Relazione del presidente - G. Battaglino

Susa, 11 Novembre 2006
 

Le nostre sfide per il Futuro


Un grande Benvenuto a tutti Voi,

l'incontro di oggi conclude l'iter che ci ha portato a riflettere e decidere di diventare associazione: anche attraverso un momento formale: la votazione dello statuto e del consiglio direttivo.
Siamo consapevoli di essere ad un momento di svolta e che vogliamo fare questa scelta "insieme".
Scelta che non vogliamo enfatizzare (come se nascesse una nuova organizzazione in grado di cambiare i destini del mondo) ma neppure minimizzare.
Vogliamo vivere questo momento con la giusta consapevolezza, di quello che siamo e di quello che vogliamo fare: per questo è importante celebrare e festeggiare questo momento.
Proverò a fare alcune riflessioni (condivise dal coordinamento), sul nostro cammino, sul contesto in cui viviamo ma soprattutto sulle sfide e sulle piste di lavoro che ci attendono: non abbiamo la pretesa di essere esaustivi, consideratelo un contributo da aggiungersi ai vostri che spero farete successivamente.

1. Un nuovo inizio

Nell'introdurre l'incontro oggi abbiamo ripreso un po' di storia e le tappe più significative.
Della nostra piccola storia (6 anni), vorrei sottolineare l'idea del "cammino"; Camminando s'apre cammino, abbiamo sempre detto nei primi incontri e per certi versi questo atteggiamento ci accompagna ancora oggi.
Persone, adulti, hanno intrapreso un cammino: di condivisione della vita, di ascolto e confronto con la Parola di Dio, di incontro fraterno.
Ciò presuppone un punto di partenza che è il ritorno a se stessi, accettare che si ha bisogno degli altri, per affrontare le nuove sfide della vita adulta, per riprendere dei legami e per approfondire il rapporto con Dio. La scelta - il più delle volte - non è tra molte esperienze, ma la vera alternativa (per molti di noi), è la rinuncia a mettersi in cammino.

Un cammino comune: uscire dall'isolamento personale e famigliare che spesso viviamo, per sperimentare una dimensione comunitaria insieme ad altri: non accettando una certa moda di privatizzazione dell'esperienza religiosa.

Un cammino particolare: questo percorso è anche particolare, nostro. Nessun tentativo di imitazione di ciò che è già stato fatto, sarebbe sterile ripetizione, e nessuna pretesa che la nostra rappresenti la via migliore o escludente ad altri la loro via. Non esiste una strada unica, occorre scegliere la propria. M. Buber nel "cammino dell'uomo" ben sintetizza questo aspetto:
"Non si tratta di dire all'uomo quale cammino deve percorrere perché c'è una via in cui si segue Dio con lo studio, ed un'altra con la preghiera, una con il digiuno ed un'altra mangiando. E' compito di ogni uomo conoscere bene verso quale cammino lo attrae il proprio cuore e poi scegliere quello con tutte le forze. L'universalità di Dio consiste nella molteplicità infinita dei cammini che conducono a Lui, ciascuno dei quali è riservata ad un uomo".

Questo cammino, perché non sia solo lasciato allo spontaneismo, al consumo di alcuni momenti, ha bisogno di momenti di sosta e di nuove ripartenze: di un minimo di progettualità.
Quello che ci attende è molto di più di quello che abbiamo fatto; ma rappresenta anche un'incognita, una scommessa che si gioca su una rinnovata fiducia reciproca.


2. Lo statuto
Dalla scelta di assegnarci un nome (2 anni fa), alla stesura dello statuto, un lungo e complesso lavoro della commissione: discusso e modificato nell'incontro di Altavilla (maggio 2006).
Coniuga gli aspetti di contenuto con quelli più formali sul funzionamento dell'associazione.
Lo statuto e l'atto costitutivo dicono anche qualcosa sulla nostra identità.

