AGeSCI - ZONA MILANO
30 GENNAIO 1997 - CONSIGLIO DI ZONA
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Scautismo e Periferie

Premessa

La questione relativa alla capacità di realizzare una buona proposta scout su tutto il territorio della Zona scout di Milano si perde forse nella "notte dei tempi". Da sempre i Gruppi scout che si sviluppavano principalmente nei quartieri del centro cittadino mantenevano una tensione (almeno sul piano del desiderio) verso la vocazione ad uno scautismo popolare. E questo sia sulla base di una fedeltà genetica all'intuizione di BP - che non aveva certo inventato lo scautismo per i rampolli delle famiglie-bene della Londra di inizio secolo - sia sulla spinta di uno spirito di solidarietà che veniva contraddetto dalla diseguale distribuzione dello scautismo milanese. Tale riflessione divenne sempre più puntuale (seppure poco seguita da effettivi cambiamenti) dopo il costituirsi della Zona unica per tutto il territorio della città di Milano. Partì il lavoro di una "pattuglia sviluppo", l'argomento entrò nei Progetti di Zona del 1992 e del 1995 (v. appendice). Evidentemente, se ci troviamo a parlarne ancora è perché l'argomento è ben lungi dall'essere esaurito, ma mantiene una attualità che potremmo riassumere nei seguenti nodi:

La questione della distribuzione territoriale dei Gruppi scout

- la "mappa" dello scautismo a Milano
- verso una perequazione delle forze
- eterogeneità nei Gruppi
- i criteri di "reclutamento"

La questione della fatica metodologica
(per uno scautismo possibile a tutti)

- una riflessione
- una sperimentazione


La questione della distribuzione territoriale dei Gruppi scout

1. La "mappa" dello scautismo a Milano

Gruppo scout	parrocchia	decanato	
			
Milano 32	Madonna della fede		Baggio	
Milano 20	Sacro Cuore			Cagnola	
Milano 17	S. Ambrogio			Centro 	
Milano 44	S. Maria del Carmine		Centro 	
Milano 41	S. Marco			Centro 	
Milano 34	S. Vittore al Corpo		Centro 	
Milano 29	S. Maria Bianca della Miser.	Città Studi	
Milano 7	S. Croce			Città Studi	
Milano 24	SS. Nereo e Achilleo		Città Studi	
Milano 68	S. Giovanni Crisostomo		Turro	
Milano 88	S. Anna				Fiera	
Milano 22	S. Francesco d'Assisi - Fopp.	Fiera	
Milano 19	Gesù Buon Pastore		Fiera	
Milano 26	S. Maria del Rosario		Fiera	
Milano 3	Mater Amabilis			Fiera	
Milano 13	S. Pietro in Sala		Fiera	
Milano 30	S. Galdino			Forlanini	
Milano 52	S. Leonardo			Gallaratese	
		S. Ilario			Gallaratese	
		Regina Pacis			Gallaratese	
Milano 31	S. Giovanni B. alla Creta	Giambellino	
Milano 10	S. Leonardo Murialdo		Giambellino	
Milano 55	S. Vito				Giambellino	
Milano 8	S. Agnese			Quarto Oggiaro	
Milano 1	S. Maria del Suffragio		Romana Vittoria	
Milano 92	S. Pio V			Romana Vittoria	
Milano 2	SS. Nabore e Felice		San Siro	
Milano 9	Corpus Domini			Sempione	
Milano 37	SS Trinità			Sempione	
Milano 51	S. Gottardo al Corso		Ticinese	
Milano 18	Cristo Re			Turro	
Milano 35	S. Giuseppe dei Morenti		Turro	
Milano 23	c/o S. Giovanni B. de la Salle	Turro	
Milano 12	SS Redentore			Venezia	
Milano 5	S. Maria Liberatrice		Vigentino	
Milano 4	Madonna della Medaglia Mir.	Vigentino	
Milano 11	S. Giovanni Evangelista		Zara	
Milano 27	S. Martino in Greco		Zara	

Milano è organizzata, dal punto di vista ecclesiale, in 23 Decanati. I Gruppi dell'Agesci sono presenti solo in 18, ma in modo evidentemente disomogeneo. Le situazioni più evidenti di questa disomogeneità sono rappresentate dal Decanato "Città Studi" (9 parrocchie, 5 Gruppi) e dal Decanato "Fiera" (6 parrocchie, 6 Gruppi!). Siamo totalmente assenti nei Decanati "Affori", "Barona", "Gratosoglio", "Lambrate", "Niguarda", tutti di periferia come appare dalla piantina che segue.


