Le polemiche giornalistiche (e non soòo) sul cosidetto "oro dei nazisti"

Il nazismo non guardava in faccia a nessuno

Tutti i deportati venivano depredati nei campi

 

Troppa confusione su temi di ricerca assai diversi tra loro.
Le polemiche sui depositi svizzeri non riscossi e sulle polizze vita non rivendicate da nessuno
nel dopoguerra. È davvero un problema di indennizzi? E a favore di chi?

La restituzione dell'oro sottratto dai nazisti alla Francia

Una cassa di vere nuziali strappate ai deportati rinvenuta pdagli Alleati presso Buchenwald.

 

Due libri utili per saperne di più

All'argomento dell'oro dei nazisti la stampa internazionale ha dedicato innumerevoli servizi giornalistici. Sono usciti in italiano recentemente anche due libri sull'argomento. Il primo dal titolo decisamente fuorviante Oro di razza, è stato scritto dal corrispondente dell'Ansa da Tel Aviv Furio Morroni, ed è edito dalle edizioni del settimanale "Il Mondo" (1997, 24.000 lire).
A dispetto del titolo, Morroni spiega bene la diversa natura dei fondi di cui si cerca di ricostruire la provenienza: una cosa sono l'oro e le valute strappate dai nazisti a tutti i deportati e alle popolazioni dei territori occupati; un'altra i fondi depositati in Svizzera da famiglie poi travolte dalla guerra e dallo sterminio nazista; altra ancora infine le risorse rapinate da Hitler nelle casse delle banche centrali dei paesi occupati.

Ancora più fuorviante l'impostazione redazionale data dalla Rizzoli a un testo della canadese Isabel Vincent, pubblicato con il titolo L'oro dell'Olocausto (1997, 30.000 lire). In copertina la celebre immagine della cassetta di vere d'oro ritrovata dagli alleati dopo la liberazione a qualche chilometro dal campo di Buchenwald, con questa didascalia: "Gioielli appartenuti a ebrei ritrovati nel campo di Buchenwald" (quasi che gli antinazisti tedeschi e gli operai e i partigiani rastrellati in tutta Europa non avessero avuto la vera all'anulare).
Il testo della Vincent, a dire il vero, è più corretto e documentato di quanto non lasci supporre la sciatta presentazione editoriale della pur importante casa editrice italiana.