Azione
Cattolica Ambrosiana
Adulti-Giovani
A
PROPOSITO DEL PERCORSO SUI MIGRANTI
Queste note non hanno la pretesa di essere una raccolta dei molti
contenuti che gli adulti-giovani di AC e tutti i membri del Settore
coinvolti nei vari passaggi del percorso hanno scambiato, proposto,
attraversato, criticato, costruito in quasi due anni di esperienza.
Sarebbe presuntuoso pensare di operare una sintesi, perché
non si farebbe tesoro delle tante individualità delle esperienze
di tutti coloro che hanno partecipato al percorso (migranti compresi)
e delle tante dinamiche gruppali che hanno permesso di affrontare
il tema in modo così vivace.
Scegliamo
invece di raccogliere le "linee associative" della trama
che si sta creando, ovvero i fili che ci fanno dire che si è
trattato e si sta trattando di un movimento nella storia da laici
cristiani, sostenuti ed entusiasmati dallo strumento propizio di
una Associazione come l'Azione Cattolica vissuta da adulti proprio
in questo tempo e non in un altro momento della vicenda umana.
Riteniamo
prezioso condividere queste riflessioni con il Consiglio Diocesano
dell'AC, per mettere meglio a fuoco gli obiettivi sui quali ancora
puntare e le questioni che, per la loro natura e portata, sono di
tutta l'Associazione e non solo di una sua parte.
IN BREVE, LE TAPPE
La
decisione nel settembre 2005 di prestare attenzione ad una dimensione
profondamente attuale e quotidiana, come lo è la presenza
di tanti migranti nella nostra storia oggi, secondo lo stile dell'ormai
consolidato "percorso culturale degli adulti-giovani",
uno strumento che ci stiamo dando da alcuni anni per riflettere,
crescere, continuare l'esperienza associativa.
L'approfondimento
sociologico introduttivo con il Prof. Ambrosini e i primi contatti
con singole storie di vita migrante e con il Laboratorio Migranti
del Settore Giovani di AC nel corso del 2005-2006.
Lo
sguardo storico, giuridico ed etico con il Prof. Bonetti nel corso
della Due-Giorni di marzo 2006.
L'incontro
culturale di maggio 2006, con l'ascolto dei giovani migranti sulle
caratteristiche di una città vivibile per tutti e con la
riflessione sulla visione di uno stato capace di proporre cittadinanza
ai migranti proposta dal Prof. Onida.
L'attenzione
sulle dinamiche dell'accoglienza del migrante e sul profilo del
"laico a colori" attraverso la riflessione teologica sullo
straniero nella Bibbia proposta dalla Prof. Castenetto nel corso
della Settimana Adulti-Giovani, nell'estate 2006. In quell'occasione
si è lavorato anche con alcuni formatori (Domenghini, Raimondo)
per approfondire alcune dinamiche dell'intolleranza, del rifiuto,
della fatica di costruire una seria integrazione.
Lo
sviluppo della riflessione secondo uno sguardo più ecclesiale,
alla ricerca degli elementi che permettono di scoprire, anche attraverso
la presenza dei migranti, che cosa significa "fare chiesa con
tutti". Riflessioni della Due-Giorni di ottobre 2006 con un
parroco (don Carlo Pirotta), con un'insegnante (Serena Arrigoni)
e con alcuni migranti già introdotti nella trama ecclesiale
del nostro paese che ci hanno aiutato a riflettere.
PRESUPPOSTI
Affrontare
un tema di interesse
E' stato così! Tutti si sono accorti, strada facendo, di
potersi soffermare a riflettere su una dimensione della quotidianità.
Ci pare che l'obiettivo posto all'inizio di trasformare per noi
un tema di interesse sociale e sociologico in una questione che
ci riguarda da vicino sia stato raggiunto in modo soddisfacente.
Tra gli adulti giovani di AC che hanno fatto il percorso, ora difficilmente
si parla di migranti come di "tematica interessante" ma
come di fatto concreto della nostra vita da vivere e sul quale riflettere
a partire dal Vangelo.
