VERSO L'INCONTRO CULTURALE DIOCESANO DEL 23 APRILE 2004
“Sulla flessibilità”

Milano,15 marzo 2004,
 


Da dove nasce l'idea?
L'idea di un "percorso culturale" nasce nell'ambito del Settore Adulti di Azione Cattolica.
Da sempre l'AC cerca modi e strade per produrre pensiero e azioni coordinate, contribuire alla costruzione della buona cultura oggi, attenti ai segni nuovi del tempo che viviamo, ben inseriti nella dinamica educativa di questa Chiesa che siamo, consapevoli tutti di competenze specifiche da mettere al servizio e di vite adulte che desiderano parlare alla Chiesa e alla Storia perché la Fede le interpella sempre, con forza, anche dentro i nuovi schemi di vita.
Non è facile: c'è il rischio di pensare alla cultura come ad un mondo alto e irraggiungibile di pensiero destinato a pochi dotti, anziché a tutte le persone di buona volontà che amano il loro tempo, lo pensano, lo abitano e lo vogliono trasformare.
C'è il rischio anche di ritenere, particolarmente da adulti, che ormai i ritmi di vita, precisi ed incalzanti, debbano avere la priorità su tutto e che siano tramontati gli spazi del pensiero, più tipici - si pensa a volte erroneamente - della fase giovanile.
C'è il rischio, inoltre, di fossilizzarsi su alcuni modi di fare cultura, come se fossero gli unici: leggere la produzione scritta o parlata di altri e assumerla come propria, favorire circoli e momenti molto speciali di riflessione su alcune tematiche, elaborare discorsi e documenti.
La nostra Associazione, attraverso la Presidenza Diocesana, produce da molti anni ormai brevi scritti agili ed attuali, frutto di pensiero, lettura e confronto, per offrire a tutti i soci ma non solo a loro, delle chiavi di lettura "in tempo reale" sui fatti che accadono, sulle vicende sociali e politiche che ci interpellano più fortemente, sui momenti significativi della vita ecclesiale. E' segno che all'AC nel suo insieme, come associazione di laici, preme molto esprimersi, produrre idee, mettersi in dialogo, suscitare dibattito.
Agli Adulti-Giovani dell'Associazione preme così tanto che, oltre ad assumere i Pronunciamenti Diocesani, per conoscerli e confrontarsi, si interrogano anche su come possano nascere idee buone e condivise che riguardano i nodi principali della nostra vita in questi anni 2000, anche "a partire dal basso", attraverso una metodologia semplice ed immediata che permetta a molte persone di partecipare del processo di produzione culturale anche dentro una dinamica associativa, ovvero collettivamente e non solo come singoli.
Un processo di questo tipo è autentico se si avvale della quotidiana esperienza di vita dei credenti, che ogni giorno si interrogano sul significato dell'intreccio tra la Parola di Dio e le parole degli uomini, tra la fede e le opere, tra la formazione e l'azione.
Nel corso della Due-Giorni Diocesana di ottobre a Levo, gli Adulti-Giovani si sono domandati che cosa significa "sortirne insieme", per dirla alla don Milani, ed hanno anche individuato un tema della vita di quelli che sta loro molto a cuore: la flessibilità lavorativa e l'incidenza dei ritmi di lavoro sulla vita privata e sulla famiglia.
Il tema riguarda l'esistenza di tutti, sposati e non sposati, più o meno impegnati nel contesto ecclesiale, convinti della loro scelta di lavoro o ancora molto in fase di costruzione dell'identità lavorativa, felicemente credenti o faticosamente in ricerca.
Si intende favorire un processo che permetta alla vita degli adulti di parlare, forte dell'esperienza vissuta e della competenza acquisita, ma anche di ascoltare la vita degli altri nonché contributi di pensiero molto diversi dal proprio. Occorrono spazi non soffocanti per dire, per raccogliere idee ed informazioni, per costruire insieme un ragionamento non scisso dalla concretezza.

La Commissione Diocesana degli Adulti-Giovani di AC si è assunta il compito di cominciare a raccogliere informazioni, note e nodi sul tema scelto, particolarmente aiutata dal contributo del sociologo Eugenio Zucchetti, che dedica la gran parte del suo studio universitario proprio al tema del lavoro. Costruire idee condivise a partire "dal basso" non significa infatti per noi scavalcare il pensiero accademico, o pensare di sostituirlo con qualche buona chiacchierata, ma se mai integrarlo in un percorso complessivo nel quale sempre più gli adulti si permettano di lasciare l'abito dell'ascoltatore per vestire quello dell'interlocutore.
Talvolta anche nei confronti del Magistero ecclesiale un atteggiamento piuttosto attendista (Cosa devo pensare? Chi devo votare? Come devo agire? Quando posso parlare?) potrebbe lasciare il passo dentro di noi ad uno stile più attivo, partecipativo, responsabile.

