2 giorni Adulti - Giovani

Milano, 14-15 Ottobre 2006
 

NÉ STRANIERI NÉ OSPITI. FARE CHIESA CON TUTTI

SINTESI DEL LAVORO DEL LABORATORIO e PROPOSTE OPERATIVE

Le proposte operative che presentiamo sono frutto del lavoro del laboratorio tenutosi il 15/10/06 in occasione della due-giorni dei giovani-adulti della diocesi presso l'Oasi S. Maria degli Angeli a Erba.
L'intento che ci ha guidato nell'attività laboratoriale è stato quello di mettere a frutto le molteplici sollecitazioni raccolte nel percorso sui migranti, che stiamo facendo da ormai due anni, ipotizzando iniziative concrete che avviino nelle comunità locali (a livello parrocchiale, decanale, zonale) cammini di fede condivisi.

Nei tre gruppi di lavoro nei quali ci eravamo divisi erano presenti dei migranti: Valentina, una ragazza rumena che da alcuni anni vive a Milano e fa parte del laboratorio dei migranti della nostra diocesi; Eleuterio, congolese che da molto vive in Italia ed è inserito nella comunità parrocchiale di Bulciago (in Brianza) con la moglie e i quattro figli; Lidia, venuta dall'Eritrea per garantire a uno dei suoi tre figli cure mediche e riabilitative.

Valentina, nella sua esperienza di giovane migrante ortodossa, ha ricordato per esempio che partecipando a qualche celebrazione eucaristica, che è uno dei momenti fondamentali in cui si vive l'esperienza di fede, si era trovata inizialmente in difficoltà nel comprendere segni e gesti, quasi una "spettatrice di uno spettacolo recitato da altri", da una comunità di fedeli ormai abituati ad un "rituale", meno attenta a stabilire con gli altri, specie se non conosciuti, un contatto relazionale. Non ha trovato nella comunità parrocchiale figure di riferimento cui rivolgersi per iniziare un percorso di conoscenza e avvicinamento alla fede cattolica. Solo l'incontro con una comunità di suore Orsoline di Milano le ha permesso di comprendere i riti della celebrazione eucaristica e di trovare un accompagnamento fino a maturare il desiderio di convertirsi alla religione cattolica.
Eleuterio, invece, già cattolico e con alle spalle numerose esperienze formative grazie al contatto con dei padri missionari, quando si è trasferito con la famiglia a Bulciago ha incontrato difficoltà ad essere accettato nella comunità parrocchiale (una tipica realtà di paese). Ha dovuto fare i conti con l'atteggiamento diffidente e con i preconcetti dei parrocchiani che addirittura evitavano di occupare con lui la stessa panca durante le celebrazioni in chiesa. Fortunatamente la situazione è cambiata in occasione di una giornata per le famiglie organizzata dal parroco e dai suoi collaboratori: accettando l'invito e partecipando all'iniziativa con la moglie e i figli, Eleuterio ha trovato uno spazio per farsi conoscere. Attraverso le altre coppie presenti, che hanno fatto da tramite con gli altri parrocchiani, è stato possibile avviare un percorso di inserimento nella comunità, che ha portato il parroco a chiedere la collaborazione di Eleuterio nella catechesi battesimale di migranti adulti (provenienti dall'Africa).
Alcuni hanno notato come, pur non essendo "stranieri", si sono trovati a vivere un'esperienza simile a quella di Valentina e di Eleuterio, quando per diverse ragioni hanno cambiato residenza e quindi anche parrocchia di riferimento. Soprattutto nel contesto cittadino (per esempio le parrocchie di Milano), in cui le realtà parrocchiali sono più fragili, dai contorni poco definiti e/o in continua evoluzione, c'è una certa difficoltà ad inserirsi.
Nessuno pare preoccuparsi di curare l'accoglienza dei nuovi arrivati, alla cui volontà è spesso demandato ogni tentativo di farsi conoscere e inserirsi. Il linguaggio che solitamente conosce la parrocchia non è in prima istanza quello delle relazioni, ma quello degli impegni e dei servizi: si è inseriti nella misura in cui si svolgono incarichi.
Riguardo l'accoglienza offerta dalle comunità parrocchiali, sono state riferite anche due esperienze positive vissute all'estero: negli USA e in Austria. Nel partecipare alla celebrazione eucaristica in una chiesa americana c'è stata un'accoglienza attenta da parte di un gruppo di parrocchiani impegnati nel servizio dell'animazione liturgica (alcuni distribuivano il libretto dei canti, il coro invitava ad unirsi al canto, proclamazione di una delle Letture in una lingua diversa dall'inglese) e del celebrante stesso, che ha sottolineato i riti di accoglienza in modo che i presenti potessero dedicare qualche minuto a salutarsi e conoscersi meglio. In una parrocchia austriaca, invece, una delle celebrazioni eucaristiche era espressamente rivolta a fedeli provenienti da altre nazioni. Al termine della Messa i partecipanti venivano invitati ad un rinfresco, un modo semplice per socializzare.
Queste attenzioni potrebbero essere recepite e messe in atto anche in tante nostre comunità parrocchiali (soprattutto quelle cittadine) in cui si nota la presenza sempre più numerosa di migranti spesso provenienti dallo stesso paese e che non fanno riferimento alle cappellanie. Un esempio può essere costituito dalle tante "badanti" provenienti dai paesi dell'Est europeo (soprattutto Polonia e Romania).