Un punto di equilibrio e di sintesi tra:

Tradizione e innovazione
vengono ripresi alcuni elementi della tradizione Giocista da cui molti di noi provengono, come l'attenzione all'ambito del lavoro e all'impegno sociale, l'esperienza del gruppo e della rdv……
Non di meno hanno importanza altre dimensioni della vita adulta quali la famiglia e il rapporto con i figli, la comunicazione e le relazioni che intessiamo nei vari ambienti, la dimensione internazionale, l'esperienza del limite, della malattia, gli scacchi della vita, l'amicizia e l'abbandono, la gioia e la speranza…..
L'oscillazione tra questi poli ci accompagnerà sempre, in alcuni periodi della vita ci vede maggiormente sbilanciati su un polo piuttosto che l'altro.
(richiamo agli ambiti individuati dal convegno di Verona: vita affettiva, fragilità, lavoro e festa, cittadinanza e tradizione).
Innovazione e tradizione anche nel metodo e negli strumenti con cui abbiamo cercato di gestire i vari incontri.
Ci siamo interrogati a più riprese sui cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro, che coinvolgono anche noi e le nostre famiglie. Il lavoro si espande a dismisura, occupando tempi e spazi sempre maggiori nel nostro quotidiano, provocando enormi scossoni nell'equilibrio personale e famigliare. Ma abbiamo anche affrontato le conseguenze in termini di nuova precarietà, di aumento dello sfruttamento, di bassi salari…..
Un paradosso: pur dedicando più tempo al lavoro, in condizioni di maggiore insicurezza, il centro dell'identità delle persone si è spostato " dall'etica del lavoro all'estetica del consumo" per dirla con Bauman. L'unico potere nei confronti del capitalismo leggero (oggi si dice del mercato), sembra essere quello dato dal ruolo di " consumatori" che è entrato anche nel linguaggio politico, oggi non si dice più lavoratori, e nemmeno cittadini, ma consumatori.
Non è un caso che anche nei nostri ambienti si parli di consumo critico, comunità di acquisto, commercio equo e solidale. Per un "mondo buono pulito e giusto" era lo slogan di slow food in occasione di Terra madre.
Alcuni studiosi definiscono modernità fluida e liquida l'epoca che stiamo vivendo, caratterizzata da una sempre maggiore insicurezza (della propria posizione, dei diritti, della qualità della vita); da incertezza (rispetto alla stabilità futura) e vulnerabilità (del proprio corpo, della propria persona e relative appendici…. Famiglia, amici, quartiere, comunità, città).
Un'identità precisa che vede il proprio centro nel lavoro e nella conseguente militanza, è oggi improponibile ed anche invivibile, non ha presa nella quotidianità, pur riconoscendo al lavoro un ruolo importante.

Tensione tra unità e diversità.
Dove le diversità al nostro interno (di cammini, di esperienze, di appartenenze politiche e sindacali), non diventano mai frantumazione, incomunicabilità, impossibilità di fare un cammino comune.
Si tratta di una tensione e una preoccupazione forte che richiede: ascolto reciproco, comprensione profonda, autenticità, riconoscere nell'accoglienza reciproca e nella PdD il punto di unità profonda.
In questi anni, alcune volte la diversità si è rivelata una preclusione anziché un'integrazione e di questo dobbiamo prendere coscienza.

Identità che assume anche le nostre debolezze e fragilità. (Gesù nel Vangelo ci ricorda che non è venuto per curare i sani), è il riconoscersi poveri e bisognosi, coltivare uno spazio dentro di sé.
Identità che è dinamica e si misura con la storia: l'identità forte è paradossalmente quella più flessibile e aperta al dialogo con le diversità.
Il solo modo che abbiamo per affermare i nostri valori è metterli in gioco, in rapporto con l'altro, in modo da promuovere una reciproca fecondazione.
Metafora dei sandali. I sandali sono necessari al cammino, ma anche strumenti poveri, non assoluti.
Questa è la sfida che abbiamo davanti: essere accoglienti e ricercare relazioni significative nei confronti di altri sistemi di valori e di religioni, tra credenti e non credenti, e tra credenti che provengono da cammini differenti.

