NÉ
STRANIERI NÉ OSPITI. FARE CHIESA CON TUTTI
SINTESI
DEL LAVORO DEL LABORATORIO e PROPOSTE OPERATIVE
Le
proposte operative che presentiamo sono frutto del lavoro del laboratorio
tenutosi il 15/10/06 in occasione della due-giorni dei giovani-adulti
della diocesi presso l'Oasi S. Maria degli Angeli a Erba.
L'intento che ci ha guidato nell'attività laboratoriale è
stato quello di mettere a frutto le molteplici sollecitazioni raccolte
nel percorso sui migranti, che stiamo facendo da ormai due anni,
ipotizzando iniziative concrete che avviino nelle comunità
locali (a livello parrocchiale, decanale, zonale) cammini di fede
condivisi.
Nei
tre gruppi di lavoro nei quali ci eravamo divisi erano presenti
dei migranti: Valentina, una ragazza rumena che da alcuni anni vive
a Milano e fa parte del laboratorio dei migranti della nostra diocesi;
Eleuterio, congolese che da molto vive in Italia ed è inserito
nella comunità parrocchiale di Bulciago (in Brianza) con
la moglie e i quattro figli; Lidia, venuta dall'Eritrea per garantire
a uno dei suoi tre figli cure mediche e riabilitative.
Valentina,
nella sua esperienza di giovane migrante ortodossa, ha ricordato
per esempio che partecipando a qualche celebrazione eucaristica,
che è uno dei momenti fondamentali in cui si vive l'esperienza
di fede, si era trovata inizialmente in difficoltà nel comprendere
segni e gesti, quasi una "spettatrice di uno spettacolo recitato
da altri", da una comunità di fedeli ormai abituati
ad un "rituale", meno attenta a stabilire con gli altri,
specie se non conosciuti, un contatto relazionale. Non ha trovato
nella comunità parrocchiale figure di riferimento cui rivolgersi
per iniziare un percorso di conoscenza e avvicinamento alla fede
cattolica. Solo l'incontro con una comunità di suore Orsoline
di Milano le ha permesso di comprendere i riti della celebrazione
eucaristica e di trovare un accompagnamento fino a maturare il desiderio
di convertirsi alla religione cattolica.
Eleuterio, invece, già cattolico e con alle spalle numerose
esperienze formative grazie al contatto con dei padri missionari,
quando si è trasferito con la famiglia a Bulciago ha incontrato
difficoltà ad essere accettato nella comunità parrocchiale
(una tipica realtà di paese). Ha dovuto fare i conti con
l'atteggiamento diffidente e con i preconcetti dei parrocchiani
che addirittura evitavano di occupare con lui la stessa panca durante
le celebrazioni in chiesa. Fortunatamente la situazione è
cambiata in occasione di una giornata per le famiglie organizzata
dal parroco e dai suoi collaboratori: accettando l'invito e partecipando
all'iniziativa con la moglie e i figli, Eleuterio ha trovato uno
spazio per farsi conoscere. Attraverso le altre coppie presenti,
che hanno fatto da tramite con gli altri parrocchiani, è
stato possibile avviare un percorso di inserimento nella comunità,
che ha portato il parroco a chiedere la collaborazione di Eleuterio
nella catechesi battesimale di migranti adulti (provenienti dall'Africa).
Alcuni hanno notato come, pur non essendo "stranieri",
si sono trovati a vivere un'esperienza simile a quella di Valentina
e di Eleuterio, quando per diverse ragioni hanno cambiato residenza
e quindi anche parrocchia di riferimento. Soprattutto nel contesto
cittadino (per esempio le parrocchie di Milano), in cui le realtà
parrocchiali sono più fragili, dai contorni poco definiti
e/o in continua evoluzione, c'è una certa difficoltà
ad inserirsi.
Nessuno pare preoccuparsi di curare l'accoglienza dei nuovi arrivati,
alla cui volontà è spesso demandato ogni tentativo
di farsi conoscere e inserirsi. Il linguaggio che solitamente conosce
la parrocchia non è in prima istanza quello delle relazioni,
ma quello degli impegni e dei servizi: si è inseriti nella
misura in cui si svolgono incarichi.
