Club World Italia - Spiritologìa

 

Spiritologìa

 

Per coincidenze Miracolose

la documentabile testimonianza 

di Vittoria Sanvito 

"La Grazia della mia Guarigione 
     E i Miei Figli della Grazia"

 

Qui in premessa lo Schema 
e Relazione Clinica 
riguardante il caso di Vittoria Sanvito
Redatta Manoscritta
dal Professor Leonardo Dorigo



Diretta testimonianza
della Scrittrice-Poeta
Vittoria Sanvito

E fu così che avendo deciso di formare una famiglia - vennimo lasciare gli uffici del 19° piano - per trasferirci più sopra, in un appartamentino abitativo al 23° piano sempre della Torre Velasca in Milano.

E di me allora, posso solo dire che ero un fuscello di donna ( forse esageratamente idealista, romantica e sentimentale - ma peggio ancora caparbiamente convinta di godere di quasi invulnerabile integrità fisica.
Come solo poteva giustificarsi - tenuto conto che fino a poco tempo prima - venivo considerata una molto promettente agonista sportiva - che gareggiava in competizioni di Atletica Leggera.


Sicché fu solo poi... che venni convincermi della fondatezza di una certa Cultura Popolare - che raccomanda alle puerpere di riguardarsi - specie nei famosi quaranta giorni dopo il parto.

Mentre io, caparbia com'ero in sfida continua - a poco più di vent'anni - non ne aveva proprio tenuto alcun conto. Tanto era la gioia e la scalpitante irrequietezza di voler fare tutto, meglio e subito - che mi sentivo addosso - da quando ero diventata madre di quel meraviglioso, vivacissimo bambinello in culla! Ovvero di Massimo, il mio primo figlio.

Così accadde che a meno di un mese - dovetti purtroppo smettere di allattarlo - poiché venni colta da allarmanti sintomi di pelviperitonite acuta - con già avanzate complicazioni cardio-respiratorie (senza dire del disagio al seno - per insorgente forma di mastite).
Insomma, un vero e proprio cataclisma fisico - che venne giustamente mortificare - quella mia indomabile aitanza.

Sicché immediatamente ricoverata alla clinica Capitanio, dove avevo partorito - ma stavolta in un reparto di cure assai meno lieto - che non quello della Maternità. 

E lì che, dopo giorni di tenda a ossigeno - ancora rimanevo in prognosi riservata per la stranezza della patologìa - che mostrava resistere ad ogni tipo di antibiotico.
Il che veniva dedursi anche dalla febbre alta - che non accennava a diminuire; allucinandomi persino i sogni - con soffocanti nebbie a colori, e figure grottesche.
Però che infine a due settimane - quando venni un po' stare meglio - tanto promisi di continuare le cure e di riguardarmi; che ottenni la fiducia di tornare a casa - anche se le mie condizioni di salute rimanevano alquanto dubbie.

Ma ebbene che una volta a casa - stetti buona alle regole di rimanere sdraiata per un paio di giorni - ma poi sentendomi di nuovo addosso qual sorta di "argento vivo" - presi ad alzarmi e ad accudire faccende domestiche (in più che gioiosamente occuparmi del mio bimboccio) proprio come se niente fosse successo.

E fu a causa di quella stolta sfrenatezza giovanile - che non voleva e non poteva credere nella malattia, né accettare limitazioni fisiche; che ben presto venni ricadere negli stessi - ma aggravati sintomi di pelviperitonite acuta.
E quindi di nuovo ricoverata di urgenza (e per giunta a suon di rimproveri per l'avuta incoscienza) che mi esponeva anche più a rischio - rispetto alla crisi precedente.

Ma stavolta la lezione mi era bastata - e non appena fuori pericolo - presi a meditare un po' più seriamente, che per forza di cose avrei dovuto darmi una regolata. E volente o nolente sottostare alle indicazioni dei Medici - tranne che non mi andasse di lasciare orfano, ancora in fasce, il mio amatissimo figliolino Massimo.

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E quindi infine a più lunga degenza - venni di nuovo riportata a casa in auto-lettiga; ma questa volta dichiaratamente a rischio di ricaduta - se non mi fossi opportunamente curata e riguardata.