L'Incontro Culturale Diocesano

Si terrà il 23 di aprile, in luogo ancora da definirsi (Centro Lazzati?), dalle 20.30 alle 22.30.
Sarà tappa di un percorso e non un punto d'arrivo. Desideriamo tuttavia che sia un appuntamento ben pensato e ben preparato, sufficientemente ricco da soddisfare anche chi partecipa solo a quel momento. Come già richiamato, molto del significato dell'Incontro riisiede nel percorso di preparazione, nello stile con il quale è proposto, scandito nei suoi passaggi, profondamente vissuto dagli Adulti-Giovani.
Pensiamo che l'Incontro potrà essere suddiviso in tre parti:
• una presentazione da parte dei gruppi che vi hanno lavorato tra gennaio e marzo dei racconti di vita e dei nodi individuati;
• una reazione da parte di figure significative (pastoralista, sindacalista, sociologo);
• una discussione tra i presenti e l'individuazione da parte dei responsabili di linee-sintesi per continuare il percorso.

Il tema scelto

Utilizziamo la parola "flessibilità" per riferirci ad un panorama lavorativo molto trasformato, nel quale la ricerca di un posto fisso e duraturo viene sostituita, per la maggioranza di coloro che si affacciano al mondo lavorativo per la prima volta, da una disponibilità del lavoratore a cercare, cambiare spesso, formarsi, adattarsi, e da una tendenza dell'impresa a collocare persone con un curriculum formativo più ricco, disposte a viaggiare spesso, a modificare orari e stili di lavoro più frequentemente. Sia il lavoratore che l'impresa si domandano reciprocamente una maggiore flessibilità per rispondere a esigenze di vita mutate e ad un nuovo mercato del lavoro, più poliedrico.
Tuttavia il nuovo quadro disegnato dalla forte tendenza alla flessibilità porta contraddizioni e problematiche spesso laceranti: in particolare dal punto di vista del lavoratore, una flessibilità "subita" permette di definire con difficoltà il proprio progetto di vita, penalizza i legami affettivi, introduce incertezza, affanno, soprattutto quando forme di lavoro interinale o contratti "a progetto" non fanno intravedere la minima garanzia di crescita formativa e di stabilità lavorativa nella propria vita.

Scegliamo di non aprire il capitolo della lettura del contesto sociale che ci porterebbe ad allargare troppo il discorso sulla "società individualizzata" o sulla "società dell'incertezza e del rischio" ponendoci la difficoltà di non riuscire ad essere puntuali e a far risuonare meglio le esperienze di vita. Piuttosto, accanto alla "flessibilità dell'impresa e del lavoratore", collochiamo una riflessione sulla "flessibilità dei tempi e dell'esperienza personale", tema che può consentire ai gruppi degli Adulti-Giovani di far emergere nodi reali e forti della vita quotidiana: in che modo è possibile per una donna lavorare a tempo pieno e occuparsi di figli piccoli? Come incide sulla qualità di vita una giornata lavorativa che superi le otto ore? "lavorare con flessibilità" favorisce o ostacola alcune tappe della vita adulta come sposarsi, andare a vivere da solo, avere un figlio?
Per favorire una riflessione più partecipata, scegliamo inoltre di coniugare la parola flessibilità con altre parole che specificano le caratteristiche di una buona esperienza lavorativa:
flessibilità e conciliabilità: si mette a tema il rapporto tra lavoro e vita familiare (con il coniuge e i figli o con la propria famiglia di origine);

flessibilità e occupabilità: si mette a tema la
necessità della crescita formativa e delle tante forme di avvicinamento al lavoro (la propedeutica a lavori nuovi e vari che sempre più andrebbe garantita socialmente perché la flessibilità lavorativa sia percorso possibile e non condanna all'incertezza o al lavoro di basso profilo);
flessibilità e qualità: si mette a tema la necessità
sempre più vincolante che il lavoro incontri i gusti della persona e la soddisfi, constatando che non basta aumentare genericamente i posti di lavoro per collocare chi lo sta cercando, ma occorre favorire lavori di buona qualità;
• flessibilità e stabilità: si mette a tema il bisogno
di sicurezza per il futuro, psicologica, economica, pensionistica.