Riguardo l'accoglienza offerta dalle comunità parrocchiali,
sono state riferite anche due esperienze positive vissute all'estero:
negli USA e in Austria. Nel partecipare alla celebrazione eucaristica
in una chiesa americana c'è stata un'accoglienza attenta
da parte di un gruppo di parrocchiani impegnati nel servizio dell'animazione
liturgica (alcuni distribuivano il libretto dei canti, il coro invitava
ad unirsi al canto, proclamazione di una delle Letture in una lingua
diversa dall'inglese) e del celebrante stesso, che ha sottolineato
i riti di accoglienza in modo che i presenti potessero dedicare
qualche minuto a salutarsi e conoscersi meglio. In una parrocchia
austriaca, invece, una delle celebrazioni eucaristiche era espressamente
rivolta a fedeli provenienti da altre nazioni. Al termine della
Messa i partecipanti venivano invitati ad un rinfresco, un modo
semplice per socializzare.
Queste attenzioni potrebbero essere recepite e messe in atto anche
in tante nostre comunità parrocchiali (soprattutto quelle
cittadine) in cui si nota la presenza sempre più numerosa
di migranti spesso provenienti dallo stesso paese e che non fanno
riferimento alle cappellanie. Un esempio può essere costituito
dalle tante "badanti" provenienti dai paesi dell'Est europeo
(soprattutto Polonia e Romania).
Accanto
a queste considerazioni relative a percorsi condivisi tra persone
di diversa nazionalità ma appartenenti alla stessa fede cattolica,
altre testimonianze emerse nel corso del laboratorio hanno aperto
un nuovo orizzonte di riflessione e un altro campo d'azione: l'esperienza
vissuta in Libano a contatto con una famiglia libanese di religione
musulmana, poi ospitata in Italia, ha aiutato a comprendere come
l'incontro con persone di religioni diverse è possibile e
parte spesso da bisogni comuni. Spesso le "provocazioni"
che vengono dagli "altri" possono essere una sollecitazione
a tracciare strade nuove. Il dialogo interreligioso e quindi anche
la convivenza e integrazione tra culture diverse nelle nostre comunità
parrocchiali è possibile se si trovano percorsi che sappiano
curare lo stile della relazione. In questo possono giocare un ruolo
determinante i laici, in particolare i gruppi di adulti-giovani,
che spesso si mostrano più aperti al cambiamento che non
gli adulti/adulti più o i sacerdoti (si avverte peraltro
l'esigenza di formare prima di tutto i sacerdoti sui percorsi interculturali).
Dai vari interventi è emersa dunque la necessità di
proporre un cammino di fede che parta dall'attenzione per la persona.
Occorre che nelle comunità parrocchiali si curi la soglia,
lo stile dell'accoglienza recuperando il valore aggregativo di alcuni
riti e segni presenti prima di tutto nella celebrazione eucaristica.
La Messa è di fatto uno dei momenti privilegiati in cui avviene
l'incontro e "l'inserimento" dei migranti (siano essi
"stranieri"provenienti da altri stati e continenti o "italiani"
che semplicemente si trasferiscono in una nuova parrocchia) nella
comunità locale. Altri cammini formativi possono poi essere
avviati grazie al tramite di realtà associative come l'AC
e gruppi specifici (gruppo adulti-giovani, gruppo famiglie, gruppo
CARITAS
).
Le sollecitazioni raccolte hanno portato a ipotizzare alcuni percorsi
realizzabili nelle comunità locali e dei quali potrebbero
farsi carico proprio i gruppi adulti-giovani della diocesi :
1)
sviluppare un semplice progetto di accoglienza a partire dalla celebrazione
eucaristica domenicale, che è una delle principali occasioni
per prendere contatto con i migranti cattolici (questi, per altro,
potrebbero costituire un "ponte" per raggiungere altri
loro connazionali presenti in Italia, appartenenti ad altre fedi
religiose), un punto di partenza per poi dare avvio ad altri cammini
di fede condivisi.
Si
indicano quindi dei concreti atteggiamenti che la comunità
parrocchiale, nelle sue diverse componenti, può assumere
per avere uno stile accogliente, relazionale a partire dalla celebrazione
eucaristica:
a)
valorizzare i riti di accoglienza (previsti nella liturgia della
celebrazione eucaristica):
-
il celebrante prima della Messa potrebbe accogliere sul sagrato
della chiesa i fedeli;
- un gruppo di fedeli potrebbe distribuire i foglietti della Messa
e/o il libretto dei canti;
- il coro dovrebbe coinvolgere i fedeli proponendo delle brevi prove
dei canti (inserendo eventualmente nel repertorio canti liturgici
tipici di altri paesi);
- il celebrante, subito dopo il segno della croce, potrebbe invitare
i fedeli a scambiarsi un saluto, un segno di attenzione e un modo
per uscire dall'anonimato.
b)
curare la liturgia della Parola:
-
creare foglietti della Messa e avvisi parrocchiali bilingue (inglese
o altra lingua, a seconda della nazionalità dei migranti
presenti).
