Percorso sui Migranti

Milano, 9 Gennaio 2007
 
Azione Cattolica Ambrosiana
Adulti-Giovani

A PROPOSITO DEL PERCORSO SUI MIGRANTI


Queste note non hanno la pretesa di essere una raccolta dei molti contenuti che gli adulti-giovani di AC e tutti i membri del Settore coinvolti nei vari passaggi del percorso hanno scambiato, proposto, attraversato, criticato, costruito in quasi due anni di esperienza. Sarebbe presuntuoso pensare di operare una sintesi, perché non si farebbe tesoro delle tante individualità delle esperienze di tutti coloro che hanno partecipato al percorso (migranti compresi) e delle tante dinamiche gruppali che hanno permesso di affrontare il tema in modo così vivace.

Scegliamo invece di raccogliere le "linee associative" della trama che si sta creando, ovvero i fili che ci fanno dire che si è trattato e si sta trattando di un movimento nella storia da laici cristiani, sostenuti ed entusiasmati dallo strumento propizio di una Associazione come l'Azione Cattolica vissuta da adulti proprio in questo tempo e non in un altro momento della vicenda umana.

Riteniamo prezioso condividere queste riflessioni con il Consiglio Diocesano dell'AC, per mettere meglio a fuoco gli obiettivi sui quali ancora puntare e le questioni che, per la loro natura e portata, sono di tutta l'Associazione e non solo di una sua parte.


IN BREVE, LE TAPPE

La decisione nel settembre 2005 di prestare attenzione ad una dimensione profondamente attuale e quotidiana, come lo è la presenza di tanti migranti nella nostra storia oggi, secondo lo stile dell'ormai consolidato "percorso culturale degli adulti-giovani", uno strumento che ci stiamo dando da alcuni anni per riflettere, crescere, continuare l'esperienza associativa.

L'approfondimento sociologico introduttivo con il Prof. Ambrosini e i primi contatti con singole storie di vita migrante e con il Laboratorio Migranti del Settore Giovani di AC nel corso del 2005-2006.

Lo sguardo storico, giuridico ed etico con il Prof. Bonetti nel corso della Due-Giorni di marzo 2006.

L'incontro culturale di maggio 2006, con l'ascolto dei giovani migranti sulle caratteristiche di una città vivibile per tutti e con la riflessione sulla visione di uno stato capace di proporre cittadinanza ai migranti proposta dal Prof. Onida.

L'attenzione sulle dinamiche dell'accoglienza del migrante e sul profilo del "laico a colori" attraverso la riflessione teologica sullo straniero nella Bibbia proposta dalla Prof. Castenetto nel corso della Settimana Adulti-Giovani, nell'estate 2006. In quell'occasione si è lavorato anche con alcuni formatori (Domenghini, Raimondo) per approfondire alcune dinamiche dell'intolleranza, del rifiuto, della fatica di costruire una seria integrazione.

Lo sviluppo della riflessione secondo uno sguardo più ecclesiale, alla ricerca degli elementi che permettono di scoprire, anche attraverso la presenza dei migranti, che cosa significa "fare chiesa con tutti". Riflessioni della Due-Giorni di ottobre 2006 con un parroco (don Carlo Pirotta), con un'insegnante (Serena Arrigoni) e con alcuni migranti già introdotti nella trama ecclesiale del nostro paese che ci hanno aiutato a riflettere.


PRESUPPOSTI

Affrontare un tema di interesse
E' stato così! Tutti si sono accorti, strada facendo, di potersi soffermare a riflettere su una dimensione della quotidianità. Ci pare che l'obiettivo posto all'inizio di trasformare per noi un tema di interesse sociale e sociologico in una questione che ci riguarda da vicino sia stato raggiunto in modo soddisfacente. Tra gli adulti giovani di AC che hanno fatto il percorso, ora difficilmente si parla di migranti come di "tematica interessante" ma come di fatto concreto della nostra vita da vivere e sul quale riflettere a partire dal Vangelo.

Acquisire competenza
Nello slalom tra tempi ed esigenze della vita adulta, è stato proficuo fermarsi e imparare alcune categorie sociologiche e di politica sociale. Con più determinazione ora affermiamo che la migrazione è un fenomeno storico diffuso e inevitabile, che ha segnato anche la storia del Paese Italia quando a migrare erano i nostri connazionali, che non è innanzitutto una questione di povertà o emergenza sociale (se non in una percentuale minore di casi) ma è soprattutto questione di nuova mentalità da acquisire e di capacità di convivenza tra diversi da riscoprire. Sappiamo anche che i flussi migratori vanno letti come fenomeni singoli ma innanzitutto come fenomeni di gruppo o di etnia (è il motivo per cui numerosi filippini si occupano di pulizia domestica o numerosi egiziani gestiscono locali per la ristorazione…). Sappiamo di essere di fronte ad una trasformazione sociale profonda e inesorabile, che sarebbe ottuso ignorare o pensare di contenere.