Acquisire
competenza
Nello slalom tra tempi ed esigenze della vita adulta, è stato
proficuo fermarsi e imparare alcune categorie sociologiche e di
politica sociale. Con più determinazione ora affermiamo che
la migrazione è un fenomeno storico diffuso e inevitabile,
che ha segnato anche la storia del Paese Italia quando a migrare
erano i nostri connazionali, che non è innanzitutto una questione
di povertà o emergenza sociale (se non in una percentuale
minore di casi) ma è soprattutto questione di nuova mentalità
da acquisire e di capacità di convivenza tra diversi da riscoprire.
Sappiamo anche che i flussi migratori vanno letti come fenomeni
singoli ma innanzitutto come fenomeni di gruppo o di etnia (è
il motivo per cui numerosi filippini si occupano di pulizia domestica
o numerosi egiziani gestiscono locali per la ristorazione
).
Sappiamo di essere di fronte ad una trasformazione sociale profonda
e inesorabile, che sarebbe ottuso ignorare o pensare di contenere.
Riflettere
da credenti
"Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro
paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi
lo tratterete come colui che è nato tra di voi, tu l'amerai
come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel
paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio" (Levitico 19,
33)
Le categorie teologico-spirituali in merito allo straniero ed alla
migrazione sono note eppure sempre sorprendenti quando riaffrontate
con la linearità che il testo biblico sa offrire. Non stranieri,
né semplicemente ospiti, ma proprio come fossero membri della
nostra stessa famiglia
non ci vengono proposti mezzi termini
sull'argomento, ma nuovamente ci è chiesta una radicalità
della scelta.
La traduzione nella vita ecclesiale è altrettanto chiara
ed impegnativa: non si tratta di limitarsi ad un aiuto solidale
incentrato sull'assistenza e sulla cessione di alcuni generi di
prima necessità, ma di entrare in una dinamica fraterna,
che chiede una condivisione ben più profonda. Le nostre comunità
stanno compiendo il passaggio dalla visione del migrante come "una
nuova povertà" alla visione di un migrante come "fratello
nella fede" o "fratello di fede diversa". Ci interroghiamo
su come possa essere favorito in modo più esplicito questo
passaggio, che nelle nostre teste risente ancora di molti pregiudizi
e blocchi (comunque lo straniero per molti cristiani rimane il poveretto
che viene accettato se chiede e si accontenta con gratitudine, ma
che inquieta se esprime la sua identità, se ci osserva, se
manifesta un desiderio più maturo di affermazione e di condivisione).
Confrontarsi
a partire dall'esperienza di vita
Siamo certi che un tema di questa portata non entra dentro di noi
per lasciare tesori se ci limitiamo a farne una questione intellettuale
di lettura sociale. Al contrario, se la prospettiva è quella
del laico credente che cerca di convertirsi ogni giorno, il tema
dei migranti si affronta stando con i migranti, ascoltandoli, cominciando
a sperimentare in noi il superamento dei pregiudizi. La strada maestra
per l'abbattimento dei pensieri distorti e dei luoghi comuni sul
tema è incontrarsi e parlarsi. Nel percorso culturale abbiamo
cercato questi incontri con una certa insistenza e non siamo certo
rimasti delusi dalle scoperte fatte. Tuttavia si sviluppa ora l'esigenza
di capire che cosa realmente questi incontri hanno fatto scaturire
in noi, come hanno modificato il nostro comportamento nei confronti
delle posizioni diverse, dei credo differenti, degli altri modi
di educare e condurre la vita. Ci interroghiamo più in generale
su come la nostra associazione possa promuovere opportunità
di incontro innanzitutto come modalità che dovrebbero diventare
naturali per vivere la condivisione in un'ottica evangelica e poi
come esperienze che attivano strategie di riflessione e cambiamento,
che inducono gli adulti a "guardarsi dentro" e a capire
"in cosa devono cambiare nel rapporto con gli stranieri".
