Incontriamoci al teatro Verdi a parlare di Lager e di foibe

Cronaca dell'incontro tra Violante e Fini a Trieste che ha suscitato tante discussioni in tutto il paese

 

Nell'ambito di un seminario promosso dall'Università di Trieste, il 14 marzo scorso ha avuto luogo un incontro con gli studenti del presidente della Camera Luciano Violante e del segretario di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini sul tema "Democrazia e identità nazionale: riflessioni dal confine orientale", che si é svolto nel massimo teatro della città, il Verdi, presenti, oltre gli studenti, qualche centinaio di invitati. Il teatro era visibilmente blindato dalla polizia. L'incontro é stato preceduto da tensioni e forti polemiche, anche se da un sondaggio della Swg era risultato che oltre il 70% degli interpellati lo riteneva prevalentemente positivo, e solo il 20% negativo. L'opposizione veniva da Rifondazione Comunista, da anarchici, circoli sociali o dell'Anpi, perché l'iniziativa é stata giudicata il "culmine di una campagna tendente a falsificare la storia con fini pacificatori", un episodio del revisionismo storico, congruo "alla necessità per Fini di incassare una definitiva legittimazione dopo Verona e al tentativo di Violante di strappare un consenso anche a destra in vista della corsa verso la presidenza della Repubblica" (accusa che l'interessato ha smentito, N.d.R.). Tutto é stato largamente spiegato in una assemblea, con centinaia di partecipanti, svoltasi il giorno prima dell'incontro tra i due, indetta da un Coordinamento democratico, con lo slogan "Senza memoria non c'è é futuro". Hanno preso la parola rappresentanti di Rifondazione, dell'Anpi, dei centri sociali, alcuni storici. E' stata richiamata la necessità della fedeltà all'antifascismo, elemento trainante della democrazia, e condannato l'attacco revisionista alla consolidata visione storica della Resistenza. Hanno partecipato all'assemblea anche dirigenti dell'Aned e dell'Anppia. Il giorno dopo, contemporaneamente all'incontro al Verdi, ha avuto luogo un "presidio antifascista" in una piazza vicino al teatro blindato. Altro presidio della Fiamma di Rauti. Alcuni suoi seguaci in una manifestazione di qualche giorno prima avevano definito Fini "boia e traditore". Il confronto tra i due big si é svolto in un'atmosfera tranquilla, in termini moderati e controllati. I temi trattati non erano peraltro nuovi. Al centro la memoria storica dei fatti svoltisi durante la guerra e dopo nella regione, strumentalizzati a scopi politici, fatti pochissimo conosciuti in Italia. Perciò, ha detto Violante, bisogna rileggere le pagine "girate in fretta o addirittura cancellate". Ha fatto un elenco delle "cose che l'Italia non sa": la tragica storia delle terre di confine é cominciata 80 anni fa; la Risiera di San Sabba, le foibe, Gonars (campo di concentramento fascista dove furono deportati partigiani e resistenti jugoslavi, ma anche civili, donne, vecchi, bambini, N.d.R.); le deportazioni effettuate dagli jugoslavi; l'esclusione della RSI, qui più fantoccio che altrove, da queste terre controllate direttamente dai nazisti; il dramma degli esuli italiani dell'Istria, mai risarciti dei beni lasciati oltre confine; l'oppressione del fascismo su Italiani che parlavano un'altra lingua (sloveni e croati, N.d.r.); la sconfitta nella seconda guerra mondiale é stata pagata solo qui; ci sono state due "liberazioni", una degli Alleati e una dell'esercito jugoslavo. Le foibe, ha spiegato Violante rispondendo alla domanda di uno studente, é una pagina terribile, dimenticata per convenienza nazionale, cioè per non incrinare i rapporti dell'Italia con Tito dopo che questi aveva fatto una scelta antisovietica. Ricordare le foibe e la Risiera é giusto, ma non si devono usare le une contro le altre. Egli si é poi intrattenuto sulla necessità della tutela delle minoranze, sia in Slovenia e Croazia che in Italia. Qui la minoranza non ha ancora avuto riconoscimento completo, necessita una legge di tutela globale. Su