Hartmann e la sua famiglia riuscirono, grazie
a una serie di circostanze favorevoli, a fuggire dalla Germania nazista
alla fine degli anni Trenta e a emigrare in America. Ossessionato per
anni dalla sorte dei suoi compagni assassinati nei campi dell'orrore,
in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione dei Kz,
iniziņ un viaggio solitario, accompagnato solo dalla moglie che lo ha
portato nei campi e a fotografare, con una eccezionale simbiosi tra
l'uomo e il fotografo, quanto restava dei luoghi dell'immane tragedia,
cogliendone gli aspetti più significativi e costruendo così
un panorama esaustivo e rigoroso in cui ogni immagine è "racconto"
e "memoria" di ciņ che è stato.
Il silenzio, il vuoto, le rovine hanno la stessa capacità di
"urlo" che hanno altre immagini scattate nei giorni dello sterminio,
così come il "silenzio" che impregna le immagini colpisce al
cuore e alla ragione dei visitatori che oggi arrivano nei campi o che
visitano questa mostra. I muri, i paesaggi, spesso emergenti dalle nebbie,
parlano in modo chiaro della morte e dell'orrore. l'immagine della camera
a gas di Auschwitz scuote proprio per la freddezza del racconto che
la fotografia sottintende, così come un carretto di Buchenwald
colmo di pietre, spolverato di neve, riporta alla crudele fatica del
deportato. Così come i resti carbonizzati delle baracche degli
ebrei a Sachsenhausen, incendiate da estremisti e nostalgici, ricordano
come ancora oggi i diavoli del razzismo, dell'intolleranza, del pregiudizio
sono ancora, ahimé, vitali. La mostra si chiude con un pannello
realizzato dall'Aned, nel quale una carta geografica con la distribuzione
dei campi nel territorio europeo e una serie di note sui Kz, visualizza
la dimensione della tragedia.
Un grande, importante momento di memoria e di cultura che registra risultati
al di sopra delle più ottimistiche attese. Le sale sono sempre
ricche di visitatori ed attestati di plauso e di riconoscenza arrivano
alla Sezione di Roma, all'assessorato alla cultura, alla direzione del
Museo. Al punto che la mostra è stata prorogata al 20 ottobre.
L'inaugurazione è stata preceduta da una conferenza stampa per
i giornalisti e gli addetti culturali. Sono intervenuti i promotori
della mostra: Centro di cultura ebraica, Comunità ebraica di
Roma, nella persona del presidente dott. Di Castro, per l'Aned, Aldo
Pavia, che rappresentava il presidente nazionale Gianfranco Maris, ha
illustrato il senso della mostra e gli obbiettivi. Gianni Borgna, per
il Comune di Roma che si è assunto tutti i costi dell'iniziativa,
ha più volte ringraziato l'Aned per aver fortemente voluto questa
mostra e per l'opportunità culturale e politica offerta all'amministrazione
comunale capitolina. Di tutto ciņ ampio resoconto hanno dato la stampa
locale e nazionale. Molta soddisfazione quindi e un forte incentivo
a proseguire su questa strada, storicamente patrimonio della nostra
Associazione: dare alla memoria un futuro.
|