Ci sembrano obiettivi fondamentali per la nostra formazione di credenti.
Riflettere
con il Settore Giovani
I giovani dell'Associazione, prima di noi e con vivacità,
hanno dato vita al Laboratorio Migranti. Con loro si sta configurando
un legame stabile di collaborazione e di ricerca comune. Non è
solo un'opportunità associativa, ma un grande valore per
noi poterci confrontare con la "prospettiva giovane" nel
guardare a questo tema. I giovani hanno una sapienza intuitiva che
permette loro di avvertire con più immediatezza i segni del
nuovo scenario sociale che si sta configurando. I giovani sono anche
portatori di una voglia di "utopia possibile" che può
solo alimentare l'entusiasmo tipico della prima età adulta
che noi esprimiamo. Vorremmo che questo nostro percorso fosse reciproco
e potesse, a sua volta, dare slancio a quello dei giovani.
A novembre 2006 si è realizzato un incontro specifico tra
Commissione Adulti-Giovani e Responsabili Giovani del Laboratorio
per confrontare gli obiettivi e le piste di riflessione, per non
limitarsi a forme di scambio occasionali o specifiche (una testimonianza,
un contatto, l'organizzazione di un singolo incontro
)
PAROLE-CHIAVE
(quasi
un glossario che possa arricchirsi di parole, man mano che il percorso
procede, e che, come in ogni lingua viva, possa trasformarsi, se
occorre, nella scoperta di nuove riflessioni e nuove attribuzioni
di significati)
NOI/LORO
Una
dicotomia da bandire dal vocabolario quando parliamo dei nostri
amici migranti (e così il glossario parte già con
una contraddizione). Dovremmo imparare a dire un NOI PLURALE, cioè
un noi più ricco di individualità e di modelli ma
che rimane un unico noi, un noi più capace di dialettica,
certo anche di conflittualità, ma per questo meglio idoneo
ad affrontare il disagio della diversità ed il conflitto
per compiere salti di qualità e per consentire alle novità
di emergere e permeare la storia.
Questo punto risulta ancora un nodo teorico molto in evoluzione
nelle nostre teste. Ci stiamo domandando come trasformarlo da proclama
avvincente a prassi di vita. Si avverte che "mettersi tutti
nello stesso gruppo" cambia molte cose e fa provare una certa
vertigine positiva, ma mette in luce anche contraddizioni per noi
spiazzanti: non è vero che "sono come noi" persone
che devono compiere fatiche immani per ottenere un permesso di soggiorno,
per mantenerlo, per stare con i loro familiari (pensiamo alla nostra
insistenza sul valore della famiglia e alle lacerazioni cui sono
sottoposti tanti stranieri proprio da noi), per trovare amici e
far parte di un gruppo, per dire la loro opinione senza essere considerati
innanzitutto dei cercatori di aiuto. Vorremmo superare la separazione
noi/loro e parlare di un gruppo multiculturale, ma dobbiamo fare
i conti con lacerazioni provocate dalla noncuranza e dall'ingiustizia.
Avvertiamo la necessità di essere aiutati a cogliere con
più precisione dove si producono attorno a noi queste ingiustizie
(e non solo su scala mondiale o nelle dinamiche delle multinazionali,
che pure è un settore importante), nel quartiere, durante
la messa domenicale (un amico di colore durante la due-giorni ci
raccontava che prima di venire presentato dal parroco a tutta la
comunità, i fedeli si scansavano da lui e dalla sua famiglia
quando si sedevano sulla panca in chiesa per partecipare alla messa),
nella vita parrocchiale
CAMPANELLO
Secondo
la felice espressione del Cardinale Martini, proviamo a guardare
a questa importante presenza di stranieri oggi come all'ultimo campanello
per la nostra conversione. Ci stiamo convincendo che gli stranieri
che stanno abitando tra noi sempre più numerosi sono la nostra
vera grande opportunità per compiere fino in fondo la scelta
creativa, fraterna e solidale della vita cristiana. Sono una lezione
sulla complessità che ci rende sacri ed inviolabili, sono
una lezione per la nostra intelligenza perché possiamo imparare
a rispondere alla complessità della vita senza mere semplificazioni.