2. Verso una perequazione delle forze

Stante questa fotografia della situazione, appare evidente come uno degli obiettivi da perseguire a medio-lungo termine sia quello di una più uniforme distribuzione dei Gruppi scout sul territorio milanese, per consentire a tutti i ragazzi la possibilità reale di fare scautismo. Ma questo obiettivo potrà essere perseguito solo passando attraverso una graduale, ma decisa perequazione delle forze e delle risorse che sono i Capi presenti sul territorio cittadino. E' nostra opinione che tale perequazione si possa perseguire attraverso i seguenti passi:
- il trasferimento dei Gruppi più centrali verso territori periferici

Il bacino d'utenza dei Gruppi cittadini del centro e della fascia a ridosso del centro va riducendosi progressivamente. Questo significa che nel medio termine i Gruppi del Decanato "Centro" e del Decanato "Fiera" dovranno prevedere una qualche forma di trasferimento a meno di continuare a reclutare ragazzi/e appartenenti ad altri territori, ad altre parrocchie, finendo per fare uno scautismo comunque disincarnato rispetto alle necessità di quel territorio in cui ci si trova ad operare.
In questi anni, l'unico Gruppo che, seppur con fatica, ha vissuto un trasferimento originato da questioni di bacino d'utenza è stato il Milano 24. Mentre il Milano 30, Gruppo di estrema periferia est, si è scisso per aprire un altro Gruppo nel comune di Peschiera Borromeo.
Evidentemente questo del trasferimento dovrà essere un argomento che le CoCa più illuminate e coraggiose dovranno mettere a tema nei prossimi anni.

- la disponibilità di Capi ad andare in periferia

Si è evidenziata una certa reticenza da parte dei Capi a lasciare i propri Gruppi e le proprie CoCa per andare a prestare servizio in Gruppi più "bisognosi". A questo va aggiunta la difficoltà dei più coraggiosi che si spostano a inserirsi, a conoscere e a interpretare le realtà in cui si trovano a lavorare.
Due ci paiono le condizioni alle quali questa reticenza possa essere superata: una forte idealità e l'esistenza di un rapporto di amicizia. Difficilmente un Capo avrà la disponibilità a cambiare Gruppo se non sarà animato da un forte sentimento di solidarietà e dal desiderio di offrire lo scautismo ad un maggior numero di ragazzi. Ugualmente, si riesce a "sradicarsi" dal proprio Gruppo se dall'altra parte ci si aspetta di incontrare relazioni umane arricchenti.
Questo potrebbe significare, per i Gruppi "bisognosi", la necessità di rendersi umanamente simpatici, visibili, presenti in tutte le occasioni di incontro che la Zona offre. Per tutti i Gruppi, la necessità di coltivare uno sguardo ampio e coraggioso: certe staff di Unità costituite da numeri abnormi di Capi che sostanzialmente de-responsabilizzano le persone, il terrore che "...poi l'anno prossimo non abbiamo i Capi", la trasformazione di certe CoCa in conventicole di amiconi dove i Capi - cosiddetti - a disposizione eguagliano il numero di quelli in servizio educativo, ..., sono situzioni gravemente deleterie anche per il Gruppo stesso che privo di respiro "missionario" si autodestina all'asfissia.

- noviziati cittadini come strumento contro il campanilismo di Gruppo

I Gruppi costituiti da un solo Reparto difficilmente riesce ad avere ogni anno un numero di ragazzi/e sufficiente a costituire un Noviziato numericamente consistente. Abbinare i noviziati ( con Maestri che provengono dai due Gruppi abbinati ) potrebbe essere un'occasione preziosa in vista del superamento di quella chiusura di Gruppo che riteniamo una delle cause prime della difficoltà ad una efficace politica di sviluppo dello scautismo milanese.
In questo modo si risolverebbe almeno in piccola parete il problema della mancanza di Capi, si educherebbe all'essere associazione e i Capi sarebbero stimolati a confrontarsi con realtà diverse.
Un altro strumento utile a questo scopo potrebbe essere quello di inserire rover e scolte in staff di altri Gruppo, purché questo inserimento sia supportato da un costante contatto tra i Capi Unità e i Capi Clan.