Sicché venni decidere - che avrei diligentemente seguito le raccomandazioni Mediche. Che in pratica consistevano nel disciplinarmi a stare sdraiata (quasi come un'inferma) - anche la maggior parte della giornata. Oltre che naturalmente continuare le complesse e fastidiose cure prescritte.
Il che rappresentava per me un giogo punitivo solo a pensarci - ma eppoi che mettere in pratica tali limitazioni (e programmazioni terapeutiche) - venne per me alla prova, un vero supplizio.

Ma a quel punto, non rimaneva che adeguarmi a quanto mi veniva suggerito e ordinato - per il mio bene di salute; che io trasferivo al diritto del mio piccolo Massimo - di continuare ad avere una Madre vivente. Persino non più importando quali fossero: compatibili o debilitate mie condizioni di salute.
E così venne passare lungo tempo - in sorta di precaria normalità - senza che venisse riscontrarsi alcun miglioramento, né aggravamento.
Tanto che forse per insopportabile smacco della Scienza Medica - il mio Ginecologo - Professor L. Dorigo - venne informare che ormai non rimaneva che tentare un intervento Chirurgico - finché asportare quelle parti di organi, che supponeva più danneggiati, e responsabili di quella strana affezione.

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Eppure già sapendo - che io non volevo nemmeno sentir parlare di Intervento Chirurgico, forse per inconscio timore - che venisse apertamente scoprirsi o confermarsi - qualche brutto male.
Ma poi ragionando su quanto pesasse anche in famiglia - quel genere limitativo di vita che mi toccava condurre - venni infine convinta che (anche da parte mia) valesse responsabilmente l'obbligo di non oppormi e di non lasciare nulla di intentato.

E così di nuovo in Clinica - l'Operazione venne eseguita dallo stesso Ginecologo e Chirurgo L. Dorigo - già Primario della Clinica Mangiagalli.

Ma ciò non tralasciando di annotare - tanto per far capire, che si trattava di uno specialista competente - del tutto attendibili di parola e di fatto.
Il quale venne poi riferire di aver riscontrato una diffusa infezione interna - e di avere evitato la demolizione totale - solo tenuto conto della mia giovane età.
Sicché venne asportato tutta la parte ovarica destra - e lasciato soltanto un ciuffetto della sinistra - compreso due inutili monconi di tube.
Il ché, ben che andasse - mi avrebbe consentito di continuare il ciclo mestruale - ma assolutamente da escludere la possibilità di altre gravidanze.
Come ugualmente mi venne confermato in seguito - da altri autorevoli Specialisti - che lo stesso Professor Dorigo ebbe chiamare a Consulto; visto che nonostante l'intervento chirurgico - la mia salute non mostrava affatto segni di miglioramento .
Ma anzi vero che le mie condizioni si erano alquanto complicate - per certe coliche atroci, che mi prendevano i reni e la spina dorsale - con improvvisi giramenti di testa e rovesciamenti di stomaco.
E fino al punto che a causa di estese implicazioni infiammatorie - anche alla vescica, venni ridotta - a dovermi sottoporre al drenaggio delle urine con il catetere.
E per di più con l'incombente minaccia - che se le cose non fossero migliorate, avrei dovuto subìre l'asportazione dei reni - che sentivo doloranti e accesi come due ceppi di braci.

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Ma a parte quanto venne ragionarsi e diagnosticarsi in mia presenza - al termine di quel famoso Consulto - tenuto da due tra i più reputati Specialisti del Campo.
(Quali: il Professor Malcovati e Professor Migliavacca). Oltre naturalmente al Professor L. Dorigo (che tra l'altro non finirò mai di stimare e ricordare per l'umiltà e serietà professionale che ebbe dimostrare).

Non seppi mai di quant'altro più crudamente esplicito - venne riferirsi riservatamente ai miei familiari - ma di cui non seppi nulla, sino a che ...

Sino a che una bella sera - per quanto mi sentivo eccezionalmente in forze e di buon umore - quasi fossi tornata in piena normalità.
Ma una brutta sera - per la disperante consapevolezza - che di li a poco sarebbe venuta fuori. E come verrà meglio intendersi dalla seguente cronaca della memoria.
Ordunque, che essendo solita addormentare il mio piccolo Massimo, neniando motivetti di "Ninna-Nanna" - per poi rimanere lì accanto ad osservarlo dormire anche sino a tarda notte.
Accadde invece, che quella sera - venissi quasi chiamata e forzata di andare in soggiorno; dove sapevo esservi mio marito - che si attardava nella lettura di argomenti economici e quant'altro, che attenevano al suo lavoro.