Accanto a queste considerazioni relative a percorsi condivisi tra persone di diversa nazionalità ma appartenenti alla stessa fede cattolica, altre testimonianze emerse nel corso del laboratorio hanno aperto un nuovo orizzonte di riflessione e un altro campo d'azione: l'esperienza vissuta in Libano a contatto con una famiglia libanese di religione musulmana, poi ospitata in Italia, ha aiutato a comprendere come l'incontro con persone di religioni diverse è possibile e parte spesso da bisogni comuni. Spesso le "provocazioni" che vengono dagli "altri" possono essere una sollecitazione a tracciare strade nuove. Il dialogo interreligioso e quindi anche la convivenza e integrazione tra culture diverse nelle nostre comunità parrocchiali è possibile se si trovano percorsi che sappiano curare lo stile della relazione. In questo possono giocare un ruolo determinante i laici, in particolare i gruppi di adulti-giovani, che spesso si mostrano più aperti al cambiamento che non gli adulti/adulti più o i sacerdoti (si avverte peraltro l'esigenza di formare prima di tutto i sacerdoti sui percorsi interculturali).


Dai vari interventi è emersa dunque la necessità di proporre un cammino di fede che parta dall'attenzione per la persona. Occorre che nelle comunità parrocchiali si curi la soglia, lo stile dell'accoglienza recuperando il valore aggregativo di alcuni riti e segni presenti prima di tutto nella celebrazione eucaristica. La Messa è di fatto uno dei momenti privilegiati in cui avviene l'incontro e "l'inserimento" dei migranti (siano essi "stranieri"provenienti da altri stati e continenti o "italiani" che semplicemente si trasferiscono in una nuova parrocchia) nella comunità locale. Altri cammini formativi possono poi essere avviati grazie al tramite di realtà associative come l'AC e gruppi specifici (gruppo adulti-giovani, gruppo famiglie, gruppo CARITAS …).


Le sollecitazioni raccolte hanno portato a ipotizzare alcuni percorsi realizzabili nelle comunità locali e dei quali potrebbero farsi carico proprio i gruppi adulti-giovani della diocesi :

1) sviluppare un semplice progetto di accoglienza a partire dalla celebrazione eucaristica domenicale, che è una delle principali occasioni per prendere contatto con i migranti cattolici (questi, per altro, potrebbero costituire un "ponte" per raggiungere altri loro connazionali presenti in Italia, appartenenti ad altre fedi religiose), un punto di partenza per poi dare avvio ad altri cammini di fede condivisi.

Si indicano quindi dei concreti atteggiamenti che la comunità parrocchiale, nelle sue diverse componenti, può assumere per avere uno stile accogliente, relazionale a partire dalla celebrazione eucaristica:

a) valorizzare i riti di accoglienza (previsti nella liturgia della celebrazione eucaristica):

- il celebrante prima della Messa potrebbe accogliere sul sagrato della chiesa i fedeli;
- un gruppo di fedeli potrebbe distribuire i foglietti della Messa e/o il libretto dei canti;
- il coro dovrebbe coinvolgere i fedeli proponendo delle brevi prove dei canti (inserendo eventualmente nel repertorio canti liturgici tipici di altri paesi);
- il celebrante, subito dopo il segno della croce, potrebbe invitare i fedeli a scambiarsi un saluto, un segno di attenzione e un modo per uscire dall'anonimato.