3. Eterogeneità nei Gruppi: fino a che punto una ricchezza?

- il look dei Gruppi di Milano

Il look dei Gruppi scout di Milano appare immediatamente in modo diversificato, sia relativamente all'estrazione sociale media dei suoi appartenenti, o relativamente alla sensibilità associativa, o ...

I fattori che favoriscono questo fenomeno sono rappresentati dalla obiettiva strutturazione della città di Milano, dalla storia e dalla tradizione del Gruppo, dalla protensione dei genitori a inserire i propri figli in un dato Gruppo per la presenza di amici, parenti, compagni di scuola o perché quello fu il loro Gruppo.

Tutto questo porta ad una eterogeneità tra i Gruppi (di cui non ci occupiamo in questa sede), ma ad una non-eterogeneità nei Gruppi. Ogni Gruppo finisce per avere in sé un cliché difficilmente modificabile.

Se in positivo questo fa sentire il ragazzo in un ambiente nel quale si trova bene e che favorisce il continuare del suo cammino scout, in negativo si sviluppa uno scautismo di un "certo tipo" e per "certe persone", per cui i ragazzi finiscono per vivere sempre e solo in un certo tipo di realtà. Inoltre, nei Gruppi periferici questo porta ad avere Reparti troppo sbilanciati su ragazzi "difficili".

- favorire una maggiore eterogeneità nei Gruppi

Solo così i ragazzi potranno imparare a vivere con tutti, coltivando l'attenzione, il rispetto, l'accoglienza. Tutto va vissuto con la consapevolezza che l'eccessiva eterogeneità può essere un problema per i ragazzi che finiscono per trovarsi fuori dal loro "giro", con il conseguente desiderio di uscire.

L'attenzione al reclutamento per i Gruppi "centrali" significherà apertura a realtà diverse dagli "amici degli amici"; per quelli periferici, evitare di ricevere solo i casi segnalati dai servizi sociali.


4. I criteri di "reclutamento"

Già nel lontano 1989 si era tentata la stesura di un documento (v. allegato) che cercasse di "normare" i criteri e le procedure di reclutamento da parte dei Gruppi di Milano al duplice scopo di favorire una reale eterogeneità e di evitare ai genitori in ricerca di un Gruppo scout per i propri figli estenuanti maratone telefoniche, ricerche di raccomandazione,...

Onestamente non ci pare che dopo otto anni lo spirito di quel documento sia entrato nella prassi dei Gruppi di Milano. Ci sembra piuttosto che viga spesso la logica del fai da te, che il Capo Unità si arrangi autonomamente nella gestione delle richieste).

Crediamo perciò opportuno che rimetta mano al documento dell'89, per riscriverlo individuando criteri e procedure di reclutamento più condivise e praticabili dalle CoCa di Milano.

- rapporti con le strutture socio-asistenziali e strumenti per la selezione in entrata dei ragazzi

Spesso e volentieri una selezione dei ragazzi con problemi in periferia può risultare problematica. La ragione è dovuta al fatto che i genitori che hanno un figlio seguito dal SIMEE non sempre lo comunicano al Capo scout. Così quello che ad una prima occhiata può sembrare un bambino timido o un po' vivace con il tempo, una volta inserito in Unità, può dimostarsi problematico. Instaurare un rapporto con il SIMEE diventa quindi estremamente d'aiuto, sia per lavorare con i bambini che già si hanno sia per prevenire che il Gruppo scout sia visto come "la" soluzione per tutti i ragazzi problematici.

Esiste però una problema pratico non indifferente. La famiglia deve sempre essere informata dei colloqui tra gli operatori e i Capi scout riguardanti il proprio bambino. Non sempre le famiglie sono "liete" di questi colloqui, soprattutto se vi sono vicende di affidamento. Conoscere bene quindi gli operatori spesso aiuta a superare questi ostacoli e a instaurare rapporti costruttivi con loro. E' importante che neuropsichiatri, assistenti sociali e psicologi abbiano ben chiaro cosa è lo scoutismo, come lavoriamo e quali sono le nostre forze. Anche le insegnanti (per quanto riguarda i bambini del branco) possono essere molto utili. Di fronte ad una "assenza" della famiglia sono proprio le persone che in teoria conoscono meglio i bambini.