Sicché venni tra me e me compiaciuta - che eccezionalmente lui mi vedesse riapparire abbastanza in forze - per fargli compagnìa e parlare un po' da soli.

Peraltro, dovendomi poi, subito sentire piuttosto delusa - nel riscontrare nessun particolare entusiasmo da parte sua - che anzi dopo una fuggevole occhiata per salutare la mia presenza - venne riconcentrarsi nella lettura.
Tanto che dovetti essere io - a vincere un certo clima di inibizione - mettendomi quasi a monologare che davvero quel giorno mi ero sentita insolitamente ottimista; e che quella sera stavo veramente meglio, persino senza febbre.

Per cui venni osare promettergli - anche se solo in base a chissà quali speranze e avventato entusiasmo di un momento - che sicuramente sarei presto guarita.

E che finalmente avremmo potuto fare quel viaggio per mare - che avevamo in programma sin dalla nascita di Massimo - ma poi dovuto accantonare per causa delle mie non buone condizioni di salute.
Ma caso volle - che fossero proprio queste mie entusiastiche, speranzose programmazioni - a far esplodere tali angosce segrete, che compresi tratteneva da tempo.

Infatti che ben subito turbato e quasi spazientito, venne dirmi senza più alcuna reticenza e persino un po' crudelmente:
"Ma cosa dici, cosa vai programmando! Ma non te lo hanno detto i Professori - che tu non hai più nessuna speranza di guarire!
Non sono io a dirlo - ma esperti Specialisti dove sai che ti ho portato - per quel Consulto chiesto dal Professor L. Dorigo".

Dunque un'inappellabile e indiscutibile sentenza del più alto livello Clinico - che ancora non avevo certo la forza né la conoscenza di contrastare come, per fortuna mi vennero poi... 
Per dire No, risolutamente No: non posso e non voglio credere alle vostre funeste sentenze di Scienza! Perché solo Dio può dare e prendere la vita! 
Sicché ancora ricordo nitidamente - con raggelanti emozioni senza pensiero - quanto quelle parole... vennero colpirmi come uno schianto. Dopodicché mi alzai e me ne tornai nella mia stanza da letto, nella più fonda e sconsolata tristezza.

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E forse davvero venni morire e rinascere una prima volta - in quella scombussolante sera di pioggia - di tardo autunno.
Infatti che dippoi seguirono - non giorni o settimane - ma lunghi anni di solitarie, quanto edificanti meditazioni...
Perché infatti non leggevo più - e me ne stavo a tapparella abbassata - peraltro senza mai annoiarmi - tanto venivo come rapita da venturosi pensamenti Spirituali; sulla ineffabile realtà e dipendente transitorietà della vita - e infine sulla inesorabile realtà della morte. 
Come unica livellante giustizia - prima o poi a scadenza per tutti - assolutamente per tutti gli essere umani.

Tuttavia mai meno distaccandomi dalla realtà circostante - che soprattutto si accentrava sul piccolo Massimo - che dal mio letto di malata ormai senza speranza - seguivo ad orecchio nella cameretta accanto.
Dove spensierato nei giochi - passava gran parte della giornata, in lieta compagnìa di una amorevole "bambinaia" - quanto pur spesso della sua amatissima nonna paterna.

Alla quale ebbi vieppiù indirizzare affettivamente - il mio figliolino Massimo, ormai persuasa che non sarei stata io - a poterlo seguire e proteggere durante la crescita. 

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E così vennero trascorrere altri anni di tristezza, in famiglia - durante i quali la mia malattia non mostrava di progredire né di recedere; stando che ormai pareva cronicizzata persino in modo abbastanza compatibile - nel quadro di già deprivata normalità di vita. Tanto che ad angosciarmi di più erano i capelli - che mi cadevano a ciocche - per reazione alla tossicità dei farmaci.
Peraltro dire che mi sentivo serenamente rassegnata; come d'altronde non potevo non esserlo - dopo aver saputo di tale autorevole responso Clinico - che proprio non mi consentiva che il tempo di prepararmi.
Infatti che a confermante esito delle analisi istologiche e diagnostiche - venne persino tirata in ballo il fattore ereditario - avendo indagato e appreso che mia madre: (morta di polmonite acuta a soli ventitré anni) - poteva in qual modo avermi trasmesso dei geni tisiologici similari - che ormai venivano indicarsi la più probabile causa di quella mia strana patologìa.

