Da dove nasce l'idea?
L'idea di un "percorso culturale" nasce nell'ambito del
Settore Adulti di Azione Cattolica.
Da sempre l'AC cerca modi e strade per produrre pensiero e azioni
coordinate, contribuire alla costruzione della buona cultura oggi,
attenti ai segni nuovi del tempo che viviamo, ben inseriti nella
dinamica educativa di questa Chiesa che siamo, consapevoli tutti
di competenze specifiche da mettere al servizio e di vite adulte
che desiderano parlare alla Chiesa e alla Storia perché la
Fede le interpella sempre, con forza, anche dentro i nuovi schemi
di vita.
Non è facile: c'è il rischio di pensare alla cultura
come ad un mondo alto e irraggiungibile di pensiero destinato a
pochi dotti, anziché a tutte le persone di buona volontà
che amano il loro tempo, lo pensano, lo abitano e lo vogliono trasformare.
C'è il rischio anche di ritenere, particolarmente da adulti,
che ormai i ritmi di vita, precisi ed incalzanti, debbano avere
la priorità su tutto e che siano tramontati gli spazi del
pensiero, più tipici - si pensa a volte erroneamente - della
fase giovanile.
C'è il rischio, inoltre, di fossilizzarsi su alcuni modi
di fare cultura, come se fossero gli unici: leggere la produzione
scritta o parlata di altri e assumerla come propria, favorire circoli
e momenti molto speciali di riflessione su alcune tematiche, elaborare
discorsi e documenti.
La nostra Associazione, attraverso la Presidenza Diocesana, produce
da molti anni ormai brevi scritti agili ed attuali, frutto di pensiero,
lettura e confronto, per offrire a tutti i soci ma non solo a loro,
delle chiavi di lettura "in tempo reale" sui fatti che
accadono, sulle vicende sociali e politiche che ci interpellano
più fortemente, sui momenti significativi della vita ecclesiale.
E' segno che all'AC nel suo insieme, come associazione di laici,
preme molto esprimersi, produrre idee, mettersi in dialogo, suscitare
dibattito.
Agli Adulti-Giovani dell'Associazione preme così tanto che,
oltre ad assumere i Pronunciamenti Diocesani, per
conoscerli e confrontarsi, si interrogano anche su come possano
nascere idee buone e condivise che riguardano i nodi principali
della nostra vita in questi anni 2000, anche "a partire dal
basso", attraverso una metodologia semplice ed immediata che
permetta a molte persone di partecipare del processo di produzione
culturale anche dentro una dinamica associativa, ovvero collettivamente
e non solo come singoli.
Un processo di questo tipo è autentico se si avvale della
quotidiana esperienza di vita dei credenti, che ogni giorno si interrogano
sul significato dell'intreccio tra la Parola di Dio e le parole
degli uomini, tra la fede e le opere, tra la formazione e l'azione.
Nel corso della Due-Giorni Diocesana di ottobre a Levo,
gli Adulti-Giovani si sono domandati che cosa significa "sortirne
insieme", per dirla alla don Milani, ed hanno anche individuato
un tema della vita di quelli che sta loro molto a cuore: la flessibilità
lavorativa e l'incidenza dei ritmi di lavoro sulla vita privata
e sulla famiglia.
Il tema riguarda l'esistenza di tutti, sposati e non sposati, più
o meno impegnati nel contesto ecclesiale, convinti della loro scelta
di lavoro o ancora molto in fase di costruzione dell'identità
lavorativa, felicemente credenti o faticosamente in ricerca.
Si intende favorire un processo che permetta alla vita degli adulti
di parlare, forte dell'esperienza vissuta e della competenza acquisita,
ma anche di ascoltare la vita degli altri nonché contributi
di pensiero molto diversi dal proprio. Occorrono spazi non soffocanti
per dire, per raccogliere idee ed informazioni, per costruire insieme
un ragionamento non scisso dalla concretezza.
La Commissione Diocesana degli Adulti-Giovani
di AC si è assunta il compito di cominciare a raccogliere
informazioni, note e nodi sul tema scelto, particolarmente aiutata
dal contributo del sociologo Eugenio Zucchetti, che dedica la gran
parte del suo studio universitario proprio al tema del lavoro. Costruire
idee condivise a partire "dal basso" non significa infatti
per noi scavalcare il pensiero accademico, o pensare di sostituirlo
con qualche buona chiacchierata, ma se mai integrarlo in un percorso
complessivo nel quale sempre più gli adulti si permettano
di lasciare l'abito dell'ascoltatore per vestire quello dell'interlocutore.
