"Memoria di vita e di inferno" di Gianfranco Mariconti

Una voce da Flossemburg riemersa dopo tanti anni

A cinquant'anni dalla fine della guerra e dalla liberazione, fortunatamente la esigenza di raccontare la deportazione si fa strada tra i pochi che ancora possono testimoniare direttamente dell'orrore dei Lager nazisti. Questo volumetto è la conferma che la fatica, la pena dei ricordo sono utili. Scritto con il linguaggio semplice del testimone, il libro arriva diretto, senza fronzoli, senza compiacimenti o auto-compatimenti. E grazie a Ercole Ongaro, l'amico professore di scuola media, che dopo tante insistenze ha convinto Mariconti a raccontare e a consentire alla pubblicazione del libro. Non è vero, come pensava lo stesso Mariconti, che ormai sui Lager "è già stato detto tutto", e che "a nessuno può interessare la vicenda di un altro deportato". Non c'é libro di storia che possa sostituire la testimonianza diretta di chi la storia l'ha conosciuta di persona. Era vero in passato, purtroppo è oggi più vero che mai, di fronte alla cronica assenza di informazione circa la nostra storia recente, da parte della scuola italiana.
Il testo di Mariconti, che ha per sottotitolo "Dalla spensieratezza alla responsabilità" è tanto più meritevole in quanto racconta del Lager di Flossemburg, un Lager sul quale la memorialistica è relativamente meno ampia rispetto a tanti altri.