Riflettere da credenti
"Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi, tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio" (Levitico 19, 33)
Le categorie teologico-spirituali in merito allo straniero ed alla migrazione sono note eppure sempre sorprendenti quando riaffrontate con la linearità che il testo biblico sa offrire. Non stranieri, né semplicemente ospiti, ma proprio come fossero membri della nostra stessa famiglia… non ci vengono proposti mezzi termini sull'argomento, ma nuovamente ci è chiesta una radicalità della scelta.
La traduzione nella vita ecclesiale è altrettanto chiara ed impegnativa: non si tratta di limitarsi ad un aiuto solidale incentrato sull'assistenza e sulla cessione di alcuni generi di prima necessità, ma di entrare in una dinamica fraterna, che chiede una condivisione ben più profonda. Le nostre comunità stanno compiendo il passaggio dalla visione del migrante come "una nuova povertà" alla visione di un migrante come "fratello nella fede" o "fratello di fede diversa". Ci interroghiamo su come possa essere favorito in modo più esplicito questo passaggio, che nelle nostre teste risente ancora di molti pregiudizi e blocchi (comunque lo straniero per molti cristiani rimane il poveretto che viene accettato se chiede e si accontenta con gratitudine, ma che inquieta se esprime la sua identità, se ci osserva, se manifesta un desiderio più maturo di affermazione e di condivisione).

Confrontarsi a partire dall'esperienza di vita
Siamo certi che un tema di questa portata non entra dentro di noi per lasciare tesori se ci limitiamo a farne una questione intellettuale di lettura sociale. Al contrario, se la prospettiva è quella del laico credente che cerca di convertirsi ogni giorno, il tema dei migranti si affronta stando con i migranti, ascoltandoli, cominciando a sperimentare in noi il superamento dei pregiudizi. La strada maestra per l'abbattimento dei pensieri distorti e dei luoghi comuni sul tema è incontrarsi e parlarsi. Nel percorso culturale abbiamo cercato questi incontri con una certa insistenza e non siamo certo rimasti delusi dalle scoperte fatte. Tuttavia si sviluppa ora l'esigenza di capire che cosa realmente questi incontri hanno fatto scaturire in noi, come hanno modificato il nostro comportamento nei confronti delle posizioni diverse, dei credo differenti, degli altri modi di educare e condurre la vita. Ci interroghiamo più in generale su come la nostra associazione possa promuovere opportunità di incontro innanzitutto come modalità che dovrebbero diventare naturali per vivere la condivisione in un'ottica evangelica e poi come esperienze che attivano strategie di riflessione e cambiamento, che inducono gli adulti a "guardarsi dentro" e a capire "in cosa devono cambiare nel rapporto con gli stranieri". Ci sembrano obiettivi fondamentali per la nostra formazione di credenti.

Riflettere con il Settore Giovani
I giovani dell'Associazione, prima di noi e con vivacità, hanno dato vita al Laboratorio Migranti. Con loro si sta configurando un legame stabile di collaborazione e di ricerca comune. Non è solo un'opportunità associativa, ma un grande valore per noi poterci confrontare con la "prospettiva giovane" nel guardare a questo tema. I giovani hanno una sapienza intuitiva che permette loro di avvertire con più immediatezza i segni del nuovo scenario sociale che si sta configurando. I giovani sono anche portatori di una voglia di "utopia possibile" che può solo alimentare l'entusiasmo tipico della prima età adulta che noi esprimiamo. Vorremmo che questo nostro percorso fosse reciproco e potesse, a sua volta, dare slancio a quello dei giovani.
A novembre 2006 si è realizzato un incontro specifico tra Commissione Adulti-Giovani e Responsabili Giovani del Laboratorio per confrontare gli obiettivi e le piste di riflessione, per non limitarsi a forme di scambio occasionali o specifiche (una testimonianza, un contatto, l'organizzazione di un singolo incontro…)


PAROLE-CHIAVE

(quasi un glossario che possa arricchirsi di parole, man mano che il percorso procede, e che, come in ogni lingua viva, possa trasformarsi, se occorre, nella scoperta di nuove riflessioni e nuove attribuzioni di significati)