b) curare la liturgia della Parola:

- creare foglietti della Messa e avvisi parrocchiali bilingue (inglese o altra lingua, a seconda della nazionalità dei migranti presenti).
- leggere eventualmente una delle Letture in un'altra lingua

c) proporre talvolta, dopo la conclusione della celebrazione, un "aperitivo" sul sagrato della chiesa, in modo che vi possano partecipare tutti i fedeli, sia quelli già inseriti nella comunità sia "i nuovi arrivati".

d) una volta all'anno dedicare una celebrazione eucaristica (o un incontro pomeridiano) all'accoglienza e presentazione dei "nuovi arrivati" nella comunità parrocchiale.


Al di là della celebrazione eucaristica si suggeriscono altri tre iniziative per prendere contatto con i "migranti" presenti nella comunità locale e per avviare con loro un percorso formativo :


1) far leva sui Gruppi di Ascolto che già esistono in molte realtà parrocchiali o decanali sollecitando i partecipanti a invitare personalmente dei "migranti", a partire dai vicini di casa. Il clima familiare e informale che solitamente caratterizza gli incontri potrebbe infatti favorire un migliore e più rapido inserimento di persone che arrivano da altre realtà e che spesso hanno bisogno di essere ascoltate, di condividere con gli altri la loro esperienza di vita (quindi anche il loro vissuto spirituale).

NB una modalità di condivisione della fede con gli stranieri potrebbero essere pensata con lo stile dei gruppi di Ascolto

2) studiare appositi percorsi per i genitori dei bambini coinvolti nella preparazione ai Sacramenti in modo che anche i genitori "stranieri" trovino un gruppo di riferimento.
L'inserimento dovrebbe essere facilitato dal fatto che in questi percorsi si è chiamati a vivere la stessa esperienza (accompagnare i figli al sacramento, attraverso le varie tappe dell'iniziazione cristiana) e il più delle volte l'età dei partecipanti è abbastanza omogenea così come sono simili i problemi e le situazioni del vissuto quotidiano (lavoro, la scuola, il catechismo e le attività sportive dei figli …).
All'interno di questi gruppi potrebbero esserci degli adulti-giovani che dovrebbero essere i primi a favorire e stimolare atteggiamenti di accoglienza e dialogo.

3) avviare un percorso, appositamente studiato, con un gruppo di "badanti", laddove si fosse riscontrata la presenza di numerosi migranti accomunati dalla stessa provenienza (es. Est europeo) e dall'attività lavorativa (spesso, quindi, dalle stesse condizioni di vita e dalle stesse esigenze e problematiche) .


Per avviare una qualsiasi delle attività proposte o altre che l'esperienza personale e le realtà locali potranno suggerire ai gruppi di adulti-giovani della diocesi, occorrerà comunque definire con una certa precisione le risorse a disposizione e porsi degli obiettivi intermedi (in allegato viene fornita una scheda più completa con i passaggi che dovrebbero essere attivati nella fase di elaborazione e gestione di un progetto con i migranti).
Di seguito sono riportati alcune indicazioni emerse al proposito durante il laboratorio:

Le risorse

- la parola di Dio come fonte ispiratrice
- parroco, religiosi/e
- CARITAS parrocchiali
- gruppi missionari
- educatori di pastorale giovanile
- responsabili delle cappellanie
- altre realtà ecclesiali e civili che lavorano con i migranti
- i leader delle comunità etniche
- sindacato (ufficio stranieri )
- scuola di italiano presente nel territorio
- testi specifici che trattano la realtà dei migranti

Obiettivi intermedi
abbandonare schemi precostituiti, preconcetti
ascoltare
conoscere (le abitudini, le tradizioni, gli stili di vita, le esperienze vissute dei "migranti")
creare occasioni d'incontro
attenzione alla vita quotidiana
attenzione ai linguaggi
attenzione ai tempi (i nostri tempi non sono per forza i "loro" tempi)

Offriamo queste piste di lavoro e questi spunti sapendo che molti altri stanno già operando e ideando possibilità nuove. Vorremmo facilitare queste attenzioni .


La commissione Adulti giovani diocesana di AC

 
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