Tranne che in seguito, prese a tormentarmi un segreto senso di colpa - per la disgrazia di Salute che avevo portato in famiglia - e che proprio non ero in grado di rimediare.
Ma un senso di colpa - che intendevo solo a livello psicologico, abbastanza superficiale - mentre per quanto sentivo più profondamente e Spiritualmente - non posso negare che quasi mi affascinasse come un grande Amore: questa consapevolezza che non avrei potuto durare a lungo nella vita.
Tanto che riuscivo nel tenere a freno il desiderio di volare via ... solo per l'incommensurabile affetto - che mi legava responsabilmente al mio piccolo Massimo.
Così pensando che nonostante il sicuro affetto sostitutivo - che gli avrebbe dato la nonna - (e ben certo il Padre) forse gli sarei un po' mancata come madre. 

E che per di più - si sarebbe trovato anche più triste - senza un fratellino o una sorellina.
Che infatti avrei tanto voluto adottare - non appena venni informata che non avrei potuto avere altre gravidanze. Ma certo non poi ... quando seppi di non poter contare a lungo sulla mia vita.
Eppure che nei miei sogni (sempre a colori) io mi vedevo e rivedevo - quasi ossessivamente con Massimo più grande accanto - e due più piccoli fratellini per mano.
Non già nella Città di Milano - ma su un camminamento sconosciuto - tutto cosparso di ghiaietto rosa. E affiancato da alberelli dai fiori rosa, quasi da favola.
Come invece davvero anni poi... ebbi esattamente rivivere sulle sponde del Lago.
Ma prima doveva accadere quel qualcosa di eccezionale - che per me avrebbe deciso altrimenti - che già non fosse tristemente deciso ...

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Infatti che un pomeriggio come tanti - venne da noi Nonna Fortunata (la solita Nonna Paterna) - che avendomi con se nella cameretta di Massimo; prese a raccontare alquanto stupefatta - del tal Ragioniere ... che prima lavorava nella nostra Azienda. 
Il quale venne poi assentarsi in malattia e ridotto pelle e ossa - per causa di un tumore giudicato incurabile.
Ma lo stupore fu nell'udire che di recente - venne tornare in sue piene funzioni del tutto risanato - grazie alle Sante Mani e all'Intercessione Spirituale della "Mariuccia": una Guaritrice Carismatica (meglio conosciuta come la Santa di Volvera - nelle vicinanze di Torino).
Sicché manco finito di parlare Nonna Fortunata - io ebbi avvertire un brivido profondo; e come una Voce che mi esortava ad andarci, andarci subito anch'io - da questa Santa donna.
Della quale seppi poi - che Padre Pio, diceva essere come Lui - tranne che al femminile.

E da quel momento, non ebbi altro pensiero, che di andare - andare anch'io da questa Guaritrice - che già presentivo come una Grazia.
Ancora non sapendo - che non sarebbe stato per niente facile - convincere ad accompagnarmici.
Pertanto che in meno di una settimana eravamo già a Volvera - sul piazzale antistante la semplice casa contadina - dove abitava e riceveva gli ammalati questa Benedetta.
E lì subito informata che vi erano in attesa non meno di trecento persone - e che quindi avremmo dovuto attendere che venisse il mio turno - ospitandoci per giorni in una delle tante Locande.

Senza la minima possibilità di farcela alla furba, prima di qualcun altro - poiché infatti veniva distribuito un numero progressivo - col quale si doveva presentarsi di persona sulle panche di attesa - alle sei del mattino e nel tardo pomeriggio. 
Dove i numeri venivano rigorosamente controllati in ordine di precedenza - dal fratello di "Mariuccia" - e da altre persone anziane che vi erano addette.
Sicché veniva di ritrovarsi spesso, tra gli altri convenuti - e quindi di ascoltare anche dirette testimonianze - di Guarigioni veramente strabilianti.
Perché si diceva che questa Benedetta - non fosse Lei a Guarire - ma la Madonna che le apparve nella stalla quando "Mariuccia" era ancora una ragazzetta. 
Dicendole che avrebbe guarito per Sua Intercessione - tutti i malati che avrebbe toccato con le Sue mani.