NOI/LORO

Una dicotomia da bandire dal vocabolario quando parliamo dei nostri amici migranti (e così il glossario parte già con una contraddizione). Dovremmo imparare a dire un NOI PLURALE, cioè un noi più ricco di individualità e di modelli ma che rimane un unico noi, un noi più capace di dialettica, certo anche di conflittualità, ma per questo meglio idoneo ad affrontare il disagio della diversità ed il conflitto per compiere salti di qualità e per consentire alle novità di emergere e permeare la storia.
Questo punto risulta ancora un nodo teorico molto in evoluzione nelle nostre teste. Ci stiamo domandando come trasformarlo da proclama avvincente a prassi di vita. Si avverte che "mettersi tutti nello stesso gruppo" cambia molte cose e fa provare una certa vertigine positiva, ma mette in luce anche contraddizioni per noi spiazzanti: non è vero che "sono come noi" persone che devono compiere fatiche immani per ottenere un permesso di soggiorno, per mantenerlo, per stare con i loro familiari (pensiamo alla nostra insistenza sul valore della famiglia e alle lacerazioni cui sono sottoposti tanti stranieri proprio da noi), per trovare amici e far parte di un gruppo, per dire la loro opinione senza essere considerati innanzitutto dei cercatori di aiuto. Vorremmo superare la separazione noi/loro e parlare di un gruppo multiculturale, ma dobbiamo fare i conti con lacerazioni provocate dalla noncuranza e dall'ingiustizia.
Avvertiamo la necessità di essere aiutati a cogliere con più precisione dove si producono attorno a noi queste ingiustizie (e non solo su scala mondiale o nelle dinamiche delle multinazionali, che pure è un settore importante), nel quartiere, durante la messa domenicale (un amico di colore durante la due-giorni ci raccontava che prima di venire presentato dal parroco a tutta la comunità, i fedeli si scansavano da lui e dalla sua famiglia quando si sedevano sulla panca in chiesa per partecipare alla messa), nella vita parrocchiale

CAMPANELLO

Secondo la felice espressione del Cardinale Martini, proviamo a guardare a questa importante presenza di stranieri oggi come all'ultimo campanello per la nostra conversione. Ci stiamo convincendo che gli stranieri che stanno abitando tra noi sempre più numerosi sono la nostra vera grande opportunità per compiere fino in fondo la scelta creativa, fraterna e solidale della vita cristiana. Sono una lezione sulla complessità che ci rende sacri ed inviolabili, sono una lezione per la nostra intelligenza perché possiamo imparare a rispondere alla complessità della vita senza mere semplificazioni. Sono il nostro richiamo sullo stile di vita, sul senso della famiglia, sul bisogno di amicizia, sul desiderio di amare, sulla voglia di essere una società giovane e non ripiegata su se stessa. Occorre approfondire la nostra riflessione spirituale domandandoci con più intensità che cosa viviamo tutte le volte che siamo noi bisognosi, soli, desiderosi di essere aiutati ed ospitati.

CITTA'

E' il luogo quotidiano che si trasforma se vecchi e nuovi abitanti si accolgono tra loro. E' il luogo delle contraddizioni più profonde, che può mostrare l'integrazione o i ghetti, i processi di inclusione o l'esasperazione delle diversità che genera violenza. Passiamo in rassegna i vari luoghi della città per scoprire come si vive insieme, italiani e non, quali luoghi sono preferiti e quali sono banditi da chi non ha la cittadinanza. Indubbiamente non possiamo esimerci da una riflessione anche e soprattutto politica. Nel nostro percorso (settimana formativa di questa estate) abbiamo ad esempio sperimentato quanto sia improbo cercare di definire una possibile legge che regoli la migrazione. Ci siamo scoperti pochissimo informati, a tratti intransigenti, troppo schematici, spiazzati. Ben sapendo che per legiferare occorre avere competenze e ruoli specifici, non vorremmo però sottrarci all'esigenza di riflettere affrontando anche i nervi scoperti, le complessità più brucianti.
Solo come esempio chiediamoci: Cosa può fare un'amministrazione comunale di fronte alla proposta di insediamento di un campo di rumeni in un suo quartiere? Come gestisce la protesta dei cittadini? Come la interpreta? E cosa dice ai rumeni (tra l'altro ormai cittadini europei)? E come si pone la comunità cristiana tutta di fronte ai suoi membri che subito dopo aver partecipato alla messa picchettano per giorni e urlano "bruciateli vivi"? Quali strategie sono possibili perché un insediamento di cittadini che inquieta e che talvolta davvero mette in atto condotte antisociali (rubare) o modalità per noi inconcepibili (partorire a 15 anni) possa non risultare un intralcio ma una vicinanza possibile? Come farli cambiare e cambiare anche noi?

COMUNITA' CRISTIANA

E' il luogo caldo della vita dei credenti dentro la città. Non è innanzitutto un luogo fisico, lo sappiamo, ma una fratellanza contagiosa in nome della fede. Oggi è soprattutto sollecitato dai bisogni materiali degli amici migranti, come se da più parti si intuisse che lì dove c'è adesione al Vangelo deve essere naturale la disponibilità a donare e condividere. Tuttavia la comunità cristiana soffre quando il suo dare diventa alibi per non lasciarsi provocare più profondamente dal principale bisogno dei migranti, che è quello di trovare spazio, amicizia, condivisione. La comunità è sollecitata a rimettersi attorno all'altare, alla luce della Parola, per comprendere quale grande dono di comunione sono i migranti e quale segno portano a noi per imparare a condividere.