Talvolta anche nei confronti del Magistero ecclesiale un atteggiamento
piuttosto attendista (Cosa devo pensare? Chi devo votare? Come devo
agire? Quando posso parlare?) potrebbe lasciare il passo dentro
di noi ad uno stile più attivo, partecipativo, responsabile.
L'Incontro Culturale Diocesano
Si
terrà il 23 di aprile, in luogo ancora da definirsi (Centro
Lazzati?), dalle 20.30 alle 22.30.
Sarà tappa di un percorso e non un punto
d'arrivo. Desideriamo tuttavia che sia un appuntamento ben pensato
e ben preparato, sufficientemente ricco da soddisfare anche chi
partecipa solo a quel momento. Come già richiamato, molto
del significato dell'Incontro riisiede nel percorso di preparazione,
nello stile con il quale è proposto, scandito nei suoi passaggi,
profondamente vissuto dagli Adulti-Giovani.
Pensiamo che l'Incontro potrà essere suddiviso in tre parti:
• una presentazione da parte dei gruppi che vi hanno lavorato
tra gennaio e marzo dei racconti di vita e dei nodi individuati;
• una reazione da parte di figure significative (pastoralista,
sindacalista, sociologo);
• una discussione tra i presenti e l'individuazione da parte
dei responsabili di linee-sintesi per continuare il percorso.
Il
tema scelto
Utilizziamo
la parola "flessibilità" per riferirci ad un panorama
lavorativo molto trasformato, nel quale la ricerca di un posto fisso
e duraturo viene sostituita, per la maggioranza di coloro che si
affacciano al mondo lavorativo per la prima volta, da una disponibilità
del lavoratore a cercare, cambiare spesso, formarsi, adattarsi,
e da una tendenza dell'impresa a collocare persone con un curriculum
formativo più ricco, disposte a viaggiare spesso, a modificare
orari e stili di lavoro più frequentemente. Sia il lavoratore
che l'impresa si domandano reciprocamente una maggiore flessibilità
per rispondere a esigenze di vita mutate e ad un nuovo mercato del
lavoro, più poliedrico.
Tuttavia il nuovo quadro disegnato dalla forte tendenza alla flessibilità
porta contraddizioni e problematiche spesso laceranti: in particolare
dal punto di vista del lavoratore, una flessibilità "subita"
permette di definire con difficoltà il proprio progetto di
vita, penalizza i legami affettivi, introduce incertezza, affanno,
soprattutto quando forme di lavoro interinale o contratti "a
progetto" non fanno intravedere la minima garanzia di crescita
formativa e di stabilità lavorativa nella propria vita.
Scegliamo
di non aprire il capitolo della lettura del contesto sociale che
ci porterebbe ad allargare troppo il discorso sulla "società
individualizzata" o sulla "società dell'incertezza
e del rischio" ponendoci la difficoltà di non riuscire
ad essere puntuali e a far risuonare meglio le esperienze di vita.
Piuttosto, accanto alla "flessibilità dell'impresa e
del lavoratore", collochiamo una riflessione sulla "flessibilità
dei tempi e dell'esperienza personale", tema che può
consentire ai gruppi degli Adulti-Giovani di far emergere nodi reali
e forti della vita quotidiana: in che modo è possibile per
una donna lavorare a tempo pieno e occuparsi di figli piccoli? Come
incide sulla qualità di vita una giornata lavorativa che
superi le otto ore? "lavorare con flessibilità"
favorisce o ostacola alcune tappe della vita adulta come sposarsi,
andare a vivere da solo, avere un figlio?
Per favorire una riflessione più partecipata, scegliamo inoltre
di coniugare la parola flessibilità con altre parole che
specificano le caratteristiche di una buona esperienza lavorativa:
• flessibilità e conciliabilità:
si mette a tema il rapporto tra lavoro e vita familiare (con il
coniuge e i figli o con la propria famiglia di origine);
•
flessibilità e occupabilità: si mette
a tema la
necessità della crescita formativa e delle tante forme di
avvicinamento al lavoro (la propedeutica a lavori nuovi e vari che
sempre più andrebbe garantita socialmente perché la
flessibilità lavorativa sia percorso possibile e non condanna
all'incertezza o al lavoro di basso profilo);
• flessibilità e qualità: si
mette a tema la necessità
sempre più vincolante che il lavoro incontri i gusti della
persona e la soddisfi, constatando che non basta aumentare genericamente
i posti di lavoro per collocare chi lo sta cercando, ma occorre
favorire lavori di buona qualità;
• flessibilità e stabilità: si mette a tema
il bisogno
di sicurezza per il futuro, psicologica, economica, pensionistica.