Sono il nostro richiamo sullo stile di vita, sul senso della famiglia,
sul bisogno di amicizia, sul desiderio di amare, sulla voglia di
essere una società giovane e non ripiegata su se stessa.
Occorre approfondire la nostra riflessione spirituale domandandoci
con più intensità che cosa viviamo tutte le volte
che siamo noi bisognosi, soli, desiderosi di essere aiutati ed ospitati.
CITTA'
E'
il luogo quotidiano che si trasforma se vecchi e nuovi abitanti
si accolgono tra loro. E' il luogo delle contraddizioni più
profonde, che può mostrare l'integrazione o i ghetti, i processi
di inclusione o l'esasperazione delle diversità che genera
violenza. Passiamo in rassegna i vari luoghi della città
per scoprire come si vive insieme, italiani e non, quali luoghi
sono preferiti e quali sono banditi da chi non ha la cittadinanza.
Indubbiamente non possiamo esimerci da una riflessione anche e soprattutto
politica. Nel nostro percorso (settimana formativa di questa estate)
abbiamo ad esempio sperimentato quanto sia improbo cercare di definire
una possibile legge che regoli la migrazione. Ci siamo scoperti
pochissimo informati, a tratti intransigenti, troppo schematici,
spiazzati. Ben sapendo che per legiferare occorre avere competenze
e ruoli specifici, non vorremmo però sottrarci all'esigenza
di riflettere affrontando anche i nervi scoperti, le complessità
più brucianti.
Solo come esempio chiediamoci: Cosa può fare un'amministrazione
comunale di fronte alla proposta di insediamento di un campo di
rumeni in un suo quartiere? Come gestisce la protesta dei cittadini?
Come la interpreta? E cosa dice ai rumeni (tra l'altro ormai cittadini
europei)? E come si pone la comunità cristiana tutta di fronte
ai suoi membri che subito dopo aver partecipato alla messa picchettano
per giorni e urlano "bruciateli vivi"? Quali strategie
sono possibili perché un insediamento di cittadini che inquieta
e che talvolta davvero mette in atto condotte antisociali (rubare)
o modalità per noi inconcepibili (partorire a 15 anni) possa
non risultare un intralcio ma una vicinanza possibile? Come farli
cambiare e cambiare anche noi?
COMUNITA'
CRISTIANA
E'
il luogo caldo della vita dei credenti dentro la città. Non
è innanzitutto un luogo fisico, lo sappiamo, ma una fratellanza
contagiosa in nome della fede. Oggi è soprattutto sollecitato
dai bisogni materiali degli amici migranti, come se da più
parti si intuisse che lì dove c'è adesione al Vangelo
deve essere naturale la disponibilità a donare e condividere.
Tuttavia la comunità cristiana soffre quando il suo dare
diventa alibi per non lasciarsi provocare più profondamente
dal principale bisogno dei migranti, che è quello di trovare
spazio, amicizia, condivisione. La comunità è sollecitata
a rimettersi attorno all'altare, alla luce della Parola, per comprendere
quale grande dono di comunione sono i migranti e quale segno portano
a noi per imparare a condividere.
INTERCULTURA
Non
è una gara tra culture, non è una semplice giustapposizione
di culture diverse, non è una svalutazione di ogni cultura
in nome di una generica convivenza ciò che meglio rappresenta
la strada dell'integrazione. E' invece una cultura che nasce da
identità distinte e dialoganti, forti ma pronte ad una contaminazione
di stili e di linguaggi da parte di altri. Nell'incontro culturale
di maggio 2006 abbiamo messo a tema "la città possibile",
domandandoci concretamente cosa fare e vivere perché si possa
stare insieme. Se assumiamo che gli stranieri non sono solo "braccia",
ma persone, allora non può essere solo il lavoro la chiave
di lettura che ci permette di comprendere i fenomeni e di fare scelte
politiche. Eppure sulla condizione lavorativa è basato tutto,
e questo è a nostro avviso un criterio troppo debole per
fare integrazione.
