La diagnosi

Le informazioni riportate qui di seguito sono tratte interamente dagli opuscoli "IPOACUSIA INFANTILE".
Nel gennaio 2004 ALFA, in occasione della campagna di sensibilizzazione, ha inviato questi dépliant a: pediatri, medici di base, consultori pediatrici, UONPIA, insegnanti di asilo nido, scuole materne ed elementari

Per avere una prima idea delle cifre della sordità in Italia clicca qui

La Diagnosi precoce è fondamentale per prevenire tutte le conseguenze che derivano dal non udire o dall'udire male.

L'importanza della diagnosi precoce
L'ipoacusia infantile, se non diagnosticata e corretta precocemente, può avere conseguenze molto gravi sullo sviluppo del bambino.
Se trascurato, un deficit uditivo che si instaura da 0 a 3 anni, altera i processi di acquisizione e produzione del linguaggio con gravi ripercussioni cognitive, relazionali e comportamentali.
Anche quando interviene in età post-verbale un difetto uditivo può compromettere la produzione verbale, con conseguenze psicologiche e comportamentali.
Ancora oggi non sono rari i casi di diagnosi tardiva della sordità.

Per prevenire le conseguenze che derivano dal non udire o dall'udire male è quindi importante che genitori, pediatri, medici di famiglia, educatori e insegnanti prestino la massima attenzione nel rilevare eventuali segnali che possoo far sospettare un problema uditivo.

PRIMA FASE
La diagnosi "casalinga": nascita del dubbio

La diagnosi fatta fra le mura domestiche battendo le mani o sbattendo una porta non può essere significativa di normoacusia, né di sordità. Una delle difficoltà nel riconoscere la sordità nei primi mesi di vita è che alcuni bambini attivano strategie di attenzione tali da riuscire a rispondere a stimoli sonori pur non udendoli. È per questo che un minimo dubbio non deve essere sottovalutato. I genitori sono spesso i primi ad accorgersi che il loro bambino ha problemi di udito e le loro impressioni corrispondono quasi sempre a verità.

Il sospetto di sordità, soprattutto in un bambino piccolo o in un neonato, deve essere colto immediatamente ed è bene rivolgersi subito ad un centro specializzato di audiologia infantile, perché la diagnosi in un bambino piccolo richiede competenza, esperienza e strumentazione adeguata.
Più tempo passa tra l'instaurarsi della sordità e il momento della diagnosi, più aumenta l'isolamento del bambino con tutte le problematiche che ciò comporta.

In alcuni casi la difficoltà uditiva può essere temporanea, causata ad esempio da forme infiammatorie, tappi di cerume ecc. e quindi risolta con l'intervento dello specialista otorino.

Segnali che possono far sospettare un problema uditivo
  • dalla nascita ai 6 mesi: non sobbalza per un suono forte e improvviso e non reagisce al suono della voce, non smette né accelera o rallenta la poppata quando c'è un rumore improvviso
  • dai 6 mesi: non gira la testa, non muove gli occhi nella direzione dei suoni, non smette di piangere quando la mamma gli parla, la lallazione può anche esserci ma non progredisce
  • dai 9 mesi: non capisce paroline come "no", "ciao", né usa la voce per richiamare l'attenzione, non presta attenzione alla musica e non si gira se qualcuno lo chiama
  • dai 12 mesi ai 24 mesi: non dice le prime paroline come ma-ma, pa-pa, non esegue semplici comandi verbali, soprattutto quando non vede la persona che gli sta parlando, né possiede già un suo vocabolario
  • dai 24 mesi in poi: difficoltà di pronuncia unita a vocabolario povero, scarsa reattività ai comandi verbali, svogliatezza e scarsa partecipazione possono essere sintomi di un problema uditivo che è bene accertare prima di pensare a ritardi cognitivi o problemi psicologici.