Per una maggiore comprensione di queste quattro chiavi di lettura, rimandiamo al testo di E. Zucchetti in allegato.

Proposta di metodo

Il gruppo coinvolto deve innanzitutto decidere quanti incontri può dedicare a questo percorso. Può infatti scegliere di dedicarvi due momenti (modulo A), oppure

tutti gli incontri da gennaio a marzo (modulo B), compiendo così dei passi più serrati e potendo maggiormente approfondire la tematica.

Modulo A

Un volontario legge personalmente i due testi di Zucchetti proposti e presenta il tema al gruppo nel corso del primo incontro.
Si propone dapprima la compilazione personale di una tabella che riporta in altezza le quattro parole-chiave associate alla flessibilità:

conciliabilità
occupabilità
qualità
stabilità


incrociate in larghezza con due specificazioni:

è un problema per me

è ciò che vorrei fare per cambiare

Segue un primo confronto tra i membri del gruppo.
Chi si assume il ruolo di conduttore successivamente aiuta i partecipanti a passare dai nodi più personali del discorso, così come suggerito dalla tabella, agli aspetti più collettivi, che possono riguardare le problematiche di un altro, di alcuni membri del gruppo, di altre persone in genere.
Un aiuto ad allargare il discorso è dato dallo sforzo gruppale di compilare una tabella comune, modificando le specificazioni in:

è oggi un problema per i nuovi adulti
è ciò che possiamo fare insieme per cambiare


E' bene cioè che la tematica sia affrontata senza trascurare gli aspetti personali ma anche senza derive intimistiche, come se fosse nodo importante da affrontare solo ciò che riguarda se stessi.

Poiché il tempo del primo incontro può consentire al massimo di stilare un elenco ragionato delle problematiche sia personali che collettive, può essere utile un secondo incontro.
Un membro del gruppo presenta di nuovo a tutti quanto emerso nella tabella collettiva, magari arricchendo la presentazione con qualche informazione in più sulle normative di legge a riguardo o su alcune caratteristiche del panorama lavorativo del territorio (nel caso si può chiedere ai membri della commissione diocesana un aiuto per avere materiali o per cercare una persona con qualche competenza più tecnica in merito). Si può procedere anche scegliendo un nodo problematico e decidendo di approfondire quello in tutte le sue sfaccettature.
Al termine dell'incontro è importante che qualcuno si assuma l'incarico di redigere una sintesi scritta dei contenuti principali emersi.

Modulo B

Ipotizziamo che il gruppo possa lavorare per quattro incontri o, comunque, compiendo quattro passaggi che, nel caso diventi difficile riunirsi, possono essere compiuti in forme diverse (passandosi materiale, ritrovandosi in gruppetti più piccoli in casa, facendo riflettere alcune coppie che già vivono sotto lo stesso tetto, utilizzando la e-mail...)

Primo passaggio
Presentazione della tematica con riferimento ai due testi di Zucchetti:
• "Oltre la flessibilità: qualità e stabilità del lavoro"
• "Il rapporto famiglia-lavoro: questione aperta e snodo rilevante dell'attuale transizione sociale" Discussione in gruppo per l'identificazione della parola chiave ritenuta prioritaria tra le quattro proposte (conciliabilità, occupabilità, qualità e stabilità) alla luce della propria esperienza lavorativa.

Secondo passaggio
Identificazione di un membro del gruppo che presenta l'esperienza più emblematica e al quale viene rivolta un'intervista dettagliata, allo scopo di raccogliere un racconto di flessibilità lavorativa articolato. Tutto il gruppo è chiamato a commentare, mettere in comune la competenza specifica, confrontare con la propria esperienza, far emergere la problematicità del racconto di vita proposto.

Terzo passaggio
Confronto con la legge Biagi e con le opportunità lavorative offerte dal territorio: Lo spostamento dell'accento sul piano più politico-istituzionale può richiedere che il gruppo si avvalga di una figura esterna che alimenti e accompagni la discussione (ad esempio un membro della commissione diocesana che ha competenze specifiche in merito).

Si mettono in luce le prospettive di cambiamento e si prova a riscrivere la storia del membro del gruppo che ha messo a disposizione la sua vicenda personale ipotizzando alcune condizioni cambiate.

La Due Giorni di marzo a Eupilio sarà per tutti tappa strategica per l'approfondimento delle tematiche emerse dal lavoro dei gruppi. Va pensata come momento nel quale si possono creativamente elaborare le presentazioni della problematica nel corso della prima parte dell'incontro culturale di aprile.

 
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