Se si lavora in quartieri "difficili" è inevitabile che anche i ragazzi lo siano, perciò è bene sapere a chi potersi rivolgere nel momento di difficoltà.


Appendice

1/ criteri per l'inserimento dei ragazzi nei Gruppi di Milano (maggio 1989)

Tre criteri base per l'inserimento di nuovi ragazzi nei Gruppi:

- appartenenza al territorio del Gruppo
- priorità alle situazioni di difficoltà sociale gestibili dal Gruppo
- equilibrio delle varie età all'interno delle Unità

1. L'inserimento dei ragazzi nei Gruppi viene gestito interamente dai Capi Gruppo (con i necessari contati nella fase finale coi vari Capi Unità interessati) cui vanno fatte pervenire tutte le segnalazioni e richieste che si ricevono dal territorio del Gruppo. I Capi Gruppo provvedono direttamente a far avere ai Capi Gruppo interessati eventuali segnalazioni di altri territori e a segnalare alla segreteria di Zona eventuali casi particolari che possono richiedere soluzioni diverse dai criteri base.
Questo consente di gestire meglio (ed eventualmente anche capire meglio insieme alla segreteria di Zona), con un unico riferimento per Gruppo, eventuali casi di insistenza per soluzioni diverse, su cui occorre decidere tra Zona e Gruppi interessati.

2. Evitare le liste d'attesa degli anni precedenti: ogni anno a settembre i genitori interessati devono rinnovare la richiesta d'iscrizione e solo a parità dei criteri base si privilegeranno le richieste effettuate da più anni. Questo consente di non penalizzare chi è venuto a conoscenza successivamente della possibilità dello scautismo e permette di valorizzare i criteri base su esposti.

3. Ogni Gruppo si attivi per portare la proposta scout e raccogliere segnalazioni nei quartieri in situazione sociale più svantaggiata, accettando prioritariamente (alla pari del punto seguente) queste segnalazioni nella misura in cui sono gestibili dal Gruppo. Questo per cercare di raggiungere quelle fasce sociali che non arrivano da sole allo scautismo e che perciò non chiedono l'inserimento dei ragazzi.

4. Pur accettando richieste di tutto il territorio del Gruppo, occorre comunque accettare prioritariamente quelle della Parrocchia ove ha sede il Gruppo. Questo per permettere a quanti più ragazzi possibile di vivere con unico riferimento tutta la crescita cristiana e perché per la crescita in comunità è più fruttuoso il trovarsi vicini con maggiori possibilità di frequentare la sede e la Parrocchia e di vedersi tra ragazzi.

5. Segnalare in Segreteria di Zona eventuali posti liberi rimasti a metà ottobre e possibilità rimaste di accogliere situazioni difficili ed eventuali segnalazioni di situazioni difficili non soddisfatte. Questo consente di valutare l'opportunità di allontanare leggermente alcune situazioni dal proprio territorio, se è comunque più importante l'avvio per esse di un'esperienza scout.2/ dal Progetto di Zona Milano 1992-1995

Politica associativa e territorio: portare la nostra proposta educativa particolarmente là... in periferia


c.1 Premessa

La realtà associativa nella Milano di oggi richiede Capi coscienti e disponibili a progettare in termini di Zona Milano e non limitatamente al proprio Gruppo (es. autofinanziamento a favore del bilancio di Zona anziché autotassazione). Questa visione globale associativa deve essere anche stile nel guardare il territorio: proporre gli ideali, i valori, coscienti della realtà che ci circonda con una vigilanza costante sui fatti della città prendendo posizione rispetto ad essi, riscoprendo la valenza politica del servizio.

Da un quadro generale della situazione sociale nella città emerge come forte la connotazione delle periferie (intese come le zone civiche limitrofe del Comune) come aree a rischio, per quanto riguarda sia i bisogni socio-assistenziali (tossicodipendenza, anziani soli, disadattamento minorile, portatori di handicap, immigrati, ecc.) sia l'emergenza educativa. Quest'ultima chiede a una proposta educativa come la nostra un duplice obiettivo: prevenzione dal disagio minorile e uno sforzo educativo mirato a formare potenziali futuri cittadini capaci di vivere nel proprio territorio, andando incontro solidalmente ai bisogni della comunità e ponendosi nella città come soggetti impegnati a favorire dinamiche di miglioramento.