SECONDA FASE
La diagnosi clinica: alla ricerca di conferme

Contrariamente a quanto avveniva in passato, le recenti applicazioni tecnologiche in mano a personale esperto consentono di raggiungere ottimi livelli di affidabilità diagnostica già nei primi giorni o mesi di vita.
Lo screening uditivo neonatale, che si basa generalmente sulle otoemissioni ed è già effettuato in molte maternità prima delle dimissioni del neonato, permette di porre un fondato sospetto di sordità. In caso di positività il bambino deve essere inviato ad un centro specializzato di Audiologia infantile per un accertamento diagnostico. In caso di negatività non bisogna sottovalutare i segnali di un difetto uditivo, in quanto per il 50% dei casi le sordità insorgono dopo la nascita, anche nei primi mesi di vita.

La valutazione strumentale di un'eventuale sordità consiste essenzialmente nei seguenti test:
  • audiometria comportamentale si basa sull'osservazione delle reazioni motorie provocate da una stimolazione acustica (ad esempio: Boel Test o test di orientamento dello sguardo). Non esendo un esame oggettivo, è bene proseguire con le altre indagini se permane il minimo dubbio;
  • otoemissioni le emissioni otoacustiche sono suoni generati dalla cellule ciliate esterne sia spontaneamente sia dopo stimolo acustico e rilevate attraverso un microfono applicato nel condotto uditivo esterno. In condizioni di ipoacusia, anche di grado lieve, le otoemissioni scompaiono. Essendo una metodica di facile e veloce esecuzione, assolutamente indolore e non invasiva, sono generalemnte usate come test di screening neonatale;
  • potenziali evocati uditivi o ABR (authority Brainstem Response) indagano la funzione delle strutture cocleari e retrococleari, valutando la trasmissione dell'impulso sonoro lungo le vie acustiche;
  • impedenzometria valuta la funzionalità dell'orecchio, ma nel bambino presenta delle difficoltà di esecuzione.


TERZA FASE
La terapia: come intervenire per affrontare la sordità

Nei casi di sordità lieve o media è sufficiente una tempestiva ed adeguata protesizzazione presso un centro specializzato in Audiologia Infantile e, se necessario, una riabilitazione logopedica di breve durata per correggere alterazioni del linguaggio.
Nei casi di sordità neurosensoriale grave o profonda, è possibile oggi, grazie alle moderne tecnologie (protesi acustiche di ultima generazione, impianto cocleare) e all'esperienza riabilitativa intervenire con successo, attuando tecniche per il recupero della voce, del linguaggio e dei disturbi dell'apprendimento.

Nei casi di sordità neurosensoriale grave o profonda è possibile oggi intervenire con successo con un trattamento specifico:
  • utilizzo di protesi acustiche o un impianto cocleare (la valutazione in tal senso deve essere effettuata da un'équipe esperta);
  • un intervento riabilitativo per l'acquisizione del linguaggio (produzione e comprensione della lingua parlata) da parte di logopediste esperte presso centri qualificati nei quali diversi specialisti coordinati in modo unitario (psicomotricista, pedagogista, musicoterapista, psicologo, ecc.) possanon intervenire con tutte le attività di supporto necessarie;
  • una famiglia che sia adeguatamente supportata, se necessario, nel suo ruolo chiave non solo educativo, ma anche riabilitativo;
  • l'integrazione con i coetanei udenti.
Il medico svolge un ruolo fondamentale nel sostenere la famiglia nel difficile momento iniziale indirizzandola a un centro specializzato, supportandola nell'accettazione della disabilità uditiva e, in seguito, nel difficile percorso riabilitativo.

Per gli educatori e insegnanti:
  • Fondamentale è che gli educatori e gli insegnanti affianchino la famiglia e gli operatori sanitari nel percorso riabilitativo per l'acquisizione del linguaggio e il potenziamento delle capacità cognitive, in modo da sopperire a quanto la sordità impedisce di apprendere naturalmente.
  • Fondamentale è anche aiutare il bambino a stare insieme ai suoi coetanei udenti, per socializzare e per essere da loro stimolato ad apprendere.
  • Fondamentale è che gli educatori e gli insegnanti tengano un contatto olto stretto con il centro presso il quale il bambino viene riabilitato e con la famiglia. saranno infatti questi centri e/o le famiglie stesse che daranno tutte le indicazioni necessarie su cosa fare e come.
  • Fondamentale è l'apporto che gli educatori e gli insegnanti possono dare nell'informare i centri e la famiglia sui progressi e le difficoltà che il bambino evidenzia.