Dopo 50 anni un segno, quasi un ultimo addio

"Erano i primi giorni di giugno del 1945: da alcuni compagni superstiti dei Kz tedeschi giunse alla mia famiglia la notizia che mio padre non sarebbe tornato."

Le condizioni psicofisiche dei reduci, l'incredulità e lo stupore soprattutto della mamma (no¡ eravamo tutti e sette giovanissimi) provata negli affetti e preoccupata del futuro, limitarono obiettivamente la comunicazione; il racconto de¡ due mesi e mezzo trascorsi in Germania da mio padre restarono un buco nero. Flossenburg ... Hersbrück... nessuno ne parlava, nessuno ne scriveva.... parvero perfino luoghi fantasma, quasi fossero siti mitologici di antichi, misteriosi sacrifici umani che sapevano di leggenda. Per trent'anni nei libri che però erano usciti, si trovarono tracce molto scarne, brevi testimonianze; né sapere che a Flossenburg erano rimasti uomini dal nome famoso come Bonhoffer, Pertini, Canaris, esauriva il bisogno di conoscere, di sapere. Fu il libro di Antonio Scollo a meta degli anni '70 che cominciò a dare dei riscontri precisi ai racconti del '45 che, nel frattempo, rischiavano, nonostante tutto, di sbiadire per il passare del tempo. I suoi numerosi ricordi mi consentirono di collocare materialmente nello spazio i tragici giorni di Flossenburg tra baracche e reticolati, tra torrette, Waschraum, Revier, ... e animarono quell'ambiente sinistro non solo di ombre zebrate ed aguzzini, ma anche di alcuni uomini di cui l'autore sapeva ancora nome e cognome: Riccardi, Belli, Carpi, Zappa, Suardi, Agosti Olivelli.... Poi fu la volta de¡ volume di Franco Varini (quanto sia stato apprezzato in famiglia gli fu scritto a suo tempo), un'opera pregevole per la precisione dei ricordi: episodi particolari, nomi, date, perfino la composizione numerica del transport da Bolzano sono stati confermati da opere e da documenti successivi. Per di più egli vive Flossenburg con una carica di emotività ancora intatta, per cui lo scopri turbato, addolorato, stupito, inorridito, impietosito... ed é per questo che si vive il racconto all'unisono con l'autore. Sorvolo su "Flossenburg" di Cantaluppi perché lo spazio temporale del suo racconto e la sua posizione particolare esulano da ciò che a me interessa maggiormente. Non posso tralasciare, invece, le precise, lucidissime pagine del prof. Bocchetta che fu anche a Hersbrück e che pare non rinunciare mai alla propria libertà interiore, qualunque sia l'abisso in cui vive. Anche il mio viaggio a Flossenburg e Hersbrück, fatto quattro anni fa, era in fondo un voler saper di più. Un desiderio assurdo? Forse, però reale! Possibile non trovare un segno, una traccia, un pezzo di carta che documentasse il passaggio di un uomo che aveva un nome, un cognome, un'identità? La signora Strigl, funzionaria del Comune di Flossenburg, pur con tanta disponibilità e cortesia, mi fece chiaramente capire che si sarebbe trattato di un'autentica impresa. Mi promise, però, che mi avrebbe tenuto aggiornata su eventuali ritrovamenti, pubblicazioni, ecc... Ed ha mantenuto la promessa!!! Recuperato negli archivi degli Stati Uniti (Nara - Rg 338) é tornato a Flossenburg, in copia, il registro in cui venivano annotati i dati anagrafici de¡ deportati che entravano e uscivano dal Kz di Flossenburg. La signora Strigl mi ha fatto avere copia delle sedici pagine relative all'arrivo e all'immatricolazione degli italiani in data 7.9.44. Erano partiti da Bolzano Gries, erano 448 e, assieme al nome che mi era particolarmente caro, a quello dei compagni conosciuti in qualche modo nel '45, ho ritrovato i nomi che le varie pubblicazioni mi avevano reso famigliari: Ardú, Armellini, Bortolotti, De Cassan, Deambrogi, Marani, Rossi, Salvi... Qualcuno potrà ritenere insensato rincorrere per oltre cinquant'anni un documento, altri dirà che é ben magra consolazione rinvenire un numero e un nome su un pezzo di carta. A me, ma probabilmente non solo a me, al di là dell'indiscutibile valore oggettivo del documento storico, pare che quei dati anagrafici - certamente dettati da ciascuni deportato allo scrivano che riempiva con la propria grafia ordinata le apposite caselle - diano ad ognuno l'ultimo momento di dignità d'uomo nell'attimo stesso in cui diventava numero. E per coloro che non tornarono, quel nome che diventa numero, é l'ultimo segno visibile di vita, un segno che arriva ormai da molto lontano nel tempo e nello spazio, ma é un segno che assume quasi il senso dell'ultimo addio. E non può lasciare indifferenti. Olga Focherini figlia di Odoardo matricola n. 21518

 

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