questo punto, e poco sugli altri, si é manifestata divergenza con Fini. Le leggi esistenti, ha sostenuto quest'ultimo, sono sufficienti, non occorre una tutela globale. Occorre invece il censimento degli sloveni, mentre il bilinguismo é "tollerabile nel Carso, ma inaccettabile entro la cinta urbana". Ha annunciato il voto contrario di AN in Parlamento alla ratifica del trattato di associazione della Slovenia alla UE (cosa che infatti é avvenuta in seguito). Si é parlato anche, durante una breve conferenza stampa seguita al dibattito, della proposta fatta da Violante al presidente della Camera dei deputati slovena, Podobnik, in visita a Roma, di un viaggio insieme ai "punti più sensibili" della guerra, al di qua e al di là del confine (evidentemente luoghi come la Risiera, le foibe, villaggi sloveni bruciati dai fascisti e dal regio esercito in Slovenia e altri posti del genere, N.d.R.). E' stata presa in considerazione da Podobnik, che anzi vorrebbe estendere il pellegrinaggio anche ai campi di battaglia dell'Isonzo della prima guerra mondiale. La sostanza del dibattito, che qualcuno ha definito "pacificazione", appare riassumibile nel desiderio comune di chiudere le ferite della storia, denunciando gli opposti genocidi; di arrivare a una storia unica e unitaria, ma col diritto di ciascuno alla sua memoria (Violante); più che una storia in comune, una memoria storica in comune (Fini). Le polemiche del giorno prima sono riprese il giorno dopo. Difficile elencarle tutte. Importante appare un documento approvato da 75 storici italiani, che esprimono "netto dissenso" sui contenuti del confronto. "E' tanto semplicistico e unilaterale far ricadere le responsabilità delle foibe, secondo quanto l'on. Violante ritiene, soltanto sui partigiani jugoslavi. Non si può dimenticare che la responsabilità ricade prima di tutto sul regime monarchicofascista". Dopo aver ricordato i campi di concentramento fascisti "non dissimili da quelli di Dachau e Mauthausen" e la feroce repressione dell'esercito e delle camicie nere, il documento afferma che "iniziative come quelle di Trieste sono incompatibili con la verità storica e con i valori fondamentali della Costituzione e suonano offesa alla memoria di quanti hanno pagato con la vita la costruzione della democrazia". Violante ha subito replicato: "Sarei del tutto d'accordo con il vostro documento se effettivamente avessi pronunciato le affermazioni che mi attribuite. Non é cosi, come risulta da tutti i resoconti giornalistici. Consentitemi di esprimere il mio rincrescimento per la leggerezza con la quale un gruppo di autorevoli storici ha sottoscritto un documento contenente falsità facilmente verificabili". In effetti, Violante aveva detto che la storia in questione era cominciata 80 anni fa (e non dal 1945 come sostengono spudoratamente i numerosi revisionisti, N.d.R.) e denunciato violenze e aggressioni fasciste. Tuttavia, dal dibattito dei due big sembra apparire, anche se non detto espressamente, una tendenza all'equiparazione di certi punti "più sensibili", soprattutto tra foibe e Risiera-campo di concentramento nazista. Se é cosi, la equiparazione va fermamente respinta. L'aggressione nazifascista é tutt'altra cosa che la risposta all'aggressione, per quanto dura possa essere stata. I campi di concentramento, la Risiera é uno di questi, erano parte essenziale di un spaventoso piano di massacri, freddamente, scientificamente, ideologicamente concepito e attuato da uno Stato, quello nazista, che voleva assicurarsi il dominio del mondo. Ha avuto una risposta durissima, ma comprensibile. Se poi il pellegrinaggio ai "luoghi più sensibili" significherà un atto di pietà per tutti i morti, sul piano umano é condivisibile. Gioverà a un futuro di pacifica convivenza e collaborazione tra i popoli. Ma sul piano storico, le aggressioni e le stragi del nazifascismo resteranno sempre tali senza potersi mai confondere con la lotta per la libertà.

Ferdinando Zidar

 

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