3. Laici cristiani

Un'altra parola chiave che ritorna spesso.
Il contesto non aiuta molto: anche se parlare di laici sembra essere ritornato di moda (Verona).
Esistono tanti modi di essere laici e tante visioni del laicato.
Alcuni parlano di una sorta di scisma silenzioso che si sta consumando tra molti laici credenti e la Chiesa, un ripiegamento in ambiti più personali e professionali.
Una diaspora silenziosa: è sicuramente una grande tentazione, defilarsi nel privato, nel lavoro, ritagliandosi un proprio spazio.
Si moltiplicano i documenti (troppi) anche ben fatti, in cui almeno a parole è tutto molto chiaro…..
Però…..la realtà che spesso viviamo è molto distante…. Ognuno avrebbe da scrivere un libro: ma non vogliamo essere un luogo di lamentazioni……
Difficoltà dell'associazionismo laicale.

Forse nel nostro piccolo e con molta umiltà, AT può offrire il proprio contributo evidenziando alcune questioni: innanzi tutto di metodo, spostando l'attenzione dal dover essere (nei vari ambiti della vita), alla vita reale (il quotidiano), dando la parola ai laici.

Essere un luogo (l'associazione) e far crescere luoghi (gruppi, comunità) di discernimento tra fede e vita quotidiana. Non esiste dimensione della vita che non richieda di essere evangelizzata, che non abbia un punto critico.
Andare oltre l'emotività dei bei momenti collettivi.
N. Ginzburg così coglie questa unità della vita : "ci dobbiamo sempre ricordare che ogni dimensione della vita, ogni rapporto umano,ogni specie di rapporto con il prossimo, ogni scelta, è un'azione umana e dunque è sempre bene o male, verità o menzogna, carità o peccato".

Sperimentare una spiritualità che sostenga e dia speranza e gioia al quotidiano, inteso come luogo teologico, in cui si condivide la presenza di Dio nell'anonimato, in modo quasi irriconoscibile, in ambienti non ecclesiali.
Mi ha fatto riflettere questa notizia comparsa su un giornale locale:
"corso di formazione teologica per adulti in 10 serate ha come tema: la Chiesa luogo della fede cristiana professata personalmente".

L'uomo è anche gesto, devozione, preghiera: in fondo tra la quotidianità e la preghiera si è rotto un rapporto, viviamo una fede che si alimenta con momenti eccezionali.
Quale ritualità, preghiera, accompagna il quotidiano?
Ci aspetta una bella avventura, occorre promuovere questa prassi dove esperienza di vita, annuncio evangelico, tradizione della Chiesa, si incontrano; in fondo è un laboratorio dove siamo chiamati a coniugare il massimo della tradizione che abbiamo la responsabilità di approfondire e studiare e trasmettere alle nuove generazioni, con il massimo della scioltezza. Ben ancorati al vangelo e allo stesso tempo liberi e sciolti per accogliere molte persone in modo libero e liberante.

In questa logica avvertiamo l'esigenza di sperimentare un rapporto diverso con i preti e i religiosi: non in una logica di potere capovolta, ma di reciproco sostegno e fecondazione. Andare oltre la logica dell'assistente classico. E' un cammino, qualcosa di nuovo si è sperimentato, resta un terreno di ricerca.
Abbiamo tutti apprezzato e vissuto la presenza e il ruolo che ha avuto don Oreste nell'accompagnarci in questi anni, sempre disponibile e presente, un punto fermo: e di questo lo ringraziamo molto. Non senza rinnovargli l'invito a essere nel nuovo consiglio direttivo.

Responsabilità di ripensare gli strumenti: se non noi, chi altri?
E' importante avviare una riflessione sulle diverse esperienze di gruppo e sui metodi e dispositivi che pratichiamo, non tanto per omogeneizzarli, ma piuttosto per scambiarci stili e metodi di fare gruppo. Speriamo nei prossimi anni, anche su questi aspetti di fare qualche piccolo passo in avanti.