Per
una maggiore comprensione di queste quattro chiavi di lettura, rimandiamo
al testo di E. Zucchetti in allegato.
Proposta
di metodo
Il
gruppo coinvolto deve innanzitutto decidere quanti incontri può
dedicare a questo percorso. Può infatti scegliere di dedicarvi
due momenti (modulo A), oppure
tutti gli incontri da gennaio a marzo (modulo B), compiendo così
dei passi più serrati e potendo maggiormente approfondire
la tematica.
Modulo
A
Un
volontario legge personalmente i due testi di Zucchetti proposti
e presenta il tema al gruppo nel corso del primo incontro.
Si propone dapprima la compilazione personale di una tabella che
riporta in altezza le quattro parole-chiave associate alla flessibilità:
conciliabilità
occupabilità
qualità
stabilità
incrociate in larghezza con due specificazioni:
è un problema per me
è ciò che vorrei fare per cambiare
Segue
un primo confronto tra i membri del gruppo.
Chi si assume il ruolo di conduttore successivamente aiuta i partecipanti
a passare dai nodi più personali del discorso, così
come suggerito dalla tabella, agli aspetti più collettivi,
che possono riguardare le problematiche di un altro, di alcuni membri
del gruppo, di altre persone in genere.
Un aiuto ad allargare il discorso è dato dallo sforzo gruppale
di compilare una tabella comune, modificando le specificazioni in:
è
oggi un problema per i nuovi adulti
è ciò che possiamo fare insieme per cambiare
E'
bene cioè che la tematica sia affrontata senza trascurare
gli aspetti personali ma anche senza derive intimistiche, come se
fosse nodo importante da affrontare solo ciò che riguarda
se stessi.
Poiché
il tempo del primo incontro può consentire al massimo di
stilare un elenco ragionato delle problematiche sia personali che
collettive, può essere utile un secondo incontro.
Un membro del gruppo presenta di nuovo a tutti quanto emerso nella
tabella collettiva, magari arricchendo la presentazione con qualche
informazione in più sulle normative di legge a riguardo o
su alcune caratteristiche del panorama lavorativo del territorio
(nel caso si può chiedere ai membri della commissione diocesana
un aiuto per avere materiali o per cercare una persona con qualche
competenza più tecnica in merito). Si può procedere
anche scegliendo un nodo problematico e decidendo di approfondire
quello in tutte le sue sfaccettature.
Al termine dell'incontro è importante che qualcuno si assuma
l'incarico di redigere una sintesi scritta dei contenuti principali
emersi.
Modulo
B
Ipotizziamo
che il gruppo possa lavorare per quattro incontri o, comunque, compiendo
quattro passaggi che, nel caso diventi difficile riunirsi, possono
essere compiuti in forme diverse (passandosi materiale, ritrovandosi
in gruppetti più piccoli in casa, facendo riflettere alcune
coppie che già vivono sotto lo stesso tetto, utilizzando
la e-mail...)
Primo
passaggio
Presentazione della tematica con riferimento ai due testi di Zucchetti:
• "Oltre la flessibilità: qualità e stabilità
del lavoro"
• "Il rapporto famiglia-lavoro: questione aperta e snodo
rilevante dell'attuale transizione sociale" Discussione in
gruppo per l'identificazione della parola chiave ritenuta prioritaria
tra le quattro proposte (conciliabilità, occupabilità,
qualità e stabilità) alla luce della propria esperienza
lavorativa.
Secondo
passaggio
Identificazione di un membro del gruppo che presenta l'esperienza
più emblematica e al quale viene rivolta un'intervista dettagliata,
allo scopo di raccogliere un racconto di flessibilità lavorativa
articolato. Tutto il gruppo è chiamato a commentare, mettere
in comune la competenza specifica, confrontare con la propria esperienza,
far emergere la problematicità del racconto di vita proposto.
Terzo
passaggio
Confronto con la legge Biagi e con le opportunità lavorative
offerte dal territorio: Lo spostamento dell'accento sul piano più
politico-istituzionale può richiedere che il gruppo si avvalga
di una figura esterna che alimenti e accompagni la discussione (ad
esempio un membro della commissione diocesana che ha competenze
specifiche in merito).
Si mettono in luce le prospettive di cambiamento e si prova a riscrivere
la storia del membro del gruppo che ha messo a disposizione la sua
vicenda personale ipotizzando alcune condizioni cambiate.
La
Due Giorni di marzo a Eupilio sarà per tutti
tappa strategica per l'approfondimento delle tematiche emerse dal
lavoro dei gruppi. Va pensata come momento nel quale si possono
creativamente elaborare le presentazioni della problematica nel
corso della prima parte dell'incontro culturale di aprile.
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