Tutto questo nell'ottica del "buon cittadino" di B.P. e dell'impegno nel sociale e nel politico come servizio per il bene comune e come estensione del concetto di carità (cfr. Evangelizzazione e testimonianza della carità documento pastorale della CEI per gli anni '90). Come volontari ci poniamo nei confronti dell'ente locale come sperimentatori e promotori di interventi che dovrebbero fungere da stimolo per una futura assunzione di impegni concreti da parte delle istituzioni.

Per poter favorire tali obiettivi è necessaria, oltre che un buono e creativo utilizzo del metodo scout (vedi l'apposito capitolo del presente Progetto) e la presenza di validi momenti di formazione permanente nelle CoCa che consolidino le motivazioni di servizio dei Capi, una strategia che impegni l'AGESCI di Milano a far sì che la propria proposta cresca qualitativamente e, in seconda battuta, quantitativamente nelle aree periferiche della città.

Dall'analisi effettuata è emerso che a Milano esistono diversi Gruppi AGESCI che operano in periferia, spesso perseguitati però da problemi di continuità e di progettualità; per contro è presente nel centro della città una notevole densità di Gruppi con un'utenza distribuita anche nelle zone più esterne.

Le scelte che seguono mirano quindi ad un ampliamento della proposta AGESCI verso gli ambienti più periferici. Tale opzione non dimentica le esigenze dei Gruppi più centrali, che comunque non sono estranei, ad esempio, alle problematiche educative che saranno oggetto degli interventi formativi per i Capi.

E' inoltre importante suscitare in tutti i Capi, pur salvaguardando l'azione specifica nel territorio ristretto, un'ottica cittadina del proprio agire perché comunque molte istanze, prime fra tutte quella educativa, possono trovare un percorso progettuale adeguato solo prendendo in considerazione globalmente il territorio milanese. Si tratta in particolare di tener presente, nel progettare l'attività di Gruppo, l'esistenza di altre risorse educative (altri Gruppi scout, oratori, gruppi giovanili) presenti nel territorio. In quest'ottica vanno rivalutate, allargandole a tutti i Capi, le iniziative di scambio e di coordinamento cittadino dei problemi legati alla definizione degli incarichi di servizio associativo dei Gruppi. Vanno inoltre rivalutati i rapporti con le altre associazioni di volontariato sociale e con le istituzioni e le esperienze di servizio extra-associativo fondate su progetti cittadini e il coordinamento cittadino dei servizi svolti a livello più locale.

c.2 Indicazioni operative

- Per coinvolgere il più possibile tutti i Capi e rendere concreto e operativo il lavoro su quest'area si sceglie il metodo di affidare a piccoli Gruppi di 2-3 CoCa più vicine e/o interessate al problema, il lavoro di progettazione e riflessione, con l'impegno di confrontare con tutta la Zona le loro conclusioni tramite un seminario finale o altre modalità e sottoporle poi eventualmente al vaglio di un dibattito assembleare.

- Stesura e applicazione di una "carta dello sviluppo dell'AGESCI Milano" con i criteri di apertura di nuovi Gruppi e di mutuo aiuto tra quelli già esistenti e di inserimento dei ragazzi in essi con l'obiettivo di favorire la continuità e la qualità della proposta AGESCI soprattutto nelle aree periferiche;

- Affidare a gruppetti di CoCa vicine e/o interessate il compito di supportare i Gruppi in difficoltà e di studiare le modalità concrete per realizzare la copertura di singole zone attualmente scoperte;

- A livello di Zona si dovrà creare una "pattuglia sviluppo" gestita direttamente dai Responsabili di Zona, con il compito di

  • coordinare, se necessario, gli interventi
  • verificare la fattibilità dei progetti di apertura di nuove Unità o Gruppi
  • occuparsi direttamente dei casi più urgenti di crisi di continuità dei Gruppi, specie nelle aree periferiche
  • intrattenere rapporti con le altre Zone per progetti di sviluppo possibili nell'hinterland;
  • - Avviare una riflessione a gruppetti di CoCa sulle modalità di reperimento, inserimento e permanenza stabile nei Gruppi, di ragazzi/e provenienti da ceti culturalmente svantaggiati, in situazione di disagio sociale, di religione diversa da quella cattolica;