VITA
QUOTIDIANA
Ciò
che accorcia le distanze tra noi e i migranti è la condivisione
della vita, l'abitare in un luogo che ha le stesse condizioni climatiche,
le stesse dinamiche sociali, gli stessi bisogni di accudire i figli,
di lavare i panni, di fare la spesa, di trovare un lavoro, di divertirsi,
di esprimere la fede, di imparare cose nuove. Dalla vita quotidiana
parte e torna continuamente la nostra riflessione. E' attraverso
questa immersione nella vita quotidiana, anche in sede di riflessione,
che ricaviamo il senso dei diritti e dei doveri che ci accomunano
e che ci indicano scelte da fare per generare buona convivenza e
per "fare spazio" in modo autentico ai nuovi arrivati.
Abbiamo sperimentato quanto l'attenzione posta sulla vita quotidiana
dei migranti abbia potenziato anche l'attenzione posta sulla nostra
vita quotidiana, con le sue contraddizioni e con i suoi aspetti
semplici ma oscuri che poco portiamo al vaglio del Vangelo.
CLANDESTINITA'
E'
il dramma, la tragedia innanzitutto interiore di chi, privo di un
riconoscimento giuridico, inizia un percorso spiazzante di perdita
del senso di sé e della sua identità più profonda.
E' la fatica di vivere di chi non ha avuto la fortuna di trovare
accoglienza, di utilizzare le sue risorse per abitare in un nuovo
paese come fosse la sua casa. E' la sofferenza acuta ed indicibile
di chi non sa più chi è, troppo poco "vincente"
per tornare a casa dai familiari, troppo poco riconosciuto per sentirsi
sereno nel continuare la sua vita in un paese nel quale non è
nato. La tragedia dei clandestini mette a tema l'esistenza dei Centri
di Permanenza Temporanea organizzati come delle carceri, ma anche
tutta la questione della cultura della legalità. Lontani
dall'avere soluzioni immediate, ci domandiamo a quali tavoli si
può partecipare a questa discussione, a che titolo, a quale
livello associativo, con quale coinvolgimento della comunità
cristiana.
QUESTIONI
ASSOCIAZIONE
A COLORI
Che
cosa fa sì che fino ad oggi quasi nessun migrante abbia partecipato
ai momenti della vita dell'Associazione?
Che cosa ne favorirebbe la partecipazione?
ASCOLTARE
IL CAMPANELLO CHE SUONA
Quali
passaggi metodologici sono utili per stimolare tutti i membri dell'Associazione
a prendere meglio coscienza di quale opportunità sono i migranti
per vivere oggi la propria scelta di fede?
ESSERE
ATTENTI ALLE TRASFORMAZIONI SOCIALI
Come
siamo informati della questione migranti? Attraverso quali fonti,
quali canali, quali opportunità di confronto?
Quale
contributo dà la nostra associazione alla riflessione per
compiere scelte di politica-sociale che portino alla convivenza,
alla società interculturale e non alla società delle
paure e degli steccati?
CAMBIARE
VITA
Quali
scelte individuali sono favorenti l'integrazione?
Quali
scelte di gruppo favoriscono l'integrazione:
- come gesti e segnali di sana provocazione
- come gesti importanti di costruzione di nuovi modelli di convivenza
CRESCERE
NEL PROGETTO FORMATIVO
Come
cambia il percorso formativa dell'Azione Cattolica se contempliamo
la presenza stabile dei migranti?
Come
cambia il percorso formativo delle comunità cristiane se
ci si apre, attraverso l'incontro personale, con gente di Paesi
diversi, al confronto tra gli stili di vita (sobrietà /consumismo),
Ai modi di esprimere la fede nelle diverse religioni, Ai modelli
educativi?
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