4. Nel Mondo

Negli incontri di questi anni, mi ha sempre colpito la grande pluralità di professioni che viviamo, e l'altrettanto variegata presenza come impegno e partecipazione dalla politica al sindacato al quartiere alla scuola, alle associazioni di volontariato, solidarietà internazionale………, insieme all'impegno per la crescita dei figli, alla famiglia, agli impegni parrocchiali.
AT, rappresenta un luogo dove mettere in relazione tutte queste diversità, e arricchirci reciprocamente dell'esperienza altrui.
E' anche un luogo (un porto sicuro), dove non si è accolti per il ruolo che si ha nella società, o per l'appartenenza politica e sindacale. Convergere sull'essenziale e mantenere le divergenze sull'opinabile.

Lo scandalo della povertà
Essere attenti e lasciarci interrogare dai poveri. Gli scarti umani necessari al benessere dei consumatori, nelle società moderne sono vicini, convivono nelle stesse città, sullo stesso territorio.
La povertà fa paura, in qualche modo ci riguarda, paura di non farcela, paura della precarietà, della malattia, ci sentiamo più vulnerabili, in relazione alla responsabilità di pensare ad un futuro per la nostra famiglia.
C'è un nuovo legame tra lavoro-bassi salari- povertà. Si è poveri pur lavorando moltissimo.
Nuovo Apartaid salariale a parità di lavoro si sta creando in numerose aziende del nostro territorio.
Questo non può lasciarci indifferenti. Anche in relazione ai salari di alcune categorie che sono addirittura fuori dal mercato e gridano allo scandalo.
Quanto vale un'ora di lavoro? Per molti meno di una pizza.
Su questo problema del "giusto salario", con gli amici di Comunità e lavoro di Milano, abbiamo già realizzato un primo momento di incontro e scambio a Novara nel Maggio scorso.
Siamo chiamati a dare un seguito anche nella nostra realtà (CSBL).

Ritornare sull'impegno politico e sindacale,
Negli ultimi incontri (R, Moro) veniva forte la sollecitazione a riflettere sulle forme di partecipazione politica e sindacale che viviamo: pur non assolutizzando questa dimensione pensiamo sia importante un nostro approfondimento, partendo anche dalle esperienze che viviamo al nostro interno.

Abitare la terra…. Un'apertura verso il mondo.
Alcuni di noi sono inseriti in progetti di sostegno in diverse parti del mondo, altri portano avanti esperienze di commercio equo e solidale, terra madre…..
Mondialità, sviluppo sostenibile, fame. Distribuzione delle risorse, immigrazione…. Rappresentano le nuove sfide con cui misurarci e anche nuovi ambiti di impegno e partecipazione.
Misurarci con queste emergenze, relativizza anche tanti nostri pseudo - problemi e ci apre ad una riflessione sugli stili di vita e di consumo del nostro mondo e delle nostre famiglie.

5. I nostri limiti: un punto di forza?

Siamo altresì consapevoli dei numerosi nostri limiti (di numeri, di elaborazione, di risorse); fin dall'inizio abbiamo sentito il bisogno di non considerarci autosufficienti, e di invitare ai nostri incontri tanti gruppi, associazioni diverse da noi; quello che siamo diventati ora, lo dobbiamo anche ai diversi contributi che ci hanno arricchito.
Non vogliamo coltivare un bel cantuccio caldo e confortevole, una nicchia (tinca di Ceresole); sarebbe un sublime egocentrismo.
Pur essendo e rappresentando un cammino particolare, riteniamo che vada integrato con altre esperienze e percorsi.
Il CSBL può essere questo luogo di confronto, incontro ed iniziative con altre realtà (già successo in occasione dei referendum).
Essere tra i co-promotori e partecipare attivamente: si apre un'altra opportunità di lavoro.

6. Questioni aperte

La dimensione di Chiesa: è un aspetto da approfondire, pensiamo di essere un'esperienza di Chiesa, anche se al momento non ci siamo posti il problema del riconoscimento.
Ci riteniamo dei credenti che partecipano alla loro Chiesa locale nelle forme più svariate o hanno dei riferimenti in comunità varie oppure faticano ad avere dei riferimenti.
Nel futuro pensiamo sia importante fare una seria riflessione sull'evangelizzazione oggi, e quale Chiesa per cristiani adulti?