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Così passarono sei giorni pieni - quando la mattina del settimo giorno venne finalmente il mio turno di visita.
E lì davvero indicibile l'emozione che provai - quando finalmente venne aprirsi per me quella porta. Tanto che ristetti sull'uscio quasi estasiata - nel vedere questa donnina luminosa, seduta su una sedia - sotto scostata da una grande statua della Madonna di Lourdes, che irraggiava la stanzetta dall'alto di una mensola.

E lei "Mariuccia" - che subito prese a dire senza nemmeno alzare lo sguardo - tanto che udite queste Sue parole:
"Niente di irrimediabile, tu devi vivere perché dovrai fare tanto bene per il Mondo".
Mi guardai alle spalle, convinta che stesse parlando con qualcun altro. Infatti che ridotta com'ero non potevo certo appropriarmi quello che stavo ascoltando.
Ma evidentemente percepito il mio smarrimento - la Santa Donna - ebbe lentamente levare il capo e inondarmi con un infinito sguardo d'Amore - che non potrò mai dimenticare. Soggiungendo: "Vieni, vieni cara, dico a te, proprio a te".
Sicché entrata e avvicinata - Lei mi prese la testa tra le mani, e poi mi mise la mano sulla pancia, (dove rimase l'impronta arrossata per diversi giorni) senza dirmi altro.
Tranne suggerirmi di ringraziare la Madonna - e salutarmi con un : "Chiamami, chiamami col cuore, quando hai bisogno, che io sono con te".

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Ebbene che tornata a casa - in uno stato interiore veramente indescrivibile, ebbi subito avvertire dei guizzi di energìa vitale - quasi che il mio corpo si stesse risvegliando.
E nei giorni appresso - ebbi coraggiosamente decidere che non avrei più continuato alcuna terapìa tanto sentivo in testa, che andava bene così.

Ma per di più avvenne - di sentire nel sussurro all'orecchio - la stessa Voce della "Santa" - che mi indicava quello che dovevo fare per superare la mia malattia.
Come ad esempio: "Fai bollire la pentola con grani di orzo e una manciata di Malva, e poi bevi l'infuso". - "Fai infuso di salvia e rosmarino e poi bevi". - "Vai alle Terme e bevi tanta acqua, tanta tanta acqua per il fegato e per i reni".
Per cui obbedientissima a queste indicazioni - nel giro di pochi mesi venni riconquistare una discreta buona salute - che venne lasciare esterrefatti non 

solo i miei famigliari; ma soprattutto gli Specialisti che mi avevano in cura da anni.
E grazie a quale netto miglioramento venni un po' riprendere ad uscire - e ad occuparmi personalmente del "ménage" di casa.
Anche se davvero men facile ad estirparsi - permaneva un certo condizionamento psicologico - che ancora mi imprigionava in sorta di paura fisica.

E così passarono altri anni - come di timorosa stabilità - finché una notte ebbe accadermi in sogno - qualcosa di veramente sorprendente e determinante ...

E appunto nel Sogno, che come dal di fuori - mi vidi piuttosto sconsolata nel mio letto - quando venne apparirmi una Donna di Luce a fianco - che carezzandomi il capo prese a dirmi: "Ma davvero lo vorresti un fratellino per il tuo Massimo?!" 
E con ciò quasi mostrando di conoscere che il mio più grande - ma impossibile desiderio - era appunto quello, che il mio piccolo non rimanesse solo.
Ricordo che all'indomani non mancai di raccontare di questo straordinario Sogno, della Madre di Luce - ancorché evitando di spiegare esattamente... - in quanto non volevo e non potevo illudere di ciò che Clinicamente veniva assolutamente escludersi. 
Ovvero di un'altra gravidanza.

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Ma di conseguenza a questo Sogno - imparai a meglio conoscere la Madonna - e a trovare conforto nella Preghiera. Tanto che da allora in poi, venne anche meno importare di quale sarebbe stato il mio destino; avendo compreso che tutto passa attraverso l'Uomo - ma che ben molto rimane sempre nel Volere e Potere di Dio.

Per cui (a distanza di tre mesi) fui solo io la meno incredula - quando di conseguenza a svariate analisi - venne risultare che ero in attesa di un altro figlio.

Come di conferma al Sogno - e di Grazia al mio unico più grande desiderio - di dare un fratellino al mio Massimo.

