Gran Premio Speciale della Giuria di Cannes al film

"La vita è bella"

Presentato in concorso al Festival di Cannes,il film di Roberto Benigni "La vita è bella" è tornato a casa con il Gran Premio Speciale della Giuria, e il regista-attore toscano è stato salutato con un tripudio di applausi e con unanimi commenti di soddisfazione della critica internazionale

A sinistra Guido cerca di nascondere Giosuè , a destra Guido  accecato dal faro.

Il film è al centro di accese discussioni fin da quando è apparso sugli schermi: Benigni ha inventato una favola ambientata in larga parte in un campo di concentramento nazista, realizzando una pellicola a tratti anche molto emozionante. Gli ex deportati nei Lager nazisti si sono divisi nel giudizio, come è ovviamente naturale in un caso che tocca corde tanto sensibili. Quale che sia il giudizio di ciascuno sul film, pensiamo che faccia comunque piacere che l'opera di Benigni abbia ricevuto un così alto riconoscimento internazionale, richiamando alla memoria, in tempi di così facili rimozioni, il dramma vissuto dai popoli europei oltre mezzo secolo fa. In merito alla pellicola registriamo, dopo quelli pubblicati negli scorsi due numeri del nostro giornale, i pareri di due ex deportati: Gilberto Salmoni di Genova e Elisa Missaglia di Pescara. Sono due pareri diametralmente opposti: il film premiato a Cannes suscita davvero emozioni profonde. Con questi commenti possiamo considerare chiuso l'argomento.

A sinistra Guido chiude gli occhi, rannicchiandosi. A destra Giosuè guarda un enorme carro armato verde.

 

"La vita è bella", di R. Benigni e V. Cerami. Einaudi, 1998. Pag. 198, 14.000 lire

Pubblicata da Einaudi la sceneggiatura

La storia di Benigni ora anche in libreria

In contemporanea con la candidatura del film al festival di Cannes, Roberto Benigni ha dato alle stampe nei Tascabili Einaudi la sceneggiatura del film, scritta a quattro mani insieme a Vincenzo Cerami. Si trovano nel libro le atmosfere e le invenzioni della pellicola. In più c'è una piccola presentazione, scritta dallo stesso Benigni. In chiave paradossale, come era lecito attendersi. Una piccola serie di immagini di scena richiama alcuni dei momenti più significativi del film.

 

Ho apprezzato la sua sensibilità e carica umana

In merito al film di Roberto Benigni, realizzato con l'assidua consulenza, tra gli altri, dell'amico Nedo Fiano anche lui liberato a Buchenwald dove era giunto da Auschwitz, desidero esprimere la mia opinione fortemente positiva che si allinea a quella espressa da altri e, in particolare, da Anna Maria Bruzzone. Ritengo fortemente positiva la ridicolizzazione del fascismo e della teoria della razza che viene confutata magistralmente con la mimica in modo certamente piú efficace e comprensibile di documentate obiezioni di natura scientifica. La seconda parte del film era sicuramente più critica. Lì si andava nella favola che fatalmente allontanava dalla realtà. E tuttavia la sofferenza e le atrocità non venivano dimenticate, con il massimo rispetto verso quanti sono morti nei campi o sono sopravvissuti dopo infinite sofferenze. Non essendo pienamente convinto della seconda parte alla prima visione, ho voluto rivedere il film e mi sono confermato in una opinione largamente positiva e nell'apprezzamento non solo della fantasia di Benigni ma anche della sua fortissima sensibilità e carica umana.

Gilberto Salmoni Ex deportato a Buchenwald - Genova

Benigni, non scherzare col dolore

Sono una reduce dei campi di sterminio. Non ho visto e non vedrò il film di Benigni, invito però I'illustre Benigni a non scherzare su quello che èstato. Se lui come me e tanti altri avesse vissuto mesi e anni nell'inferno del Lager non avrebbe voglia di far ridere. Già sono in tanti a non voler credere all'atrocità dei Lager, vuole pure metterci in ridicolo?

Cordiali saluti

Elisa Missaglla Matricola Auschwitz 76147