Due convegni per fare luce su pagine di storia troppo spesso dimenticate

Le donne nei Lager, una doppia rimozione

Un importante incontro internazionale a Torino

Un commento di Lidia Rolfì sul significato del convegno. La voglia di testimoniare delle sopravvissute. Presto la pubblicazione degli atti

Manifestazione alla Risiera di San Sabba

Un fiore per le deportate di ieri contro le violenze di oggi

"Contro la violenza e il razzismo, le donne di ieri con le donne di oggi": questo il tema del convegno che si è tenuto a Trieste l'8 e il 9 aprile scorsi, organizzato dai coordinamento fenuninili Anpi, Fivl, Fiap e Aned. Non a caso è stata scelta come sede per il convegno Trieste, dove c'era l'unico campo di sterminio in Italia; non potendo parlare della violenza di oggi senza ricordare quella di ieri. Un folto pubblico, soprattutto di studenti, ha ascoltato la terribile testimonianza di Olga Stefani, partigiana triestina deportata nella Risiera di San Sabba, di Liana Millu, di Marta Ascoli e di altre. Studiose, storiche, donne di cultura, hanno tracciato un ideale percorso dalle sofferenze della guerra e della lotta partigiana, fino agli episodi di razzismo, di intolleranza di
oggi e alla violenza sulle donne nella ex Jugoslavia. Da tutti sono stati sottolineati i pericoli di una destra emergente e denunciati i sintomi sempre più preoccupanti di violenza e intolleranza. La segretaria Nazionale dell'ANED, Miuccia Gigante, ha portato il saluto dei familiari e delle superstiti dei campi di sterminio che nel 50° anniversario della Liberazione, rinnovano un comune impegno: quello di battersi per la difesa della memoria dei crimini del nazifascismo, senza la quale non vi potrà essere valida base per l'affermazione futura dei valori di libertà, di democrazia, di dignità dell'uomo. Il 9 aprile, durante una suggestiva e commovente cerimonia alla Risiera, le donne della Resistenza, deponendo un fiore, hanno ricordato le donne morte in questo Lager.

C'è qualcuno che ricordi questa canzone?

Nell'estate del '44 ad Auschwitz, un gruppo di deportate, quasi tutte molto giovani, compose una canzone, sull'aria di un motivo allora in voga, "Piemontesina bella". Facevano parte dei gruppo le 5 sorelle Szörenyi (di cui solo la più piccola, Arianna, scampò allo sterminio) e forse altre 5 o 6 ragazze, alcune romane, altre forse venete. Anche comporre una canzone sulla propria drammatica condizione era un modo di resistere in quel campo di morte. A distanza di 50 anni da quei terribili giorni Arianna Szörenyi, attraverso le pagine del Triangolo Rosso, tenta l'impossibile: ritrovare qualcuna tra quelle compagne di deportazione. Se qualcuna è ancora viva, forse ricorda il seguito della canzone che cominciava così:
Svegliamoci presto ragazze, il tedesco è venuto, ci deve contar, svelte andiamo all'appello, formiamo un drappello, laggiù nel piazzal.

Perché a lavorar bisogna andar, poco mangiare e il baston. I camerati nemici ci son!

Non ti potrò scordare, o prigionia di guerra la pena, il cuor ci serra ci rende triste ognor. Ma poi pensando a casa ritorna l'allegria, la speranza si ravviva Si presto ritornar!
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