - Genitori per sempre.
Educazione permanente - luoghi e spazi per l'educazione degli adulti.
Accompagnare il cammino con una riflessione sull'evangelizzazione.
8.
Il nuovo consiglio direttivo.
Fin
dall'inizio, l'esperienza si è retta grazie alle persone
che si sono fatte promotrici e hanno deciso di fare una proposta
ad altri. E' stata un'esperienza intensa e bella, e come tutte le
cose soggetta a cambiamenti e rinnovamenti.
In questi mesi, il coordinamento (consiglio direttivo), ha subito
un piccolo terremoto: alcuni hanno lasciato come Salvatore Passeri
che ringraziamo moltissimo (ha avuto il ruolo del grillo parlante
" la nostra coscienza critica
" e ci mancherà
molto ma è passato ad altri impegni importanti);
ad altri è stato chiesto di entrare nel nuovo gruppo e hanno
accettato, e di questo li ringraziamo molto.
Il nuovo CD, un bel gruppo, eterogeneo, rappresenta un'esperienza
gratificante ma anche impegnativa.
Nella nostra piccola esperienza il gruppo di coordinamento è
un elemento fondamentale, luogo di discussione e di confronto, preparazione
degli incontri.
Tuttavia sono preziosi i contributi di persone esterne al coordinamento,
che danno una mano: ad esempio nulla sarebbe possibile senza il
ruolo attivo ricoperto da Roberto Cignarale, per tutti gli aspetti
organizzativi - di logistica ed economici.
Ma abbiamo ancora necessità di persone che si dedichino maggiormente,
per migliorare e crescere.
Ora
però abbiamo bisogno di passare dallo spontaneismo, alla
rappresentanza.
Questo è il momento del passaggio democratico:
tuttavia in via eccezionale chiediamo un voto su tutto il gruppo
- e non individuale
(considerate le nuove persone interessate e la loro disponibilità
- da conciliare con il loro grande e impegnativo contributo offerto
all'incremento demografico!!!)
9.
Organizzazione
La
formula degli incontri nel sabato e domenica si è rivelata
azzeccata, offre la possibilità di socializzare, di avere
degli spazi più dilatati. Anche per i bambini è un
buon momento.
Tuttavia
. Le situazioni cambiano velocemente (il sabato è
diventato a tutti gli effetti un giorno lavorativo, crescono gli
impegni dei figli, catechismo, sport ecc
).
Per cui ci chiediamo se è giunto il momento di incominciare
a pensare ad altre modalità di incontro (solo la domenica).
Organizzare dei momenti di socializzazione (gita sulla neve), in
cui invitare anche amici, compagni di lavoro ecc
..
Impegno del CD a fare un giro nei gruppi esistenti,
Suddivisione dei compiti all'interno del CD, con la possibilità
di avvalersi di esperienze e competenze tra i partecipanti ad AT.
AT resta un'esperienza aperta a tutti , non è richiesta l'adesione.
Calendario annuo degli impegni
10. Conclusioni
Mi
tornano in mente alcune parole chiave che vedo centrali anche per
la nostra esperienza e allo stesso tempo rappresentano anche una
sfida che sta davanti a noi:
o Fiducia reciproca: crescere nella stima gli uni verso gli altri,
volersi bene ed apprezzarsi, creare e potenziare dei legami
o L'accoglienza: apertura verso l'altro "non mi conoscevate
e mi avete accolta" (donna eritrea di Terra madre al gruppo
che li ha accolti
.).
o La gioia, tema dell'approfondimento religioso di domani.
Aspetto decisivo per la nostra fede e la nostra vita, al di là
di una certa stanchezza, tristezza, mal di vivere che a volte ci
assale.
o Il Futuro - rappresentato dai nostri figli che ci accompagnano
e ci circondano nei nostri incontri, e che ci chiedono di avere
uno sguardo positivo verso il mondo
Susa
11.11.2006 per il coordinamento: Gianbeppe Battaglino
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