- leggere eventualmente una delle Letture in un'altra lingua
c)
proporre talvolta, dopo la conclusione della celebrazione, un "aperitivo"
sul sagrato della chiesa, in modo che vi possano partecipare tutti
i fedeli, sia quelli già inseriti nella comunità sia
"i nuovi arrivati".
d)
una volta all'anno dedicare una celebrazione eucaristica (o un incontro
pomeridiano) all'accoglienza e presentazione dei "nuovi arrivati"
nella comunità parrocchiale.
Al di là della celebrazione eucaristica si suggeriscono altri
tre iniziative per prendere contatto con i "migranti"
presenti nella comunità locale e per avviare con loro un
percorso formativo :
1) far leva sui Gruppi di Ascolto che già esistono in molte
realtà parrocchiali o decanali sollecitando i partecipanti
a invitare personalmente dei "migranti", a partire dai
vicini di casa. Il clima familiare e informale che solitamente caratterizza
gli incontri potrebbe infatti favorire un migliore e più
rapido inserimento di persone che arrivano da altre realtà
e che spesso hanno bisogno di essere ascoltate, di condividere con
gli altri la loro esperienza di vita (quindi anche il loro vissuto
spirituale).
NB
una modalità di condivisione della fede con gli stranieri
potrebbero essere pensata con lo stile dei gruppi di Ascolto
2)
studiare appositi percorsi per i genitori dei bambini coinvolti
nella preparazione ai Sacramenti in modo che anche i genitori "stranieri"
trovino un gruppo di riferimento.
L'inserimento dovrebbe essere facilitato dal fatto che in questi
percorsi si è chiamati a vivere la stessa esperienza (accompagnare
i figli al sacramento, attraverso le varie tappe dell'iniziazione
cristiana) e il più delle volte l'età dei partecipanti
è abbastanza omogenea così come sono simili i problemi
e le situazioni del vissuto quotidiano (lavoro, la scuola, il catechismo
e le attività sportive dei figli
).
All'interno di questi gruppi potrebbero esserci degli adulti-giovani
che dovrebbero essere i primi a favorire e stimolare atteggiamenti
di accoglienza e dialogo.
3)
avviare un percorso, appositamente studiato, con un gruppo di "badanti",
laddove si fosse riscontrata la presenza di numerosi migranti accomunati
dalla stessa provenienza (es. Est europeo) e dall'attività
lavorativa (spesso, quindi, dalle stesse condizioni di vita e dalle
stesse esigenze e problematiche) .
Per avviare una qualsiasi delle attività proposte o altre
che l'esperienza personale e le realtà locali potranno suggerire
ai gruppi di adulti-giovani della diocesi, occorrerà comunque
definire con una certa precisione le risorse a disposizione e porsi
degli obiettivi intermedi (in allegato viene fornita una scheda
più completa con i passaggi che dovrebbero essere attivati
nella fase di elaborazione e gestione di un progetto con i migranti).
Di seguito sono riportati alcune indicazioni emerse al proposito
durante il laboratorio:
Le
risorse
- la parola di Dio come fonte ispiratrice
- parroco, religiosi/e
- CARITAS parrocchiali
- gruppi missionari
- educatori di pastorale giovanile
- responsabili delle cappellanie
- altre realtà ecclesiali e civili che lavorano con i migranti
- i leader delle comunità etniche
- sindacato (ufficio stranieri )
- scuola di italiano presente nel territorio
- testi specifici che trattano la realtà dei migranti
Obiettivi
intermedi
abbandonare schemi precostituiti, preconcetti
ascoltare
conoscere (le abitudini, le tradizioni, gli stili di vita, le esperienze
vissute dei "migranti")
creare occasioni d'incontro
attenzione alla vita quotidiana
attenzione ai linguaggi
attenzione ai tempi (i nostri tempi non sono per forza i "loro"
tempi)
Offriamo
queste piste di lavoro e questi spunti sapendo che molti altri stanno
già operando e ideando possibilità nuove. Vorremmo
facilitare queste attenzioni .
La commissione Adulti giovani diocesana di AC
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