7. La sfida educativa nella vita adulta

Pensiamo possa essere il tema conduttore per il prossimo anno, con alcune attenzioni:
- adulti - giovani "chi glielo dice a chi è giovane adesso……"
Noi e i nostri figli - Genitori per sempre.
Educazione permanente - luoghi e spazi per l'educazione degli adulti.
Accompagnare il cammino con una riflessione sull'evangelizzazione.

8. Il nuovo consiglio direttivo.

Fin dall'inizio, l'esperienza si è retta grazie alle persone che si sono fatte promotrici e hanno deciso di fare una proposta ad altri. E' stata un'esperienza intensa e bella, e come tutte le cose soggetta a cambiamenti e rinnovamenti.
In questi mesi, il coordinamento (consiglio direttivo), ha subito un piccolo terremoto: alcuni hanno lasciato come Salvatore Passeri che ringraziamo moltissimo (ha avuto il ruolo del grillo parlante " la nostra coscienza critica…" e ci mancherà molto ma è passato ad altri impegni importanti);
ad altri è stato chiesto di entrare nel nuovo gruppo e hanno accettato, e di questo li ringraziamo molto.
Il nuovo CD, un bel gruppo, eterogeneo, rappresenta un'esperienza gratificante ma anche impegnativa.
Nella nostra piccola esperienza il gruppo di coordinamento è un elemento fondamentale, luogo di discussione e di confronto, preparazione degli incontri.
Tuttavia sono preziosi i contributi di persone esterne al coordinamento, che danno una mano: ad esempio nulla sarebbe possibile senza il ruolo attivo ricoperto da Roberto Cignarale, per tutti gli aspetti organizzativi - di logistica ed economici.
Ma abbiamo ancora necessità di persone che si dedichino maggiormente, per migliorare e crescere.

Ora però abbiamo bisogno di passare dallo spontaneismo, alla rappresentanza.
Questo è il momento del passaggio democratico:
tuttavia in via eccezionale chiediamo un voto su tutto il gruppo - e non individuale
(considerate le nuove persone interessate e la loro disponibilità - da conciliare con il loro grande e impegnativo contributo offerto all'incremento demografico!!!)

9. Organizzazione

La formula degli incontri nel sabato e domenica si è rivelata azzeccata, offre la possibilità di socializzare, di avere degli spazi più dilatati. Anche per i bambini è un buon momento.
Tuttavia …. Le situazioni cambiano velocemente (il sabato è diventato a tutti gli effetti un giorno lavorativo, crescono gli impegni dei figli, catechismo, sport ecc…).
Per cui ci chiediamo se è giunto il momento di incominciare a pensare ad altre modalità di incontro (solo la domenica).
Organizzare dei momenti di socializzazione (gita sulla neve), in cui invitare anche amici, compagni di lavoro ecc…..
Impegno del CD a fare un giro nei gruppi esistenti,
Suddivisione dei compiti all'interno del CD, con la possibilità di avvalersi di esperienze e competenze tra i partecipanti ad AT.
AT resta un'esperienza aperta a tutti , non è richiesta l'adesione.
Calendario annuo degli impegni


10. Conclusioni

Mi tornano in mente alcune parole chiave che vedo centrali anche per la nostra esperienza e allo stesso tempo rappresentano anche una sfida che sta davanti a noi:
o Fiducia reciproca: crescere nella stima gli uni verso gli altri, volersi bene ed apprezzarsi, creare e potenziare dei legami
o L'accoglienza: apertura verso l'altro "non mi conoscevate e mi avete accolta" (donna eritrea di Terra madre al gruppo che li ha accolti….).
o La gioia, tema dell'approfondimento religioso di domani.
Aspetto decisivo per la nostra fede e la nostra vita, al di là di una certa stanchezza, tristezza, mal di vivere che a volte ci assale.
o Il Futuro - rappresentato dai nostri figli che ci accompagnano e ci circondano nei nostri incontri, e che ci chiedono di avere uno sguardo positivo verso il mondo

Susa 11.11.2006 per il coordinamento: Gianbeppe Battaglino

 
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