    - Creazione di contatti continuativi da instaurare con altri enti ed istituzioni che si occupano di problematiche educative a Milano (ACR, FOM, ARCI Ragazzi, Comune, ecc.);

    - Formazione Capi: temi come la progettualità educativa a Milano e il ruolo dei Capi AGESCI come educatori volontari che agiscono nel territorio, devono trovare spazio almeno negli incontri per i Capi Gruppo e per i Capi Tirocinanti, possibilmente chiedendo collaborazione agli enti di cui al punto precedente;

    - Capi Gruppo: accrescere la loro capacità di garantire la formazione permanente in CoCa e la funzione di stimolo e coordinamento sugli aspetti di sviluppo e politica associativa;

    - Sono opportuni una verifica del lavoro svolto fino ad ora e uno sviluppo dei servizi extra-associativi cittadini e dei coordinamenti con un'attenzione specifica al contatto e allo scambio con gli enti di volontariato e con l'istituzione pubblica. E' inoltre necessario un approfondimento del tema della progettualità degli interventi nel territorio ed un potenziamento dei contatti tra le pattuglie (extra associativo, Salaam, OdC, AVS, ecc.) ed i singoli Capi;

    - Urgente necessità di individuare:

  • strumenti che aiutino i Capi ad educare alla politica all'interno delle Unità e ad essere sensibili alle problematiche della Milano complessa, in particolare modo puntando l'attenzione su quelle che ci interpellano più da vicino come associazione
  • un metodo rapido che agevoli la Zona Milano a prendere posizione e ad essere presenza attiva rispetto ad alcuni eventi di carattere politico e sociale della nostra città.
  • Per tutto questo occorre istituire un Gruppo limitato di persone che si occupi di ragionare sulle problematiche di carattere politico-sociale proponendo ambiti di discussione, di confronto, di formazione ed eventualmente di intervento per i Capi.

    Il coinvolgimento dell'intera Zona Milano in tempi relativamente brevi potrà utilizzare lo spazio degli incontri mensili dei Capi per affrontare le tematiche proposte;

    - Informazione tempestiva ai Capi Gruppo tramite "foglio di collegamento", riguardo iniziative o adesioni particolari dell'Agesci a livello Nazionale, Regionale o di Zona. Si rimanda ai Capi Gruppo il compito di divulgare nelle proprie CoCa le notizie;

    - Prosecuzione e riorganizzazione dell'impegno verso l'educazione alla pace, con attenzione rivolta allo sviluppo e al sostegno di esperienze qualificanti di obiezione di coscienza / servizio civile e di anno di volontariato sociale;

    - Predisposizione di una continua attenzione alle problematiche immigratorie della città, specialmente dall'est e dal terzo mondo, con possibili sviluppi operativi a livello sia educativo/formativo sia di interazione con il territorio (contatti con enti vari, azioni comuni, ecc.).

    - Presa coscienza del degrado degli spazi vivibili all'interno della città, stimolare l'attenzione e il coinvolgimento della Pattuglia Ambiente Regionale su tale problema.


    2/ dal Progetto di Zona Milano 1995-1998

    Visto che: Manca il senso del fare scoutismo in città, c'è troppa indipendenza tra i Gruppi e scarso sostegno reciproco, e quindi la zona Milano risulta poco incisiva sul territorio.

    Ci proponiamo di: Ridefinire meglio il ruolo del tirocinio per formare i nuovi Capi ad una appartenenza associativa e non solo di Gruppo.

    Evidenziare le complessità e le potenzialità educative della città .

    Favorire l'eterogeneità aprendo i Gruppi a situazioni diverse e di disagio andando anche a cercare nuove persone.

    Fornire occasioni di formazione ai Capi per operare in situazioni di eterogeneità e di disagio.

    Favorire l'interazione tra i Gruppi e il sostegno reciproco per quanto riguarda la disponibilità dei Capi.

    Per informazioni, commenti e idee scrivere a

    milano@scout.net

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