Mentre da parte del pur valente Ginecologo e Chirurgo Professor Dorigo - che mi aveva operato - vennero a lungo le più schiette perplessità. E le più edotte motivazioni a frenare ogni entusiasmo - stante che nelle mie condizioni di organi ancora non guariti, oltre che menomati - non sarebbe stato attendibile, alcun positivo "test" tranne il dubbio che non fosse dovuto a un certi tipi di tumore....
Tanto che per convincere - ebbe persino tracciarmi uno schemino illustrativo - delle parti di organi asportati, che nel modo più assoluto - avrebbero precluso qualsiasi possibilità di fecondazione.

(E inutile dire che ancora conservo questo "schemino" - dove tra l'altro sta scritto: - "Clinicamente la Signora ... non avrebbe potuto avere altri figli. Ma le vie del Cielo sono infinite").

Peraltro dover dire - che non potendo del tutto ignorare il "Dubbio Clinico" - venni attendere di veder nascere e toccare questo bimbo della Grazia - preparandogli culla e corredino quasi di nascosto. In modo che semmai... sarebbe stata meno terribile la delusione.
Ma invece vero - che il 21 luglio (ore 15 e 45 - ebbe vedere la Luce abbastanza normalmente) un bimbo sano e bello - che non a caso vennimo dargli il nome di: Leonardo Maria.
Così che un'ondata di gioia incontenibile - venne sostituirsi alla cupa tristezza - che da anni incombeva sulla mia famiglia.

Mentre del mio intimo, e incontenibile ringraziamento - nemmeno Dio potrà mai sapere abbastanza - se non attraverso mia totale dedizione al bene; a cui ebbi vocarmi poi che venne un altro figlio della Grazia!
E non appena entrambi, fossero abbastanza cresciuti per consentirmelo.

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Ma stando pur vero che - non vi è gioia senza tormento - quando Leonardino ancora non aveva compiuto un anno - accade che suo padre venne accusare preoccupanti sintomi di depressione psichica.
Sino a doverlo sorvegliare minuto per minuto, nel timore che potesse ancora compiere qualche atto sconsiderato.
Per cui stando a indicazioni Specialistiche - quell'estate decidemmo di andare in montagna (ad Andalo, in Trentino) - invece che come sempre al mare.

Lassù dove non potevo immaginare peggiore vacanza - stando che oltre già non poche preoccupazioni per il Padre - erano di attualità anche certi problemi della scuola per Massimo. E non meno - una forsennata pertosse di Leonardino; che nel tutto sommato non mi lasciava tregua di vigilanza - né di giorno né di notte.

Ma quì pur trascurando altri tremendi particolari - andò, che un pomeriggio, stremata dalla stanchezza - venni addormentarmi profondamente sul divano - che stava nel rientro del corridoio (della casetta bianca sul colle) - che avevamo preso in affitto.
E lì nel breve di un momento ebbi un altro stupefacente Sogno...
Nel quale mi vedevo sul balcone - affiancata a mio marito, che in silenzio, stavamo forse ammirando la distesa di cielo all'orizzonte; quando improvvisamente venne interporsi tra noi la stessa Madre di Luce - che con fare incoraggiante prese a battere sulla spalla di mio marito, dicendo:
"Ma adesso su, su, basta con questo star male ...". Mentre subito poi bussando la mano sulla mia pancia, soggiunse: "E perché adesso dovete ancora pensare a questo che deve nascere..."

Eppoi che istantaneamente venne dileguarsi quella materna visione - ed io svegliarmi di soprassalto - mi ci volle del tempo, prima di orientarmi normalmente; quasi permanesse più viva e vera la realtà del Sogno.
Fattostà che da qual giorno le condizioni di salute di mio marito cominciarono a normalizzarsi - come pure meravigliosamente vero che - il 12 Settembre (ore 12 e 35) dell'anno seguente, nacque l'altro mio figlio della Grazia !
Al quale sempre non a caso - dettimo il nome di Alessandro Maria; ma che inoltre visto l'anomala gestazione di pieni dieci mesi - e altri segni venuti precedere e conseguire alla sua nascita - ebbimo scherzosamente soprannominare "Il Buddha".

Infatti che il bimbo Alessandro - ebbe crescere (e poi distinguersi fanciullo talmente speciale) - per non comune ragione Spirituale e buoni sentimenti di amore e comprensione con tutti.
Ma di altro che pare incline voler fare - così ispirato nel bene e nel giusto - ancora rimane tutto da vedere. Quando forse non sarò più ... io sua madre - a potermi compiacere con Lui della sua giusta Fede e impegnata condotta Cristiana.


Mamma

 

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