INTERCULTURA

Non è una gara tra culture, non è una semplice giustapposizione di culture diverse, non è una svalutazione di ogni cultura in nome di una generica convivenza ciò che meglio rappresenta la strada dell'integrazione. E' invece una cultura che nasce da identità distinte e dialoganti, forti ma pronte ad una contaminazione di stili e di linguaggi da parte di altri. Nell'incontro culturale di maggio 2006 abbiamo messo a tema "la città possibile", domandandoci concretamente cosa fare e vivere perché si possa stare insieme. Se assumiamo che gli stranieri non sono solo "braccia", ma persone, allora non può essere solo il lavoro la chiave di lettura che ci permette di comprendere i fenomeni e di fare scelte politiche. Eppure sulla condizione lavorativa è basato tutto, e questo è a nostro avviso un criterio troppo debole per fare integrazione.

VITA QUOTIDIANA

Ciò che accorcia le distanze tra noi e i migranti è la condivisione della vita, l'abitare in un luogo che ha le stesse condizioni climatiche, le stesse dinamiche sociali, gli stessi bisogni di accudire i figli, di lavare i panni, di fare la spesa, di trovare un lavoro, di divertirsi, di esprimere la fede, di imparare cose nuove. Dalla vita quotidiana parte e torna continuamente la nostra riflessione. E' attraverso questa immersione nella vita quotidiana, anche in sede di riflessione, che ricaviamo il senso dei diritti e dei doveri che ci accomunano e che ci indicano scelte da fare per generare buona convivenza e per "fare spazio" in modo autentico ai nuovi arrivati.
Abbiamo sperimentato quanto l'attenzione posta sulla vita quotidiana dei migranti abbia potenziato anche l'attenzione posta sulla nostra vita quotidiana, con le sue contraddizioni e con i suoi aspetti semplici ma oscuri che poco portiamo al vaglio del Vangelo.

CLANDESTINITA'

E' il dramma, la tragedia innanzitutto interiore di chi, privo di un riconoscimento giuridico, inizia un percorso spiazzante di perdita del senso di sé e della sua identità più profonda. E' la fatica di vivere di chi non ha avuto la fortuna di trovare accoglienza, di utilizzare le sue risorse per abitare in un nuovo paese come fosse la sua casa. E' la sofferenza acuta ed indicibile di chi non sa più chi è, troppo poco "vincente" per tornare a casa dai familiari, troppo poco riconosciuto per sentirsi sereno nel continuare la sua vita in un paese nel quale non è nato. La tragedia dei clandestini mette a tema l'esistenza dei Centri di Permanenza Temporanea organizzati come delle carceri, ma anche tutta la questione della cultura della legalità. Lontani dall'avere soluzioni immediate, ci domandiamo a quali tavoli si può partecipare a questa discussione, a che titolo, a quale livello associativo, con quale coinvolgimento della comunità cristiana.


QUESTIONI

ASSOCIAZIONE A COLORI

Che cosa fa sì che fino ad oggi quasi nessun migrante abbia partecipato ai momenti della vita dell'Associazione?
Che cosa ne favorirebbe la partecipazione?

ASCOLTARE IL CAMPANELLO CHE SUONA

Quali passaggi metodologici sono utili per stimolare tutti i membri dell'Associazione a prendere meglio coscienza di quale opportunità sono i migranti per vivere oggi la propria scelta di fede?

ESSERE ATTENTI ALLE TRASFORMAZIONI SOCIALI

Come siamo informati della questione migranti? Attraverso quali fonti, quali canali, quali opportunità di confronto?

Quale contributo dà la nostra associazione alla riflessione per compiere scelte di politica-sociale che portino alla convivenza, alla società interculturale e non alla società delle paure e degli steccati?

CAMBIARE VITA

Quali scelte individuali sono favorenti l'integrazione?

Quali scelte di gruppo favoriscono l'integrazione:
- come gesti e segnali di sana provocazione
- come gesti importanti di costruzione di nuovi modelli di convivenza

CRESCERE NEL PROGETTO FORMATIVO

Come cambia il percorso formativa dell'Azione Cattolica se contempliamo la presenza stabile dei migranti?

Come cambia il percorso formativo delle comunità cristiane se ci si apre, attraverso l'incontro personale, con gente di Paesi diversi, al confronto tra gli stili di vita (sobrietà /consumismo), Ai modi di esprimere la fede nelle diverse religioni, Ai modelli educativi?

 
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