In Germania l'oppressione dei Bibelforscher (Studenti
Biblici), oggi meglio conosciuti come Testimoni di Geova, iniziò
lo stesso anno dell'ascesa al potere di Adolf Hitler. Furono emanate
leggi regionali che prescrivevano l'attività dell'IBV (Internationale
Bibelforscher Vereiningung, nome dell'associazíone allora
usato dai Testimoni di Geova per tutelare i loro interessi). Ad esse
fece seguito la legge nazionale del 1° aprile 1935 che vietava ai
Bibelforscher di pubblicare, tenere adunanze e predicare pubblicamente.
Chi infrangeva tali leggi, era condannato alla "custodia protettiva"
che nel gergo della Gestapo indicava la segregazione in lager. Nel maggio
del 1937 la polizia segreta di Stato emanò un ordine che imponeva
di arrestare ogni persona che avesse promosso, in qualsiasi modo, le
attività dell'IBV. Tutto ciò scatenò una gigantesca
caccia all'uorno e da allora disposizioni simili furono prese in tutte
le nazioni che gradualmente vennero a trovarsi sotto l'egemonia tedesca.
I motivi che furono alla base di tale accesa ostilità verso i
Testimoni dì Geova erano, secondo quanto afferma Hans Marsalek
nel suo libro Mauthausen, "il rifiuto di prestare giuramento difedeltà
a Hítler e il rifiuto di prestare qualsiasi servizio militare,
conseguenza politica della loro fede". Una volta giunti nei campi
di concentramento ai Bibelforscher veniva data, come a tutti gli altri
detenuti, la tipica divisa a strisce con un numero di matricola e un
triangolo in stoffa colorata per indicare la categoria a cui appartenevano.
Gli ebrei portavano cucito sulla casacca un triangolo giallo, i detenuti
politici rosso, gli omosessuali rosa, i criminali verde. I Bibelforscher
erano contraddistinti da un triangolo viola.
Nei primi anni di detenzione il trattamento a cui furono sottoposti
fu dei peggiori. Marsatek riporta:... "i Bibelforscher, facilmente
riconoscibili dai loro triangoli viola, venivano regolarmente malmenati".
Inoltre, ogni qualvolta la commissione di leva reputava un Bibelforscher
idoneo per essere arruolato nell'esercíto, il suo rifiuto segnava
anche la condanna a morte. Condanna che per quanto riguarda i soli Testimoni
di Geova tedeschi, fu eseguita 203 volte, mentre altri 432 morirono
di fame, stenti e privazioni.
Ciò che rendeva particolare la loro prigionia era il fatto che
essi erano gli unici a cui veniva offerta la possibilità di tornare
liberi. Esisteva a tal proposito uno specifico modulo in cui il firmatario
dichiarava di dissociarsi dal FIBV e di non partecipare più alle
sue attività: bastava firmarlo per essere rilasciati. Al riguardo
lo scrittore ed ex deportato Vincenzo Pappalettera dichiara:
"erano veri eroi perché, a differenza di tutti gli altri deportati,
potevano interrompere la loro prigionia purché sottoscrivessero
il rinnegamento della loro fede, cosa che fecero solo pochi di loro",
Di conseguenza essi possono essere considerati veri e propri martiri
perché scelsero di soffrire per una nobile causa, non contravvenendo
ai propri principi religiosi. Ancora Pappalettera afferma: "i Bibelforscher...
preferirono soffrire freddo, fame ed epidemie che li portarono alla
morte. Sono perciò martiri da venerare".
Nei lager i Bibelforscher erano stimati e tenuti in alta considerazione
dagli altri detenuti per il loro atteggianiento altruistico, pacifico
e coerente con la propria fede. Di tale atteggiamento parlano molti
ex deportati. Bruno Bellelheim, ad esempio: "Essi risentivano
le conseguenze dell'internamento meno degli altri gruppi, e riuscirono
a conservare la propria integrità... dimostrarono una non comune
dignità umana e un elevatissimo comportamento morale... (erano)
compagni esemplari, servizievoli, corretti e fidati... i soli prigionieri
che non offendessero o maltrattassero i compagni, verso i quali, anzi
erano di solito molto gentili ".
Scrive Hans Marsalek: "... erano uomini tranquilli, modesti,
disciplinati, pazienti, diligenti, devoti alla loro fede. Anche perciò
nessuno di loro tentò mai di fuggire". Vincenzo Pappalettera
afferma: "è noto a tutti i deportati che i Testimoni di Geova
erano affabili, buoni, onesti e che nessuno di loro si trasformò
in kapo per sopravvivere ".
Anche i loro aguzzini, che seguendo una direttiva personale di Hitler
erano decisi ad eliminare tutti Bibelforscher, provavano per loro un
senso di ammirazione. Fra gli altri citiamo Rudolf Hoss, comandante
dei lager di Auschwitz, che ebbe modo di scrivere: "... erano individui
tranquilli, diligenti e socievoli, sia gli uomini, sia le donne e sempre
pronti ad aiutare il prossimo. Il loro fraterno amore reciproco era
commovente: si preoccupavano l'uno dell'altro e si prestavano tutto
l'aiuto possibile. Così immaginai dovessero essere i primi cristiani
martiri, condotti nell'arena per essere dilaniati dalle belve ".
I lager non riuscirono ad inghiottire le poche migliaia di Testimoni
di Geova allora presenti in Europa: ma questo diabolico strumento di
morte ha fatto sì che il nome di centinaia di martiri passasse
alla storia.
Matteo Pierro
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